Intervista a sua Eccellenza Mons. Lorenzo Leuzzi Vescovo della Diocesi di Teramo- Atri

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Sua Eccellenza la scuola è elemento fondamentale della crescita civile di una comunità. Essere Vescovo della Diocesi di Teramo ed Atri in un momento storico di grandi ed inaspettate paure significa dare risposte e segnali ad una comunità disorientata e preoccupata. In questo contesto Teramo è la prima città in cui prende vita un progetto molto innovativo volto a dare voce ai più giovani. Il Progetto La Città Magazine Primary School un progetto innovativo che racconta il percorso di crescita e le sensibilità degli alunni che, guidati dal corpo docente, hanno rappresentato con i propri lavori la loro sensibilità ed il loro curioso e limpido punto di vista.

Sua Eccellenza quanto è importante oggi il ruolo dell’istituzione scolastica e quanto è complessa in realtà urbane come quelle della Città di Teramo?

Nella società del cambiamento d’epoca l’istituzione scolastica ha un ruolo molto più impegnativo del passato. Ma ciò non per la crisi educativa in atto nella vita sociale, a cominciare dall’ambiente familiare, ma perché le nuove generazioni devono esser aiutate ad accogliere la nuova realtà che le generazioni adulte fanno ancora fatica a comprendere e a servire.

Inserirsi nel cambiamento d’epoca significa essere partecipe della costruzione della società e non semplici spettatori. Aiutare le nuove generazioni a non camminare nell’anonimato è un percorso educativo nuovo rispetto al passato, che richiede una nuova sintesi tra essere e fare e non semplice trasmissione di norme comportamentali.

La realtà urbana è stata presentata sempre come un traguardo della modernità. Oggi tutti avvertiamo le difficoltà di essere comunità che vuole camminare insieme. Per valorizzare tutte le potenzialità operanti nella città, è necessario un rinnovamento culturale che superi vecchi paradigmi, i quali vanno rivelandosi utopistici per riscoprire la gioia di vivere e costruire insieme una comunità nella quale ogni cittadino possa scoprire le proprie capacità per la crescita e lo sviluppo di tutti.

Il valore del racconto di un percorso scolastico così formativo come quello del ciclo della primaria all’interno di un progetto così innovativo, quanto è importante per la memoria di una comunità cittadina?

La memoria storica è importante per non cadere nell’utopia. L’utopia è il vero pericolo della società moderna, a cominciare dalla comunità cittadina. La vita di una comunità è sempre sintesi di passato, presente e futuro. L’utopia rompe il cammino storico di una comunità perdendo il senso della realtà. Anche la narrazione è stata travolta in questo processo utopistico, identificando la memoria come qualcosa di insuperabile, impedendo di comprendere che anche il presente come il futuro possono aprire prospettive nuove per la vita di tutta la comunità. La narrazione da sola non può garantire la speranza!

La Chiesa in questo processo di ritorno alla realtà può e deve offrire contenuti di cui la società ha urgente bisogno nel cambiamento d’epoca.

Nel progetto è stato trattato anche il tema della guerra. Quanto è importante dare voce ed ascoltare i bambini per aiutarli a crescere in modo consapevole?

Durante la visita pastorale ho avuto la gioia di incontrare oltre mille studenti. Pensando a loro e guardando i loro volti ci si rende conto dell’abisso che separa la comunità scolastica e la guerra.

La guerra è sempre espressione di difesa di interessi. I bambini sono manifestazione della gratuità, dell’attesa di essere accolti e promossi nelle loro potenzialità.

La guerra è segno dell’impazienza di rispettare i tempi della crescita. Imporre le tappe del cammino della storia è la più grande illusione del pensiero moderno, che sta riportando indietro la storia. I bambini ci ricordano che la pazienza di crescere è il vero segreto per costruire una comunità che sa aspettare, curare e valorizzare tutti.

In un mondo dove la tecnologia spesso diventa ostacolo al dialogo, pensa ci sia la necessità di ritrovare la capacità di ascolto e dialogo tra le persone?

La tecnologia è un grande dono per l’umanità. Purtroppo viene accolta e vissuta come alternativa alla soggettività di ciascuno di noi. La tecnologia è sfuggita di mano e cammina per strade sue. È possibile ricongiungere le due strade, quella dell’uomo e quella della tecnologia?

Io credo di sì. L’uomo è e resterà il vero soggetto della storia. La tecnologia è solo uno strumento per e con l’uomo. Purtroppo il pensiero moderno non è stato capace di unire le due strade: o ha scelto la tecnica o ha scelto l’uomo. Ma nel cambiamento d’epoca le due strade percorse e vissute isolatamente sono astratte e pericolose.

La tecnologia è e deve essere uno strumento per facilitare il dialogo e l’ascolto – tutti ne sperimentiamo le potenzialità – ma l’uomo deve essere preparato ad un nuovo rapporto con essa. Non un rapporto strumentale, ma di integrazione per vivere le possibilità offerte all’uomo del cambiamento d’epoca.

La Scuola oggi ha una popolazione scolastica che, nel giro di qualche decennio, ha aumentato notevolmente la presenza di religioni diverse. Cosa pensa dell’opportunità di conoscere e poter confrontare le diverse confessioni in un’ottica di comprensione e rispetto reciproco?

La scuola è un laboratorio di conoscenza e di confronto. Le diverse esperienze culturali, siano esse religiose o sociali, devono essere valorizzate perché nel cambiamento d’epoca non si può costruire senza la promozione della partecipazione di tutti.

In particolare le diverse confessioni religiose possono offrire contenuti importanti per incoraggiare tale partecipazione. In questa fase storica le confessioni religiose sono chiamate a verificare e rilanciare il loro contributo alla crescita non solo morale, ma anche culturale della società.

L’esperienza religiosa oggi si manifesta sotto tante forme culturali che non coincidono più con quelle del passato. Si può essere religiosi senza appartenenza ad una confessione religiosa o, addirittura, senza l’affermazione dell’esistenza di Dio.

Le indagini sociologiche confermano che la crisi della fede religiosa non è avvenuta nelle modalità annunciate nella fine del secolo scorso. Anzi! Le fedi religiose non sono diminuite, ma accresciute. Si impone sempre più la domanda se nel cambiamento d’epoca si può vivere senza una fede religiosa. Aiutare le nuove generazioni a verificare e a comprendere i contenuti della fede religiosa è un impegno di tutti. Ogni forma di appartenenza deve essere sempre più partecipativa e qualificata.

Nel mondo di oggi i media vanno sempre più veloci, cosa ne pensa invece di un Magazine a diffusione nazionale che invece rimane attento ai valori del territorio ponendosi al servizio di una comunità scolastica della Città per raccontare, dare voce ad esperienze così significative nel percorso di crescita dei bambini?

La globalizzazione non esclude l’appartenenza ad una comunità locale: una tale dicotomia sta provocando il fenomeno dell’uomo “monade” in balìa delle prassi sociali.

Ma essere monadi non significa essere protagonisti della globalizzazione. Essere monade significa essere fuori della storia.

Per questo una rivista che voglia coniugare insieme “essere di una comunità” e “vivere la mobilità” è un grande dono per tutti, in particolate per le nuove generazioni.

Sapere e sperimentare che si vive a Teramo e nello stesso tempo si è cittadini del mondo è un’esperienza importante per i nostri bambini.

Sono certo che insieme possiamo accogliere le sfide del cambiamento d’epoca senza nostalgie e senza utopie, ma con la certezza che non siamo soli e che insieme possiamo costruire, anche nel presente, un mondo migliore.

La Chiesa non farà mancare la sua presenza.

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