Incontro con la gentilezza (in un mondo di “zombie”)

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“The walking dead” è una serie televisiva, del genere horror – apocalisse zombie, che ha il principale pregio di raccontare in maniera cruda e spietata la lotta senza quartiere, senza pietà e senza esclusione di colpi, dell’umanità contro il suo più grande e acerrimo nemico: se stessa! Pensavate si trattasse dei “non morti” assetati di sangue e affamati di carne umana, vero? Invece, si tratta proprio della peggior nemesi del genero umano, auto determinata dalla sfiducia stessa nelle qualità delle persone, rinchiuse dalla paura in un circolo vizioso di difesa e di attacco che non permette di avvicinarsi agli altri senza correre un rischio mortale (e parliamo sempre degli “altri” vivi!). In un’ottica di racconto, gli zombie servono solo a creare le condizioni ideali per far fiorire il peggio dell’umanità, rimanendo il nemico palese ma, tutto sommato, gestibile e non così spaventoso come la perdita totale di fiducia, relazione e comunità, che si arriva a manifestare tra gli umani viventi.

Eppure, in un siffatto mondo post apocalittico, mentre si è alla ricerca di cibo, di sicurezza, di risorse e di un posto senza mostri (vivi e morti), l’incontro con la gentilezza, con quell’umanità che ti porge la mano, disinteressatamente, quando ce n’è bisogno, è una scintilla in mezzo ad un tappeto di foglie secche. Le persone si riaccendono e ricominciano a fare comunità, a riorganizzarsi scegliendo, ancora una volta, di cedere una parte del sé individuale a beneficio del sé sociale, a ricambiare, con l’impegno e la dedizione all’interno del gruppo, la sensazione di sicurezza che solamente lo stare insieme agli altri, interconnesso e interdipendente, riesce a dare. L’incontro casuale, in un siffatto mondo, con l’amore, di cui la gentilezza è uno dei petali più delicati, riaccende anche la speranza e lavora, dentro ciascuno, per credere e, quindi per costruire, un futuro meno cupo e disperato.

Se sembra sempre troppo facile e scontato trovare la gentilezza laddove ognuno è sereno e soddisfatto della propria vita, così come incontrare la generosità tra persone che hanno soddisfatto i loro bisogni primari e secondari, l’indole di alcuni resta sempre e comunque caratterizzata da questa dote, come un seme travolto da una tempesta che può rimanere in aria anche per molto tempo ma che, prima o poi, scenderà sulla terra e germoglierà, di nuovo, e darà vita a nuove piante, fiori e frutti, buoni per tutti i fortunati che sapranno accoglierlo e accudirlo.

La società attuale sembra inaridirsi ogni giorno di più, in misura direttamente proporzionale all’impoverimento, materiale e spirituale, delle persone che vi sono immerse, anzi praticamente sommerse. I governanti di tutto il mondo sembrano capaci solo di sollecitare sventure e disgrazie, di evidenziarle, di comunicarle in maniera battente e ridondante, arrivando quasi ad “inebriare” i propri cittadini con un terrore talmente ancestrale da spingerne tanti a cercare sollievo nella solitudine e nell’isolamento vero e proprio. La tempesta che sta devastando il mondo come lo conoscevamo fino a tre anni fa ha buttato all’aria tanto del lavoro e dei passi in avanti che l’umanità aveva compiuto in secoli di alterne vicende. In aria, adesso, volano tanti semi di gentilezza che non possiamo far altro che attendere, quaggiù, sperando di ritrovarli presto sul nostro cammino e, soprattutto, di essere capaci di riconoscerli, di accoglierli e di accudirli.

Sandro Scarpitti

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