La consuetudine diffusa è quella che ci porta a pensare che l’onestà sia un requisito strettamente collegato al rifiuto dell’appropriazione di un denaro che non è tuo né che farai alcun sortilegio o macchinazione per portare a te denaro che è invece della collettività e va restituita a questa.
A tale proposito si è indotti a considerare che un politico, quando non va ad intascare qualcosa sottratto ai suoi amministrati, sia una persona onesta.
Ma l’onestà è la “conditio sine qua non” per esercitare l’attività politica, al punto che non dovrebbe neppure essere rubricato al rango di una qualità.
Per questo motivo sono rimasto incredulo, quando è stata dedicata una piazza di San Nicolò a Tordino all’allora Presidente della Provincia di Teramo Ernino D’Agostino, definendolo “un uomo onesto”.
Possibile che Ernino venga ricordato solo per la sua onestà? E poi, questo implica che si esprima un giudizio poco apprezzabile nei confronti degli altri Presidenti della Provincia di Teramo, verosimilmente tutti “disonesti”? Certamente non era questo l’intendimento di questa dedicazione, ma andrebbe acclarato, una volta per tutte, che l’onestà sia una qualità che non va neppure sbandierata e che, se è necessario farlo, allora siamo “messi davvero male”.
I musulmani, quando incontrano una persona e vogliono dare riconoscimento ad essa, la salutano portando la mano destra sulla fronte, poi sulla bocca ed infine sul petto, come a dire che quel soggetto intende riaffermare il principio della più totale autenticità (e quindi onestà) che vuole simbolicamente così essere tradotta: tu sei nella mia mente, parlerò sempre in schiettezza nei tuoi confronti e non avrò la lingua biforcuta, sei nel mio cuore.
Che bella espressione è questa! Fa capire che il soggetto è autentico, non fa doppi giochi, non dice qualcosa e ne pensa un’altra, non si difende scaricando su altri le responsabilità di sue azioni malevole.
Quindi possiamo sostenere che non appropriarsi di ciò che non ci appartiene parte da lontano e quindi la mala pianta della disonestà è il frutto di un non essere in armonia con sé stessi, nutrire invidia verso l’agiatezza degli altri e cercare scorciatoie per accorciare le distanze.
L’onestà dovrebbe essere insegnata nelle scuole e far comprendere che i sotterfugi come quelli apparentemente innocenti, come farsi “passare la copia” dal compagno più bravo, si ritorce alla fine contro lo stesso alunno che ha fatto mille macchinazioni per arrivare alla sufficienza e, com’è ovvio che accada, quel ragazzo continuerà ad accusare una lacuna di conoscenze che poi si rifletterà sulla scarsa stima di sé.
Mi pare che siamo davvero lontani da questa consapevolezza: gli insegnanti devono essere testimoni di una integrità etica e morale e così, finiscono per essere additati come un “bell’esempio” e quindi un modello da cui trarre ispirazione.
Credo che ci sia abbastanza per meditare….
Ernesto Albanello