Oggi, si parla di disruptor come di un potenziale enorme per l’innovazione, ma è proprio vero che per avanzare, bisogna prima far sempre tabula rasa?
Rivoluzionario e dirompente è stato il messaggio di Gesù, che ha infiammato i primi cristiani a sfidare le convenzioni e le persecuzioni, mentre sorgeva una nuova civiltà, che non lasciava indietro gli ultimi, anticipando in contesti poveri addirittura quello che sarà il moderno welfare.
Secondo me, ancora oggi sono le intuizioni geniali a proiettarci in avanti, più che il progresso tecnologico: penso a chi, magari giudicato un visionario, lascia invece segni nella storia, pilotandola anni luce nel futuro, che però deve essere a misura d’uomo, per funzionare!
Oltre che geniali, poi, occorre essere fortunati nell’ottenere riconoscimenti: non tutti conoscono l’inventore del filamento della lampadina 8 anni prima di Edison, il piemontese Alessandro Cruto, oppure il medico Vincenzo Tiberio, scopritore delle” muffe che guariscono” 35 anni prima di Alexander Fleming, e così altri Italiani.
Un esempio di progettazione innovativa, pensate un po’, viene dall’esperienza teatrale coniugata con la cura del sé, come il teatro empatico, che a Pescara è stato realizzato dall’Associazione Ad Hoc, creata da Manuela Tabossi Centineo, regista e autrice. Nel 2015, Manuela Tabossi Centineo ha portato la sua proposta formativa in carcere a Lanciano con il progetto Libera-mente, scommettendo sul cambiamento attraverso la consapevolezza, e la sfida, sicuramente non facile, è stata vinta, perché il progetto è stato introdotto in seguito anche nella casa circondariale a Pescara.
Non tutti gli innovatori, però, realizzano un progresso senza effetti collaterali spiacevoli: pensiamo alla grande influenza di internet nella nostra vita, che ha portato tanti a perdere l’allenamento con la ricerca e la fatica dello studio, nella convinzione che in rete sono facilmente reperibili tutte le informazioni.
Il filosofo contemporaneo Peter Sloterdijk autore della trilogia Sfere, spiega nel terzo volume intitolato Schiume del 2004, che vivendo immersi nella globalizzazione virtuale, il concetto di spazio è trasformato: siamo come sfere e l’idea della schiuma rende l’implodere e l’esplodere di sfere che si intersecano, mentre ogni punto è virtualmente il centro. Nella società schiumosa, dominata da internet, non abbiamo più sicurezze!
Tutto diventa fluido!
L’ingresso sul mercato di start up di successo, capaci di intercettare i bisogni in luce dei consumatori e sviluppare risposte adeguate, è sicuramente un elemento di accelerazione del progresso, ma dovrebbe realizzarsi con certe garanzie, assicurando, per esempio, formazione continua ai lavoratori, che altrimenti rischiano di essere “obsoleti” e tagliati fuori dal mondo produttivo!
Sì, le idee sono il vero potere umano, ma se l’umanità perde il suo volto in nome della competizione sfrenata, che mondo avremo?
Paola Giorgi