Un baratro da cui è possibile risalire
Il censo si eredita davvero come una volta? Certo, ma la probabilità di mantenerne uno elevato senza sforzo alcuno è molto inferiore che in passato, così come è più alta la probabilità di migliorarne uno relativamente basso.
A cosa è dovuto tutto ciò? A quel prezioso concetto che fino a qualche anno fa era sanamente tutelato dalla maggioranza della società civile: il MERITO! Chi non poteva vantare natali molto elevati, ma aveva doti superiori e determinazione nel raggiungere obiettivi importanti, era destinato al successo, perlomeno in ambito lavorativo privato: le possibilità erano lì per essere colte dai più bravi e volenterosi.
Negli ultimi anni invece ci sono tante, troppe persone che non hanno più voglia di mettersi in gioco: il primo motore di questa situazione è una certa cultura familiare che non stimola più gli eredi a darsi da fare per affrontare e superare le difficoltà, ma tendono a risolvere i loro problemi. La scuola inoltre non ha più quella linea guida che riconosce il merito e l’impegno degli studenti più bravi in modo oggettivo: successivamente quando questi ragazzi nella vita extra familiare e scolastica incontrano degli ostacoli, spesso evitano di affrontarli, inventando delle scuse e dei nemici immaginari che lavorano contro di loro. Non dimentichiamo inoltre dei soggetti sociali ingombranti come i sindacati: una certa parte di essi non riesce nemmeno a pronunciarla la parola MERITO, per essi il merito addirittura avvantaggerebbe le classi sociali elevate. Delle due, l’una: o mentono sapendo di mentire, oppure hanno un quoziente intellettivo decisamente inferiore alla media, tertium non datur…
Ci sono troppe persone che tirano i remi in barca senza nemmeno tentare di migliorare (o di proteggere) il proprio status: le forme assistenzialistiche, che nell’ultima legislatura hanno raggiunto dei livelli impropri e imbarazzanti, hanno ulteriormente affievolito la fiamma che guida la voglia di fare.
Aggiungo che i frutti, a volte deteriorati, dei social, hanno contribuito in modo determinante a questa degenerazione. Pensiamo ad es. ai vari influencer: non mi riferisco alla Ferragni, che ha creato un’azienda ben organizzata e strutturata, ma mi riferisco a quei ragazzotti che si inventano delle “forme di comunicazione” (molto spesso discutibili), riescono a creare il loro gregge di followers e guadagnano soldi sostanzialmente senza nessuno sforzo.
Un po’ come è successo ai rappresentanti appartenenti ad una certa parte politica italiana: alcuni personaggi che oggi occupano i sacri scranni del Parlamento non hanno assolutamente lo spessore e lo standing dei politici del millennio scorso. La parola statista oggi non è facile da utilizzare, specialmente quando si parla di qualche capopopolo o di qualche pifferaio magico che affabula greggi di superficiali depensanti…
Non dimentichiamo però che quelle persone sono i nostri rappresentanti, li votiamo noi: vedere persone che hanno effettuato piccoli lavoretti saltuari diventare direttamente ministri è un’aberrazione ed un pessimo esempio per la popolazione (non solo per i giovani). Oppure mamma e figlio, entrambi disoccupati, che diventano parlamentari nella stessa legislatura, solo grazie alla raccolta di qualche centinaio di like su un sito non esattamente trasparente quanto a gestione dei flussi informativi e gestionali: con quali meriti?
In realtà per la parte operosa e volenterosa della società civile oggi ci sono molte opportunità, non solo all’estero, ma anche in Italia: queste opportunità permettono ancora, a chi ha voglia di impegnarsi, di cogliere frutti importanti che permettono di entrare nel famoso ascensore sociale e salire su. Tale ascensore oggi scende anche velocemente per coloro che non coltivano e proteggono i loro vantaggi, proprio perché ci sono più mezzi per progredire per coloro che non vantano natali meno fortunati.
Pensiamo ad es. al progetto Erasmus, che ha promesso a tanti giovani di fare esperienze all’estero, aprendo la mente a nuovi stimoli sociali. Oppure pensiamo a coloro che sono andati a lavorare all’estero, non solo come manovalanza come nel secolo scorso, ma anche ricoprendo posizioni di responsabilità (io sono stato uno di questi). Pensiamo anche a concetti importati dal mondo anglosassone, come i business angels, il private equity: ciò dà la possibilità a chi ha una buona idea di business di farla nascere, anche se non si hanno i capitali necessari (anche su questo ho un’esperienza diretta).
Nonostante tutto, io rimango un inguaribile ottimista: sono sicuro che rivivremo un rinascimento che risveglierà l’estro e il genio italiano. Gli italiani tirano fuori il meglio quando si avvicina il baratro: speriamo che non ci sia bisogno di arrivare troppo vicini al bordo…
Gerardo Altieri