Mi vado sempre più rendendo conto che la cattiveria, quella cinica e fondata sul massimo profitto messo in atto da chi vuole con rapacità accumulare tutto il possibile, continua ad imperare sovrana.
Ma non dobbiamo tendere l’occhio solo alla guerra russo-ucraina come se lì regnasse la malvagità in assoluto ed il resto del mondo fosse popolato da mammolette innocenti.
Non è così.
Dobbiamo renderci conto, persuaderci fino in fondo che le malvagità rapaci sono presenti dappertutto: anche messe in atto dai nostri “cugini” francesi che depredano le miniere africane, dalle quali estraggono i fossili necessari per far funzionare le centrali nucleari della Francia e lasciando in estrema povertà i cittadini del Niger che mancano anche delle fonti di sussistenza elementari come l’energia elettrica.
In fondo dobbiamo arrenderci all’evidenza che i francesi, i cinesi, i belgi ed altre nazioni europee ed extra-europee sono cinicamente protesi ad accaparrarsi tutto ciò che può essere funzionale alle proprie imprese di trasformazione energetica, lasciando gli abitanti di quelle sventurate nazioni allo stremo delle proprie forze.
Poi, con altrettanta spregiudicatezza, andiamo a respingere i migranti che non ne possono più di vivere di stenti e che osano nel voler abitare dove le loro ricchezze sono state esportate in modo predatorio.
Ci rendiamo conto a che livello di sordida cattiveria siamo arrivati e continuiamo a rimanere imperturbabili di fronte a tanto sadismo economico?
Il futuro potrà far intravedere qualche barlume di ottimismo, se i cosiddetti Paesi dell’Occidente avanzato sapranno entrare nella consapevolezza che devono smetterla di depredare.
Questo significherà che andrà riconsiderata la distribuzione delle ricchezze sulla base di dove esse giacciono ed in riferimento a ciò, massima fruizione andrà elargita proprio a chi in quel territorio vive.
Il 2023 dovrà, in sintesi, rivoluzionare questo sistema di arricchimento concentrato nelle mani di pochi a discapito dei molti che subiscono delle leggi economiche profondamente inique.
È mai possibile che le guerre, oltre a seminare angosce e disperazione, permettono ai detentori delle trivelle per la captazione delle fonti energetiche estratte dalle viscere della terra e nella profondità dei mari, ad accumulare extra profitti proprio in virtù di balzelli economici che sarebbero molto meno pronunciati, se non fossero assicurati degli agi economici a chi ha il controllo di queste imprese estrattive?
A denunciare la assurda cattiva distribuzione dei beni della Terra è rimasto solo il Papa che non manca di richiamare all’attenzione che, se traessimo dal nostro pianeta solo ciò che ci abbisogna, avremmo il necessario per sfamare e vestire per chiunque.
Forse questa riflessione dovremmo farla con insistenza, proprio ora che abbiamo raggiunto gli otto miliardi, come abitatori del nostro pianeta.
Rischiamo di arrivare ad un punto di non ritorno, se non ci rendiamo conto che va individuato un limite, oltrepassato il quale diverrebbe estremamente arduo riuscire a garantire quell’auspicata pari dignità culturale-sociale-alimentare-politica- economica che deve essere patrimonio di tutti.
La speculazione, al contrario, continua, indifferente a tutti e ad ogni cosa, a generare profondi solchi che separano i differenti stili di vita.
Sembrerà incomprensibile quando vado sostenendo, ma la mia sensazione è che se la guerra esplosa fra la Russia e l’Ucraina avrà potuto aprire le coscienze sulle profonde ingiustizie che ancora popolano il mondo, allora sarà stata una catastrofe che avrà permesso di risalire una china di cui non si era sufficientemente documentati.
Ernesto Albanello