Esiste ancora il rispetto?

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Sì, la domanda “Esiste ancora il rispetto?” sembra assurda nella nostra civile società occidentale, così fiera delle sue leggi avanzate sul rispetto dei diritti, ma quanto è scritto dal legislatore corrisponde al clima che si respira nella realtà o si tratta di affermazioni spesso negate dai fatti?

Ecco, vorrei partire da alcune provocazioni su come il rispetto oggi abbia assunto un valore molto elastico, sperando di non annoiare i “venticinque lettori” di manzoniana memoria, che avranno la pazienza di accompagnare la mia riflessione sul tema, che è di scottante attualità, visti i recenti episodi di cronaca, in cui si racconta di atteggiamenti violenti e di un sommerso irrispettoso delle regole minime.

Il caso dell’insegnante di Rovigo arrivata, dopo tre mesi dall’episodio, a denunciare un’intera classe per l’aggressione subita con gli spari di pallini, mentre stava svolgendo la sua lezione, spiega bene la gravità del problema del rispetto, laddove prevale la pretesa di offendere una persona, come se fosse un gioco, senza pensare che si sta mettendo in atto una violenza!

Non si tratta di un  episodio limite, ma raro: purtroppo, in molte scuole si vive con la tensione, perché le regole sono un optional, a completa discrezione degli utenti/clienti dell’azienda scuola, che se insoddisfatti nelle aspettative, in genere sintetizzate dal  principio “massimo profitto con poco impegno” , si mostrano incapaci di contenersi e diventano oppositivi. Se richiamati al rispetto, possono polemicamente rispondere che il personale scolastico non è all’altezza e magari prospettare l’ipotesi di trasferirsi in altra scuola, creando disagi organizzativi ad arte, perché perdere iscrizioni è sempre un danno d’immagine al buon nome di un’istituzione scolastica, che lavora magari al top, pure con poche risorse, ma non è apprezzata in contesti di frontiera, dove la prima necessità è educare, prima di istruire!

Se poi, si teme l’abbandono dello studio da parte di uno studente difficile, tutti collaborano perché questo non accada, e per il bene del minore si accetta di dare tempo al cambiamento, che si spera di vedere nel ragazzo in crisi, e anche se non  osserva le regole di civiltà, non s’interviene subito con provvedimenti disciplinari, per non perderlo del tutto, con il rischio però di incentivare l’emulazione negativa nei coetanei, che non vedono “semafori rossi “ da parte degli insegnanti, e si convincono di poter agire indisturbati come preferiscono.

La situazione è così preoccupante in certi ambienti, dove la cultura è vista come un impegno inutile, senza tornaconto economico, che ormai non si può più tenere sotto silenzio il livello di aggressività diffuso!

Per non parlare della mancanza di riconoscimento della dignità alle categorie “fragili”, che non sono solo i disagiati a livello socio-economico, ma le persone sole, lasciate ai margini che magari abitano nei nostri condomini, ma sono come invisibili: gli anziani, che non hanno i figli vicino, trasferiti in altre città o all’estero per motivi di lavoro, e soprattutto chi è malato di disturbi mentali, con cui non si sa bene come comportarsi, e si preferisce evitare di frequentarsi.

Ora, la parola rispetto viene dal verbo latino re-spicere, cioè rivolgere attenzione, nutrire riguardo, guardare indietro, per andare avanti: tutto ciò avviene in presenza di persone che hanno bisogno, o si parla di diritto alla vita solo per chi è sano, giovane e può produrre?

Le risorse economiche pubbliche sono investite per creare strutture a dimensione umana e con personale professionalmente preparato  per assistere chi è incapace di godere di piena autonomia, o si disperdono in mille rivoli pur di guadagnare il consenso facile degli elettori, che possono scendere in piazza a pretendere  tanti diritti senza doveri, mentre anziani e malati soccombono tra l’indifferenza generale sotto il peso delle fatiche quotidiane, che per la loro condizione di debolezza assumono il valore di imprese titaniche? 

Il futuro sarà migliore, se manca il vero rispetto per tutti, ma è riconosciuto solo a chi urla di più?

Pensiamoci ora, prima che sia troppo tardi, perché già la sfida educativa ci sta sfuggendo di mano, poi sarà calpestata la legalità, e alla fine regnerà la legge della giungla!

Tutto dipende dalle nostre scelte: scegliamo il rispetto! 

Paola Giorgi

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