Alla ricerca del benessere tra natura e silenzio in mezzo alla neve quasi perenne.
Trovare la felicità in mezzo al “nulla”, in un puntino su una carta geografica circondato da mille kilometri di foreste di betulla, un solo abitante per kilometro e quarantamila renne. In un posto chiamato Tänndalen al confine tra la Svezia e la Norvegia, a quasi seicento kilometri da Stoccolma, con un inverno freddo che si fa sentire duecentosessantacinque giorni all’anno con neve quasi perenne, e temperature invernali che spesso raggiungono i 25 gradi sotto lo zero.
Per un italiano abituato al sole e a una temperatura mite quasi costante, potrebbe sembrare impossibile, eppure Luisa Trojanis, toscana di nascita, il suo paradiso l’ha trovato qui. Ed è stato amore a prima vista. Qui Luisa, venuta a lavorare 20 anni fa per un’agenzia inglese, ha sentito di avere trovato casa. E da allora non è più andata via.
“Mi sono laureata in letteratura angloamericana all’Università di Siena con una tesi legata ai viaggi. Avrei voluto insegnare all’Università, ma mi sembrava un mondo inaccessibile. Così mi sono data da fare e ho cominciato a lavorare in un hotel internazionale a Montepulciano, in provincia di Siena. Qui grazie ai turisti stranieri ho scoperto il cicloturismo, il turismo naturalistico, e ho deciso di prendere il diploma di guida ambientale escursionistica. Dopo quella esperienza, finita la stagione, sono andata a Palma di Maiorca dove ho imparato a fare trekking e poi in Austria in cui ho imparato lo sci di fondo.
Ogni viaggio diventa quindi un’opportunità…
“Ogni esperienza di lavoro mi ha permesso di arricchire un bagaglio che di volta in volta non solo mi è servito tantissimo, ma mi ha anche portato alla meta successiva. Non avevo mai fatto nessuno sport, non sapevo cosa erano il trekking, la montagna, lo sci, ma ogni nuovo lavoro mi ha permesso di allargare gli orizzonti e attraverso un nuovo sguardo scoprire nuove passioni.”
E così dopo l’Austria Luisa approda in Svezia in un posto lontano dalle mete turistiche e da cui, dopo un anno, persino l’agenzia con cui era arrivata per lavoro decide di andar via. “Io invece sono rimasta e ho deciso di aprire la Red Fox Adventure per dar vita a delle vere e proprie esperienze di vita/viaggio tra sport ed escursioni. Boccate di ossigeno per sfuggire, anche se momentaneamente, allo stress, al caos, al rumore, alla routine, alle convenzioni cui siamo sottoposti quotidianamente.
Qui ci si riappropria della bellezza del silenzio, dello scorrere del tempo, lontani dagli appuntamenti, dalle prenotazioni, dagli obblighi. Qui si assapora la libertà…”
Ed è proprio questo senso di libertà cha l’ha ammaliata fin dall’inizio tanto da farle sentire che questo piccolo villaggio, seppur diversissimo dall’Italia, poteva essere Casa.
“Qui capisci davvero che cos’è la libertà, la provi sulla pelle, e quello che spesso è solo un concetto, qui diventa realtà. Anche la libertà nel vivere il proprio corpo al di là delle convezioni sociali. Qui ho scoperto di avere un corpo, una “cosa” con cui avevo convissuto fino ad allora, ma che non conoscevo veramente. Prima di arrivare a Tänndalen, vestivo il mio corpo subendo mode e convenzioni. Qui invece è stato il meteo a dettarmi il modo in cui dovevo vestire. Qui in Svezia ci vestiamo in base alla comodità e al freddo percepito, e ci svestiamo delle convenzioni sociali.
In Italia invece siamo abituati al contrario: spesso ci svestiamo per essere più belli, per moda, e ci vestiamo di convenzioni, di pregiudizi, di disagi perché non sentiamo il nostro corpo all’altezza delle aspettative. Qui invece il confronto con l’altro non genera conflitto. Gli unici conflitti che si hanno sono quelli con la natura che è l’unica a dettare le regole”.
Una realtà però così diversa da quella cui siamo abituati a vivere tutti i giorni, può provocare nel turista che arriva in vacanza una sorta di straniamento iniziale. “Spesso capita di avere gente che arriva qui con l’intenzione di fare mille cose, mille attività, scandendo la giornata con l’orologio in modo preciso, puntuale, ma qui non funziona in questo modo. Non puoi prendere appuntamenti con la natura. Quando si arriva qui, si deve imparare a cambiare ritmo, ad ascoltare quello che succede intorno a sé e dentro di sé. Arrivare qui significa sicuramente fare un viaggio anche dentro se stessi. I miei ospiti diventano protagonisti attivi della loro vacanza: si fa la sauna, si vanno a pescare i salmoni, si fa il bagno nel lago ghiacciato, si cammina, si osserva la natura, si guidano le slitte con i cani e poi si vive la vita del posto, e sempre secondo i ritmi dettati dalle stagioni e dalla natura. Spesso arriva gente molto stanca e in appena sei giorni, ricarica le batterie.
Ci si rigenera staccando la spina, grazie una natura intatta come lo poteva essere diecimila anni fa, nell’ultima era glaciale.
Unica italiana ad abitare in un posto in cui non ci sono stranieri. Come sei stata accolta e come vieni percepita?
“All’inizio ero vista come una specie di aliena. Svedesi e italiani sono molto diversi. Noi focosi e appassionati persino nello spiegare cose semplici, come l’essenza di una mozzarella, loro sempre flemmatici, tranquilli. C’hanno messo un po’ per capire che non ero un’esagitata. E anche io ho dovuto imparare a capire che la loro pacatezza non era freddezza o distacco, ma discrezione e calma.
Come passi le tue giornate?
“Cucino, leggo, studio per organizzare nuovi itinerari, e faccio tanto sport, praticando in inverno soprattutto sci di fondo. Qui ci sono circa 350 km di piste battute, ma non sono come le nostre piene di gente o di confusione. Sono piste “into the wild”, immerse nella natura incontaminata e “selvaggia”, in cui al massimo nell’alta stagione puoi incontrare qualcuno ogni tanto.
In estate faccio trekking, tra laghi, cascate e boschi, in cui la presenza dell’uomo è praticamente nulla. Ecco perché i vestiti non servono: sono solo funzionali al tipo di escursione che fai. Qui puoi andare in giro nudo senza la preoccupazione che qualcuno ti veda, assaporando la sensazione di libertà nel riappropriarti del tuo corpo e nel viverlo senza la paura del giudizio altrui. Impari a non giudicarlo, a viverlo e a vederlo con occhi nuovi”.
Tu vivi sola con i tuoi due cani. Non avverti mai un senso di solitudine?
“Quando sono arrivata qui avevo paura di un sacco di cose, ma con il tempo ho imparato a superarle, e non avendo molti contatti sociali ho imparato a “bastarmi” o meglio, a stare bene con me stessa, a riempirmi di me stessa. Gli altri per me non sono “necessari” per stare bene. Se sono in compagnia sono felice, ma se con me non c’è nessuno, non ne avverto il vuoto, la mancanza, non ne sono emotivamente dipendente. E poi grazie ai social e alle video chiamate, oggi non mi sento mai veramente sola”.
E poi ci sono i tuoi ospiti.
Accetto prenotazioni da uno a sei persone al massimo. E ogni vacanza è creata ad hoc, in base alle loro esigenze. Nessuna vacanza sarà mai veramente uguale all’altra proprio perché diverse sono le persone e diversi i tempi dettati dalla natura. Ciò che sicuramente resta in ognuno di loro – e che ho vissuto io per prima quando sono arrivata qui – è questa sensazione di pace, che i francesi definiscono il “battesimo della solitudine” e che usano sì per descrivere lo stato d’animo di fronte ai deserti africani, ma che secondo me calza a pennello anche per descrivere la sensazione che si prova davanti a questi infiniti spazi innevati: “quando un uomo è stato lì e ha subito il battesimo della solitudine, non può fare a meno di se stesso. Una volta che è stato sotto l’incantesimo del vasto e luminoso paese silenzioso, nessun altro luogo è abbastanza forte per lui, nessun altro ambiente può fornire la sensazione estremamente soddisfacente di esistere in mezzo a qualcosa di assoluto. Tornerà indietro, qualunque sia il costo in tempo o denaro, perché l’assoluto non ha prezzo”. (Paul Bowles, Baptism of Solitude)
Silvia Francese
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