Storia di un giornalista che ha scelto la povertà per essere felice.
Riccardo Rossi, 54 anni, giornalista, ambientalista, cattolico e ora missionario laico.
Da anni, povero tra i poveri, vive nella Missione “Speranza e Carità” di Palermo creata da Fratel Biagio (Biagio Conte), il missionario laico che tanto ha fatto per “gli ultimi” del capoluogo siciliano, – creando centri di accoglienza che ogni giorno aiutano circa 1.100 persone totalmente indigenti e circa 150 famiglie in grave difficoltà economica – e che, sposando in pieno gli insegnamenti del Vangelo e del Santo di Assisi, oggi viene considerato un “nuovo” San Francesco. Purtroppo Fratel Biagio è morto da poco, stroncato a 59 anni da un brutto male che non gli ha lasciato scampo, ma l’eredità che lascia, soprattutto quella morale e spirituale, è un dono immenso che lascerà il segno per sempre. E c’è già chi, a poche ore dalla sua morte, ne chiede la beatificazione.
Il passato tra dolore e impegno politico.
Riccardo, che di Fratel Biagio è stato amico, confratello, braccio su cui poggiarsi per poter andare avanti, sguardo buono e volto sereno, sorride spesso mentre parla della sua vita non senza difficoltà e del dolore che spesso l’ha messo a dura prova.
<<Ho avuto una famiglia difficile che si è sfasciata quando ero piccolo, un padre violento, un fratello tossicodipendente. Ho sofferto molto, e per lungo tempo queste cicatrici mi hanno dato il tormento. La depressione mi ha dato il tormento. Ho cercato in un primo momento di trovare verità e giustizia attraverso il giornalismo e l’impegno politico, ma nonostante amassi tutto ciò, ho capito che quel mondo non mi rappresentava>>.
Esponente dei Verdi, e addetto stampa nel ’90 di Alfonso Pecoraro Scanio che divenne Ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente, decide infatti di abbandonare la politica e di mettersi in viaggio alla ricerca di qualcosa che gli dia la pace interiore che tanto cerca. Cambia vita e trova la fede.
L’incontro con Fratel Biagio.
In questo percorso spesso tormentato, incontra Fratel Biagio e tutto sembra acquistare un nuovo senso.
<<In fila per parlare con lui anche solo due minuti come facevano tutti, restai a parlargli per due ore. Gli raccontai di me e dei miei trascorsi di giornalista e mi chiese di fondare e dirigere “La Speranza”, un giornale che voleva raccontare storie positive e veicolare importanti gesti di solidarietà. Accettai e lì al suo fianco anche il mio passato di giornalista acquistò un nuovo senso. Le notti per strada, i digiuni, le preghiere diventano il modo di fratel Biagio per scuotere le coscienze. Nel 2018 decido di vivere quell’esperienza insieme a lui come confratello e come giornalista: dormivo per strada e allo stesso tempo facevo il suo portavoce, dialogando con il Capo dello Stato e con tanti altri rappresentanti delle istituzioni. Ero tornato a fare il giornalista per il motivo per cui avevo iniziato questo mestiere: per scuotere le coscienze. Vivevo per strada al gelo, affamato, tra mille difficoltà ed ero finalmente felice>>.
Fare voto di povertà, vivendo di carità e preghiera. Pazzi, santi o eroi?
<<Siamo considerati tutte e tre le cose a seconda dei momenti. Molte delegittimazioni avvengono perché il bene costa fatica: significa investire in amore ed essere consapevoli che non si sarà necessariamente ricambiati. Ma se uno abbraccia le proprie croci – e io lo faccio attraverso la fede – queste diventano molto più lievi. Sono consapevole che scelte come la mia e quella dei miei confratelli siano divisive, ma l’unica cosa che ci è sempre importato è il bene degli altri che poi in fondo coincide anche con il nostro perché questo è ciò che ci fa stare veramente bene>>.
Nella Missione Riccardo poi trova anche l’amore. Lì nel 2013 conosce Barbara, una volontaria che dà una mano ai più poveri attraverso provviste e viveri, e a cui chiede nel 2016 di sposare lui e il suo voto di povertà. Una scelta, quella di Barbara, né facile né scontata.
<<Il primo cambiamento che “ti obbliga” a fare la fede è quello di cambiare te stesso. Come diceva Ghandi “Sii il cambiamento che vuoi che avvenga nel mondo”. Ma questo non è né facile né privo di ostacoli. Spesso è un percorso tormentato, doloroso. Ma non bisogna aver paura del dolore. Per istinto cerchiamo sempre di interromperlo, ma è solo ascoltandolo che possiamo crescere ed evolverci come esseri umani. La nostra scelta non è stata sicuramente facile, ma neanche nessun matrimonio in fondo lo è veramente. Ci vuole pazienza e verità. Abbiamo i nostri difetti e le nostre bellezze e dobbiamo sempre metterci in gioco per migliorarli>>
Rinunciare a tutto per un ideale. Da bambino volevi salvare il mondo. Senti di aver raggiunto questo obiettivo?
<<Non ho rinunciato a nulla di veramente importante. Ogni giorno sono la spalla dei più poveri, degli ultimi, aiuto chi ha veramente bisogno e questo dà il senso ad ogni cosa>>.
Silvia Francese