L’impegno per l’ambiente che cambia la generazione più perduta

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In questa rubrica dedicata all’ambiente moltissime volte abbiamo scritto -tessendone gli elogi – di Greta Thunberg e dei ragazzi che animano da tempo il movimento Fridays for Future. Oggi ci spingiamo oltre definendola la “meglio gioventù” prendendo in prestito il titolo del film del 2003 di Marco Tullio Giordana, ispirato all’omonima raccolta di Pier Paolo Pasolini del 1954. Lì si tratta di una saga familiare che segue le vicende dei protagonisti dal 1966 al 2003 con quelle italiane sullo sfondo. Oggi questi ragazzi che il venerdì inondano le proprie città dando sostanza al movimento internazionale di protesta che hanno creato chiedendo Giustizia Climatica. La loro è una richiesta che si rinnova con ognuna delle manifestazioni organizzate e invoca azioni politiche concrete per prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico

La loro storia inizia in realtà nel 2015, prima della sua rappresentate più nota, quando un gruppo indipendente di studenti aveva esortato i propri omologhi in tutto il mondo a saltare la scuola il primo giorno della COP 21, la Conferenza sul clima dell’UNFCCC. Risposero in contemporanea all’evento che si svolgeva a Parigi, in oltre 100 paesi, più di 50 000 persone. Le prime due rivendicazioni furono: 100% di energia pulita e utilizzo di fonti rinnovabili. Ma è nel 2018 che irrompe sulla scena l’allora giovanissima Greta. Siamo in pieno agosto e lei con il suo iconico cartello con scritto Skolstrejk för klimatet (tradotto “sciopero scolastico per il clima“) prima si siede fuori dal Riksdag – il parlamento del suo Paese – per protestare contro le ondate di calore anomale e gli incendi scoppiati. Aggiungeva una richiesta specifica: ridurre le emissioni di anidride carbonica in base all’Accordo di Parigi. Poi in concomitanza con le elezioni annunciò che avrebbe continuato a manifestare ogni venerdì fino a quando la Svezia non si fosse allineata a quanto stabilito nella capitale francese. Il suo slogan Fridays For Future ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. 

Ci sono gli incendi preoccupanti e ci sono gli incendi positivi. E Greta per i suoi coetanei in tutto il mondo è stato questo. Ispirazione: l’incendio buono parte nel novembre 2018 dall’Australia tra i primi Paesi in cui i ragazzi scendono in piazza il venerdì: a Brisbane, Melbourne e altre città. È anche una risposta al primo ministro australiano che chiedeva “più apprendimento nelle scuole e meno attivismo”. La politica non li aveva capiti, e il messaggio ha corso davvero veloce: a dicembre si contavano cortei e scioperi studenteschi in 270 città in AustriaBelgioItaliaCanadaPaesi BassiGermaniaFinlandiaDanimarcaGiapponeSvizzeraRegno Unito e gli Stati Uniti. Nel marzo del 2019 – in coincidenza con le idi di cesariana memoria – hanno superano per la prima volta la stima del milione di persone in una manifestazione pacifica come non si vedeva da decenni che coinvolse anche oltre 100 città italiane. E proprio quella generazione che sembrava condannata ad esser la più perduta, la più alienata, la più ripiegata su sé stessa, anzi la più ripiegata sui social e schiava del loro potere atomizzatore ha innescato una piccola rivoluzione culturale. È partita dal proprio ambiente, con i propri strumenti – uno dei più tradizionali e bistrattati, cioè lo “sciopero scolastico” – ma questa volta è per il clima del Pianeta che si battono. Che vuol dire futuro. E i giovani hanno di colpo ritrovato l’impegno, perché non si sono conformati… hanno fatto ciò che da loro nessuno si aspettava, si sono uniti, per far sentire la propria voce e provare a cambiare il proprio destino, segnato dagli errori degli adulti. 

Angela Oliva

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