Come rigenerarsi

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Il nostro Paese ha smarrito da un po’ di tempo una funzione, un ruolo che lo ha reso speciale e attraente per molti versi.

Noi abbiamo sempre considerato le nazioni collocate al nord, oltre le Alpi, come la Germania e l’Austria, in particolar modo, come territori popolati da persone dedite soprattutto a svolgere compiti e adempimenti che avrebbero permesso ai loro Paesi, di diventare prosperi ed opulenti, casomai poco entusiasti del loro modo di vivere e di sognare, ma tutto sommato benestanti.

Qui però dobbiamo intenderci sul termine “benessere”: perché più corretto e puntuale sarebbe quello di trasformare una tale parola in “ben avere”.

Sappiamo, infatti, da tempo come in quelle nazioni non “sia di casa la felicità” e non trovi una sua espressione compiuta il piacere di stare assieme, di socializzare, di crescere emotivamente.

Infatti, se non vogliono essere considerati “momenti sociali”, le sghignazzate davanti ad imponenti boccali di birra che servono più a cancellare le tristezze anche causate da un clima che certamente non invoglia ad uscire ed a costruire rapporti, constatiamo che in determinate aree dell’Europa, il senso della appartenenza e del piacere di vivere insieme non è molto sentito.

Il guaio è che uno stile di vita mitteleuropeo si sta propagando anche nei Paesi mediterranei, in Italia in modo particolare, anche se con connotati appena differenziati.

Qui si va sempre più diffondendo la cosiddetta “apericena” che somiglia ad una socialità “mordi e fuggi” dove al massimo si parla del proprio modo di aver trascorso la settimana che volge al termine, ma non c’è traccia di una conviviale in cui acquisti spazio un approfondimento culturale, un allargamento di orizzonti etici e valoriali tale da permettere agli astanti, di rigenerarsi, di guardare oltre la linea dell’orizzonte, di nutrire le proprie emozioni e la crescita del senso dell’essere e del perché vivere. 

L’Italia, il Paese che ha dato i natali ai più insigni poeti, musicisti, pittori, letterati che il Pianeta intero è disposto a riconoscerle, oggi sembra aver dimenticato da dove proviene: mai come oggi, invece, questo aggancio con un suo fulgido passato potrebbe essere rigeneratore e promotore a vantaggio delle giovani generazioni.

Questa nazione sembra aver perduto la bussola, se si adopera in modo energico per contrastare la diffusione delle droghe, la dipendenza dall’alcool, se si impegna a dissuadere i giovani perché non scambino le vie provinciali e statali come piste da Formula Uno, per poi assuefarci ai bollettini delle stragi per le carambole delle auto, senza dare vita con altrettanta determinazione a laboratori per “la crescita dell’animo umano”.

Le scuole, tutte, indistintamente, devono puntare sull’ascolto dei ragazzi, individuando i loro bisogni di esprimersi, di far affiorare e far sbocciare al loro esterno cosa sentono, cosa percepiscono, cosa immaginano, quanto sognano. 

In questo modo avvertiranno che in quel luogo del sapere dove si recano quotidianamente, assaporeranno il loro “gusto di vivere” e questo li rigenererà.

Ernesto Albanello

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