Cibofobia: quando il cibo fa paura

0
40

C’è chi ha paura di provare nuovi cibi o chi ancora ne esclude alcuni in particolare. Si tratta di cibofobia, “la paura del cibo”.

Con un bel pezzo di pizza fumante, con le lasagne della nonna o con una gustosa coppa di gelato al cioccolato… Tutti almeno una volta nella vita hanno trovato e provato gioia con il cibo, nel cosiddetto “comfort food”, il cibo del cuore. Si tratta di quel cibo di cui, in determinate situazioni, l’essere umano ha proprio un disperato bisogno, per consolarsi, per stare bene e ricevere conforto, per sentirsi appagato. Ma in molte altre persone il cibo fa anche paura. 

Provare paura è una delle sensazioni più comuni: in molti casi, si tratta di una reazione istintiva, non controllabile e apparentemente irrazionale, capace però di condizionare anche il nostro comportamento. Quando questo accade e si ripete nel tempo, ciò che si manifesta non è più solo un timore, ma una vera e propria fobia. Siamo abituati a sentir parlare, ad esempio, di agorafobia (la paura degli spazi aperti e affollati) o di aracnofobia (dei ragni). Eppure non tutti sanno che persino il cibo può diventare oggetto di preoccupazione: in questo caso si parla di fobie alimentari che non vanno sottovalutate né però confuse con i disturbi alimentari, come anoressia, obesità e ortoressia nervosa. Con l’espressione “fobia alimentare” si raggruppano tutta una serie di paure irrazionali e incontrollabili legate al cibo e alla sua ingestione, che possono avere effetti diversi sulle persone, scatenando reazioni fisiche e psicologiche. 

Il “comfort food” in questo caso si trasforma in “fear food”, il cosiddetto “cibo della paura”: alimenti che vengono evitati nei pasti o negli spuntini a causa della paura che generano. C’è chi ha paura di deglutire un determinato alimento solido, chi rifiuta cibi nuovi e sconosciuti o chi ancora ne esclude alcuni in particolare, mangiando solo quelli di una certa tipologia, consistenza o colore. La cibofobia può ripercuotersi negativamente sul benessere fisico e sulla vita sociale della persona che ne soffre e, per tali ragioni, non va presa alla leggera e sottovalutata. 

Ma quali sono le fobie alimentari più diffuse?

Chi rifiuta di provare cibi nuovi soffre di neofobia, che letteralmente significa “paura di provare alimenti sconosciuti”. La neofobia è un fenomeno molto frequente durante l’infanzia, in particolare intorno ai 2-3 anni e tende a scomparire dopo i 5 anni ma in alcuni casi, tuttavia, può mantenersi fino all’età adulta. Esiste una predisposizione genetica a questo tipo di fobia: secondo uno studio di alcuni esperti dell’Istituto superiore di sanità si stima che il 78% dei casi di neofobia alimentare sia ereditario

Quando si escludono dall’alimentazione determinati cibi o si mangia esclusivamente quelli di un certo tipo, consistenza o colore (per esempio solo i cibi rossi come pomodori e carne), possiamo parlare di ARFID (Avoidant restrictive food intake disorder), un disturbo del comportamento alimentare che colpisce soprattutto i soggetti di sesso maschile. Si tratta di una sorta di ipocondria e chi ne è affetto è convinto che un determinato alimento, una volta ingerito, possa causargli un malessere (anche senza una motivazione reale). 

La fobia di ingoiare il cibo, ossia la fagofobia, si deve alla paura irrazionale di soffocare o di strozzarsi deglutendo. A differenza della neofobia, può verificarsi a qualsiasi età e di solito è associata a un precedente episodio di soffocamento. 

Molte persone hanno poi paura di cibi specifici. Ad esempio una delle fobie alimentari più diffuse è la turofobia, cioè la paura del formaggio; è soprattutto l’odore ad attivarla, ma anche sapore e colore non sono da meno. C’è chi poi soffre di bananafobia (paura delle banane), o della lycopersicoa fobia, cioè la paura del pomodoro. Ma non solo frutta e verdura, ci sono anche le fobie che riguardano carne e pesce. Nel primo caso si parla di carnofobia, nel secondo di ichthyphobia: evitare gli alimenti in questione è una necessità per chi ne è affetto. C’è infine l’oenofobia (paura del vino), la metifobia (paura di tutte le bevande alcoliche), la alliumfobia (paura dell’aglio) e l’arachibuytrofobia (paura del burro d’arachidi). 

Queste paure potrebbero sembrare quasi innocue ma in alcuni casi possono avere effetti davvero dannosi sia dal punto di vista fisico che da quello psicoemotivo. Infatti al solo pensiero di consumare alcuni alimenti, chi soffre di cibofobia tende a sviluppare sintomi ansiosi, che nei casi più gravi sfociano in veri e propri attacchi di panico al momento dei pasti, con gravi conseguenze a livello nutrizionale ma anche sociale (mangiare in compagnia diventa sempre più difficile).

Per affrontare le fobie alimentari è sempre meglio rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta con l’obiettivo di capire le cause dietro la paura, ma soprattutto per correggere tutti quei meccanismi e comportamenti dannosi per la propria vita. Solo in questo modo si potrà tornare ad emozionarsi con il cibo, riscoprendone il piacere ma soprattutto il gusto della condivisione legato all’atto stesso del cucinare e mangiare. 

Piera Pastore

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui