Chi non “Risiko”, non rosica

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Pedine impotenti di un gioco al di fuori della nostra portata

Sempre di più, il mondo sembra essere diventato un enorme e reale campo di battaglia nel quale i potenti della Terra, i grandi “players” (o giocatori, nella nostra lingua madre considerata sempre meno affascinante di quelle straniere), si scontrano sistematicamente, quasi quotidianamente, su molteplici piani, con innumerevoli e variegate armi, con l’impiego di strategie e tattiche tanto fantasiose quanto spietate, possibilmente mantenendo il 99% della popolazione mondiale all’oscuro delle loro intenzioni e dei loro obiettivi o, cosa ancora più difficile (ma perseguibile), convincendo i propri concittadini, di volta in volta, di essere “i buoni” della storia. Non è certo cosa recente, ciò di cui sto parlando, ma di questi tempi, più che mai, il cosiddetto “status quo” sembra pronto ad essere stravolto; per questo, coloro che hanno interesse a mantenerlo, o al massimo ad approfittare della situazione per “rafforzarlo”, sono pronti alla guerra totale, almeno tanto quanto coloro che vogliono sparigliare le carte e prendere lo scettro del potere, come minimo per il prossimo secolo. E poco importa che si parli di guerra economica, civile, diplomatica o militare, che si tratti di azioni lecite o illecite, legittime, secondo convenzioni, trattati e norme di diritto internazionale, ovvero illegittime ma necessarie (a mali estremi…). 

Di una cosa, però, sono abbastanza sicuro: ci siamo dentro fino al collo. Spettatori, se va bene, carne da macello, a chi va peggio, pedine impotenti di un gioco al di fuori della nostra portata e senza un ruolo attivo, comunque e nella generalità dei casi. La cosa pazzesca anche per chi, oggi, “vede” chiaramente quanto sta accadendo nello scacchiere geopolitico mondiale, è che, finora, non ci si è accorti di nulla o quasi. Oggi che, probabilmente, a cose fatte e perfettamente posizionate, non c’è altro da fare che prendere atto e prepararsi al peggio. Anni di avvenimenti, apparentemente insignificanti e scollegati tra loro, di cambiamenti sociali e politici, di tensioni interne e di alleanze esterne, di “democrazie” e di regimi, di organismi sovranazionali promossi per “il bene comune globale” e per una migliore collaborazione tra i popoli, e molto altro ancora, sembrano serviti solo a buttare fumo negli occhi alle formiche operaie che brulicano in ogni parte del pianeta (noi ignari abitanti) e a creare diversivi per i nemici, mentre si rafforzavano intese tra gli alleati del momento.

Proprio così, alleati “temporanei”. Perché, come in un grande gioco del RISIKO, alleati veri e fino in fondo, non ne esistono. In quel gioco, come nel mondo reale, ogni giocatore gioca solo per sé e per il proprio obiettivo, che deve cercare di tenere celato per il maggior tempo possibile, affinché gli avversari non facciano azioni preventive per impedirgli di raggiungerlo e affinché il giocatore stesso possa programmare di agire in modo sorprendente ed efficace, sferrando e chiudendo, in poche e inarrestabili mosse, l’attacco finale. Poco conterà, a quel punto, che gli altri giocatori abbiano compreso l’obiettivo dell’avversario: la vittoria finale sarà saldamente in pugno dello stratega più astuto, più spregiudicato e, probabilmente, più spietato, disposto, senza scrupoli, ad utilizzare tutti i “carrarmatini” che sarà necessario sacrificare. 

Sandro Scarpitti

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