Cambiare fa sempre bene?

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Vi capita mai in occasione di compleanni “importanti” o di eventi, di fermarvi a pensare: “Ho speso bene il mio tempo? Sceglierei le stesse situazioni?”, magari arrivando a desiderare di poter tornare indietro, per cambiare delle scelte o decidendo di dare una svolta alla vita, fosse pure in “zona Cesarini”?

Mi piace in quest’ottica ricordare l’insegnamento di Erich Fromm, nel suo saggio “Avere o essere” a proposito di egoismo e di altruismo, di vita spesa secondo la modalità dell’avere o dell’essere, e credo sia una riflessione utile a tutti!

Infatti, è la motivazione alla base dei cambiamenti, che può definire le conclusioni di un eventuale bilancio della vita: desideriamo cambiare le nostre scelte alla ricerca di un maggior appagamento, sfuggendo a situazioni scomode, per “avere” un risultato in un certo senso “materiale” o perché vorremmo migliorarci, assumendoci con la novità anche il rischio di costi e sacrifici?

Sì, perché è la risposta a questo tipo di domanda che fa la differenza nel giudizio sul cambiamento che si vorrebbe realizzare!

 Infatti, molti rapporti di coppia sono fragili e s’incrinano, perché si è attratti dal cambiamento di una routine spenta, ma se nella nuova esperienza il clima è diverso, non si tratta di aver incontrato la persona perfetta, come sostiene sempre E. Fromm in un altro suo saggio “L’arte di amare”: piuttosto, si è lavorato su se stessi, diventando capaci di accogliere la totalità dell’altro, vincendo le proprie attese a senso unico!

Così può avvenire per le scelte di studio: certamente, molti progetti giovanili, ricchi di tante idee e anche di ideali, si scontrano con la realtà complessa di oggi, e qualcuno interrompe gli studi o cambia indirizzo, ma la motivazione basata sulla modalità dell’avere o dell’essere rimane essenziale per capire la bontà della scelta! Molte delusioni derivano dalla falsa convinzione, inquadrabile nella logica dell’avere, che tutto sia possibile nella realizzazione dei propri progetti, come fosse l’accesso a internet! 

La logica dell’essere insegna a vedere lo sforzo nella realizzazione di sé, come una competizione con il proprio egoismo: in questo senso, le crisi non sono una tragedia, ma un cesellare il proprio carattere, sviluppando pazienza e analisi dei problemi, per imparare ad accettare le situazioni anche nel loro lato “oscuro” di fatica, senza diventare schiavi della logica dei cambiamenti, solo perché i risultati attesi ci sembrano una chimera! 

Il successo e la cultura dell’immagine rischiano di renderci nevrotici, sempre alla ricerca di brillanti affermazioni e impreparati in caso dèfaillance: soprattutto, creano aspettative di felicità spesso troppo alte e spingono a cambiamenti azzardati, per rimescolare le carte della vita, che invece andrebbero solo giocate meglio!

Un esempio? Cambiare le priorità: TU, NOI…

Paola Giorgi

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