Arte, cosa lo è e cosa non lo è

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Confesso che non ho una spiccata sensibilità artistica tale da soffrire della sindrome di Stendhal, ma nel tempo ho provato a costruire in me un minimo di cultura al riguardo, anche perché per noi italiani è talmente facile inciampare a casa nostra in capolavori artistici, che siamo quasi costretti a svilupparla.

Ho avuto la fortuna di visitare tanti posti, andando a cercare le meraviglie artistiche in loco e devo dire che trovarsi di fronte a manufatti che trasmetto le emozioni dei loro autori è piuttosto coinvolgente. Le molteplici forme di arte oggi esistenti, anche quelle meno classiche come i giochi di luci o le combinazioni di suoni, possono interconnettersi davvero con chiunque nel globo terraqueo; per ciò che mi riguarda, io continuo ad essere attirato soprattutto da quelle visive.

La fortuna ha voluto che i miei genitori mi abbiano sempre fatto fare vacanze che prevedessero visite culturali, perciò, nonostante la mia iniziale ritrosia, ho finalmente compreso il valore di ciò che prima ritenevo un po’ noioso: quadri, sculture e architettura sono stati gli ambiti che ho potuto concretamente imparare ad apprezzare (a tal punto che mi padre mi stimolò a studiare architettura, ma la mia assolutamente inadeguata capacità di disegnare lo ha velocemente disilluso…).

I viaggi fuori dall’Europa si sono dimostrati essere quelli più stimolanti in termini di apertura a novi stimoli: devo dire che l’arte classica rimane la mia preferita, però nei miei viaggi, soprattutto in quelli in USA e in estremo oriente, sono venuto a contatto con forme artistiche di avanguardia, ma…ma… Qualcuno mi ha detto che non ero ancora pronto per assorbire gli stimoli avanguardisti più forti, altri mi hanno detto che ero troppo legato ai canoni classici delle arti visive: io dico solo che il troppo storpia!

Un esempio: nel 2010 ero a New York a fare l’ennesima interessantissima visita al MOMA e vedo in una delle hall del museo una donna seduta ad un tavolo, vestita con un pesante vestito di velluto rosso, con i visitatori che a turno si sedevano davanti a lei. La donna in questione era Marina Abramovic e fissava negli occhi chiunque si sedesse davanti a lei, per tutto il tempo che la persona stessa decideva in autonomia. Essendo in USA la mia domanda è stata: “ok, so what?”. Scopro successivamente che lei era lì perché c’era una mostra dedicata alle sue opere, che per me sono fondamentalmente eccessi esibizionistici, e che sarebbe stata lì per quasi 1000 ore, suddivise in 7 ore al dì per 6 giorni a settimana: io però continuavo a chiedermi “ok, so what?”…

Ho usato quest’esempio, ma ne potrei citare altri, come i quadri con i tagli di Lucio Fontana, per scrivere cosa penso degli eccessi artistici: non sono per me una forma d’arte, sicuramente non di quella visiva. Sono aperto alle forme visive “destrutturate”: adoro molti quadri di Kandinsky (quelli prodotti negli anni ’20 e ’30) e la pittura metafisica di De Chirico, così come le opere di Andy Wahrol (quant’è bello il ritratto di Regina Schrecker?). Detto ciò, non esageriamo…

Nello specifico, vivo quotidianamente il conflitto artistico tra chi vorrebbe chiamare arte tutto ciò che i writers disegnano e chi invece li considera dei vandali che insudiciano le città: io propendo per il secondo gruppo. Sono stufo di vedere treni di metropolitane usati a mò di tela di pittore, sono stufo di vedere muri in ogni dove con la firma del passaggio di questi pseudo artisti di strada: ben vengano luoghi all’uopo dedicati per scatenare il talento dei (pochi) artisti che si cimentano in questa forma espressiva, ma basta con il libertinaggio teppista ammantato di estro artistico.

Persino ad Irsina, il mio paese di origine, ci sono delle zone che sono state dedicate ai ragazzi per permettere loro di esprimere la vena artistica, invece di difendere acriticamente questa presunta libertà di espressione che in realtà tale non è.

Gli insudiciatori di muri si meritano la legge del contrappasso: se come punizione fossero costretti ad indossare indumenti che sfoggiano, chessò, la Dama con l’Ermellino di Leonardo, credete che capirebbero che non possono fare tutto ciò che le passa per la mente?

Sono cattivo? Ok: so what?

Gerardo Altieri

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