Mangiare in compagnia raddoppia l’allegria
Fin dagli albori della nostra storia, la convivialità, dal latino cum- vivere, è un valore aggiunto al semplice nutrimento, offrendo il sottofondo a tante storie, che la letteratura antica racconta nei minimi particolari, come Omero nell’Odissea o Petronio nel Satyricon.
In occasione di eventi come i matrimoni o feste in onore della divinità, poi, tutta la comunità di un luogo era convocata per mangiare insieme, ma sempre rimarcando la differenza tra classi sociali.
Con l’avvento del Cristianesimo, il convito istituito da Gesù, cioè l’Eucarestia, diventa il culmine della relazione con il Trascendente, ma anche in senso orizzontale tra gli uomini: infatti, conclusa la celebrazione comunitaria, che nella Chiesa primitiva avveniva al tramonto del sabato, si svolgeva subito dopo una cena vera e propria, con il cibo portato da casa e offerto ai presenti, che diventava così espressione visibile della comunione spirituale. Si tratta dell’ “agape”, parola greca che indicava l’amore disinteressato e generoso, diverso dall’eros, ed ora disegna la mensa fraterna, condivisione di cibo, ma anche di valori e di vita, e caratterizzata dalla convivialità gioiosa senza gli eccessi dei costumi pagani.
Poi, ci sono le storie con scene indimenticabili a tavola, immortalate da film o da romanzi! Per esempio, la struggente conclusione del romanzo di Karen Blixen “Il pranzo di Babette”, tradotto in un film dalle note delicate, in cui Babette, fuggita dalla Francia infiammata dalla rivoluzione è accolta da due anziane sorelle in Scandinavia: per esprimere la sua gratitudine, la donna prepara un pranzo costosissimo, e invita tutti gli amici delle due sorelle, finendo di nuovo povera, pur di rimanere con loro. Ancora, il più recente film “ Pranzo di ferragosto” racconta come la solitudine delle persone over può essere rallegrata dal riunirsi semplicemente davanti ad una teglia di pasta al forno! E l’intramontabile musical “Aggiungi un posto a tavola” ? Qui si conferma che il messaggio di pace può essere più facilmente accolto, se ci si riunisce a tavola: sarebbe bello che avvenisse così anche con i potenti, convocati allora non per dovere istituzionale, ma per il piacere di incontrarsi come in una riunione di famiglia!
Oggi, dopo l’esperienza del lockdown durante la pandemia, si sente ancora di più il desiderio della sana convivialità, mentre continua a crescere l’attenzione per il buon cibo, preferendo i prodotti a chilometro zero, senza trattamenti nell’ottica green che si sta diffondendo con la cura per l’ambiente e la terra.
Sì, perché la vasta gamma di pietanze, preparate secondo la tradizione o innovative a cura di chef già noti o emergenti grazie al passaparola dei clienti, moltiplica il piacere della buona tavola in compagnia e lascia quei bei ricordi, che alimentano il piacere di rivedersi al più presto!
Come si dice? Mangiare in compagnia raddoppia l’allegria!
Paola Giorgi