La vita corre per conto suo, senza particolare considerazione né distinguo per l’uno o per l’altro dei miliardi di esseri viventi che la popolano. Nessuno ha la concreta e reale possibilità o capacità di dirigere il corso della vita, per quanto ci sembri che qualcuno, invece, ha poteri tali e tante disponibilità da potersi permettere un’esistenza così come la desidera. Forse è proprio questo il punto: la differenza tra la vita e l’esistenza. La vita, considerata in modo meccanicistico (al netto, quindi, di ogni fede e forma di spiritualità connaturata agli esseri umani) come susseguirsi di trasformazioni della materia e di cicli della natura e dell’universo, non ha “disegni” per nessuno di noi né pone attenzione alle conseguenze del suo incedere, occasionalmente a favore di qualcuno o a svantaggio dell’altro. La vita, in questo senso, è il “campo di gioco” oggettivo e assoluto dell’esistenza di ciascuno, l’ambiente col quale ogni persona deve fare i conti per impostare la propria quotidianità, così come le strategie di medio e lungo termine. L’esistenza è l’esperienza, parziale e soggettiva, della vita; è il “vivere” individuale e di gruppo, rapportato ad un numero limitato di trasformazioni chimico-fisiche e di cicli del mondo. L’esistenza, tra le altre cose, è una lunga partita a scala quaranta, dove ognuno si ritrova con le carte che la vita, casualmente, gli mette in mano; ai nostri occhi, potrà risultare una “mano” fortunata o meno, perché a quelle carte saremo portati a dare una valutazione e un peso. E ci sta. Sarebbe ipocrita dire il contrario. Ma poi? Chi ha le carte buone gioca bene, si diverte e vince sempre e chi si ritrova in mano “scartine”, doppioni e carte spaiate non ha speranza?
Se la vita è così com’è, e tanto ci deve bastare, l’esistenza è anche figlia di una cosa che dipende, quasi interamente, da noi e dalla nostra volontà: l’atteggiamento. Avere un atteggiamento positivo verso l’esistenza, grintoso verso la vita stessa, curioso verso i meccanismi, le dinamiche e i fatti del mondo, dei nostri simili e delle attività umane, incide (e non poco) sulle “fortune” del nostro tempo sulla Terra. Se guardiamo agli ultimi 3 anni, a livello globale, potremmo affermare che “la vita” si è complicata, ci sta dando del filo da torcere, sta ponendoci davanti agli occhi, più che in altre epoche, la nostra piccolezza e la nostra relatività, sia come individui sia come grande comunità umana. Ciò non di meno, chi si è lasciato andare ad un atteggiamento negativo, rispetto agli accadimenti, alla possibilità di uscirne “potenziati”, chi si è sentito e non riesce a smettere di sentirsi sopraffatto e sottomesso a quella che percepisce come una volontà malevola al di sopra delle possibilità e della comprensione di ogni singolo uomo, si è rattrappito, si è auto imprigionato e si è “mutilato” di ogni estensione (fisica, emozionale e mentale) che, prima, lo connetteva con la vita stessa e con le esistenze degli altri.
Un atteggiamento positivo, di contro, è un modo per continuare, incessantemente e indefessamente, a cercare una via, un punto di appiglio, una nuova ragione, uno spazio ulteriore, un’alternativa mai praticata, per cogliere quell’opportunità inaspettata, impossibile a vedersi se non attraverso un processo di idealizzazione e di visualizzazione anticipata della realtà, la cosiddetta “vision”, e un percorso finalizzato alla realizzazione della stessa visione, dedicando anima e corpo ad ogni singolo obiettivo tradotto in un’unica e grandiosa “mission”. Un’esistenza senza sogni, sovrastata solo da “cattivi pensieri”, per quanto alimentati costantemente dalla vita e, perché no, anche dalle esistenze di altri “compagni di viaggio” che hanno tutto l’interesse a tenerci schiacciati e annichiliti, sotto di sé, è un’esistenza votata, volontariamente, alla sofferenza e al nulla. Siamo già troppo piccoli e troppo inconsistenti, nel tempo e nello spazio, in questo universo sconfinato, per lasciare tracce evidenti del nostro passaggio. Immaginiamoci cosa possiamo (non) essere con meno sogni e aspirazioni e più pensieri, inutilmente negativi. In un mondo che si pone, casualmente o strutturalmente, come un potentissimo “scaccia-sogni”, torniamo a “scacciare pensieri” limitanti e prendiamo in mano la nostra esistenza, cercando, trovando e, poi, seguendo, il nostro speciale e personale “cattura sogni”.
Giampiero Ledda