Sicurezza e Lavoro

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Il compito a cui dobbiamo lavorare, non è di arrivare alla sicurezza, ma di arrivare a tollerare l’insicurezza.

“L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.”

La salute nei luoghi di lavoro costituisce ormai un aspetto centrale delle politiche aziendali e uno strumento per incrementare il benessere dei lavoratori e, di riflesso, la loro produttività. Il lavoro è l’attività fondante la società, in quanto il motore principale dell’integrazione e della coesione sociale nonché forte sostegno all’identità e alla realizzazione personale. Nonostante l’importanza miliare del lavoro nella storia umana, occorre giungere alla fine del XX secolo per rinvenire in Italia un decreto legislativo che si riferisca agli infortuni sul lavoro si apre così  un ampio interesse ad aspetti della salute intesa non come strettamente fisica, ma come benessere e qualità della vita, ossia ad aspetti ergonomici e di rischio psico-sociale prima ignorati,  quindi, esprimere la volontà di creare una legislatura della sicurezza per tutelare le imprese significa voler salvaguardare gli interessi dell’intera comunità. I costi a livello di vite umane e di investimenti economici causati dagli infortuni sul lavoro e dalle malattie professionali sono a dir poco ingenti o, meglio dire, impressionanti, quindi, indurre in questo campo un cambiamento non formale, né tecnico, ma culturale. È necessario sviluppare una reale cultura della sicurezza, che comporti la consapevolezza da parte delle imprese e dei singoli lavoratori dell’importanza economica e sociale dell’adeguamento alle norme, favorendo l’interpretazione della sicurezza come un investimento nel futuro della propria azienda e della propria vita. 

La sicurezza nei luoghi di lavoro è stata, negli ultimi centodieci anni, oggetto d’interesse altalenante, ma ad ogni modo presente nella legislazione italiana. I primi provvedimenti al riguardo risalgono a tre decenni dopo l’unità d’Italia con il Regio Decreto del 1898 che introduce l’obbligo dell’assicurazione contro gli infortuni per alcune categorie di lavoratori dell’industria. Composito è stato il susseguirsi a livello legislativo di decreti riguardo al tema della sicurezza, ma un significativo punto di svolta è rappresentato dall’emanazione del D.Lgs 626/94 è sì un punto di svolta, ma non ha rappresentato certo un traguardo per la legislazione italiana, possedendo ovviamente dei limiti che, dalla sua emanazione, sono stati via individuati e fatti oggetto di revisione. Si tratta di una sfida continua per un cambiamento culturale in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di ottenere un miglioramento continuo per conseguire risultati specifici in termini di efficacia ed efficienza. Sicuramente lo scopo è adempiere alla normativa vigente, che evolve continuamente, ma questo non deve costituire la priorità; essa va ricercata nell’utilizzo di strumenti che possono prevenire e mitigare i rischi di danno alle persone. In questo senso risultati in materia, possono essere ottenuti attraverso un processo di sensibilizzazione che coinvolge tutti coloro che operano nei luoghi di lavoro e quindi non solo i datori di lavoro che devono ampliare il loro senso di responsabilità, abbandonando il binomio sicurezza = costo, ma anche percorsi di formazione e orientamento dei lavoratori, non più considerati soggetti passivi nell’organizzazione della sicurezza, fino ad arrivare a procedure di controllo nei luoghi di lavoro. 

La buona notizia è che la gestione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro non deve necessariamente essere complicata! L’adozione di semplici misure può spesso condurre a miglioramenti sostanziali. Va inoltre aggiunto che, spesso, non è nemmeno necessario disporre di competenze specifiche per essere in grado di individuare potenziali rischi e di decidere come affrontarli. Di norma basta il buon senso.

Il successo di una azienda è prima di tutto il successo dei dipendenti: la combinazione delle competenze, dei talenti, dell’impegno e della dedizione di queste persone. È per questo che i datori di lavoro, cercano di attrarre e assumere i candidati migliori, di investire nella loro formazione, di sviluppare le loro carriere e di retribuirli adeguatamente affinché restino nella  azienda e inoltre che siano sempre motivati. Un altro fattore che può facilitare l’attuazione di misure di sicurezza nelle piccole imprese è il fatto di avere un contatto personale, quotidiano e diretto con i dipendenti e che questi ultimi siano spesso più autonomi e personalmente coinvolti nell’elaborazione dei metodi di lavoro e nella configurazione del luogo di lavoro stesso. L’adozione di semplici misure può spesso condurre a miglioramenti sostanziali della salute e della sicurezza sul lavoro, e nella maggior parte dei settori non occorrono particolari competenze per individuare i rischi potenziali e decidere come risolverli e valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, assicurando  che ogni lavoratore riceva un’adeguata formazione in materia di salute e sicurezza, coinvolgendo  i lavoratori e i loro rappresentanti nelle discussioni riguardanti l’argomento.

Per stare al passo con i cambiamenti nel mondo del lavoro, l’investimento più sicuro per persone, imprese e governi rimane il capitale umano. La stessa sopravvivenza economica dipende dalle competenze di base, ossia alfabetiche e matematiche, dell’uomo. Il ruolo preponderante della tecnologia nella vita professionale e privata esige competenze cognitive sempre più avanzate in tutte le tipologie di lavoro (anche in quelli poco qualificati). Il ruolo del capitale umano è oggi più importante che mai, anche grazie alla domanda crescente di competenze e capacità socio-comportamentali. Le professioni che richiedono interazione interpersonale non saranno facilmente sostituite dalle macchine. Tuttavia, per avere accesso a tali professioni, occorrono solide competenze socio-comportamentali che si acquisiscono nella prima infanzia e che vengono poi modellate nel corso della vita. Il capitale umano è fondamentale, perché oggi le esigenze in termini di versatilità sono maggiori. Fortunatamente, le soluzioni non mancano. Per prepararsi all’evoluzione della natura del lavoro, i paesi dovrebbero iniziare a investire maggiormente nello sviluppo della prima infanzia, in quanto rappresenta una strategia efficace per costruire competenze preziose indispensabili sui futuri mercati del lavoro. È possibile anche promuovere il capitale umano facendo in modo che l’istruzione dia risultati in termini di apprendimento. Per soddisfare le esigenze evolutive del lavoro, in modo più ampio, saranno, probabilmente, necessari degli adeguamenti delle competenze al di fuori dell’istruzione obbligatoria e dell’occupazione formale. È possibile, pertanto, ricorrere all’istruzione terziaria e alla formazione destinata agli adulti in modo efficace. Fra gli ostacoli all’investimento nel capitale umano, vi è la carenza di incentivi politici. Sono pochi i dati disponibili relativi alla capacità dei sistemi sanitari ed educativi di generare capitale umano. Questa carenza osteggia la formulazione di soluzioni efficaci, la ricerca del miglioramento, e la capacità dei cittadini di porre i governi di fronte alle loro responsabilità. Il progetto della Banca Mondiale sul capitale umano, descritto nel presente studio, è stato elaborato per affrontare le lacune degli incentivi politici e imprimere l’impulso necessario a investire in capitale umano. Anche l’assistenza sociale e i sistemi previdenziali dovrebbero essere adattati alla natura mutevole del lavoro. Il concetto di universalismo progressivo potrebbe essere un principio guida verso una copertura più estesa, soprattutto nell’economia informale. Una volta istituita la protezione sociale, il passaggio da un lavoro all’altro diventa più agevole grazie a norme flessibili in materia di lavoro

Maria Ragionieri

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