«Mammaaaa, sto uscendo… Ciao!».
Lo zaino già sulle spalle, la felpa con il cappuccio di ordinanza a coprire la testa e la fretta in corpo, Riccardo era pronto a guadagnare la porta di casa, per sfuggire a sua madre!
«Riccardo, aspetta un pò…ieri sera… Ehi, mi ascolti??? Niente, se n’è andato! Ah, ma quando torna, mi sente!»
Tutto il malessere di Riccardo era cominciato con l’arrivo nella sua classe di Laura: i suoi si erano separati, e la madre aveva scelto di tornare a vivere nella sua città di origine.
«Riccardo – gli aveva detto pochi giorni dopo la coordinatrice di classe, una seconda liceo scientifico – il Consiglio di classe ha pensato che tu potresti essere il tutor di Laura: aiutala a integrarsi!»
Riccardo aveva preso sul serio il suo compito e in breve si era letteralmente perso nei grandi occhi azzurri di Laura, ed era diventato la sua ombra, come lo prendeva in giro la mamma.
«Passami il tuo quaderno, Ric…fammi copiare, gli esercizi! Non mi va di sentirmi dire dalla prof: “Non va bene così! Ti inserisco nel gruppo del recupero pomeridiano e avviso tua madre!” Voglio uscire il pomeriggio IO, non rinchiudermi a scuola! Ah, ecco che Francesca, quella della quarta B, che mi sta scrivendo…fammi leggere! Siiiii, oggi, alle 3 andiamo al centro commerciale! Dài, passami il tuo quaderno! Uh, che noia ‘sta roba! Ah, senti Ric, sabato vado a dormire da Francesca: abbiamo tutto il campo libero… i suoi genitori stanno fuori! Vuoi venire? Ci divertiamo!»
«Sabato ho la partita di basket!»
«Ecco, bravo divertiti con il basket! Noi abbiamo in mente altro e troveremo chi non si fa certo pregare! Vai, vai a giocare! E fai i compiti, mi raccomando! Così, almeno ti rendi utile! Non fare quella faccia! Ti sei offeso! Che noioso! QUANTO SEI PESANTE!!!» gli aveva urlato sgarbata. Laura non chiedeva, disponeva e si aspettava che tutti fossero d’accordo. Riccardo era rimasto ferito, ma cercava di giustificarla: “ E’ per la situazione che vive in casa! Anch’io starei nervoso, se mia madre mi scaricasse addosso i suoi malumori e mio padre praticamente non esistesse!”
Le compagne di classe, avevano un’idea diversa su Laura: avevano capito meglio di Riccardo il carattere Laura e non la cercavano mai!
Pensieroso e confuso, Riccardo non riusciva più a divertirsi, a concentrarsi, e persino mangiare e dormire erano diventati un problema!“Non capisco più che devo fare!In classe mi distraggo e a basket non funziono come prima! Anche il coach se n’è accorto! Non riesco più a mangiare senza sentire nausea, mi sento uno schifo …Mia madre mi sta addosso ed io sto deludendo tutti! Devo far qualcosa!”
Al parco in centro, Riccardo sapeva di poter trovare la soluzione ai suoi problemi: c’era sempre qualcuno con la sostanza giusta, e lui ne aveva bisogno!
«Sono un amico di Luca. Voglio quello che dài a lui!» disse Riccardo al pusher sgangherato.
Un attimo dopo aver sganciato i soldi, Riccardo aveva in mano il suo biglietto per l’inferno!
Fu un passante a dare l’allarme: «Mandate un’ambulanza, presto! Un ragazzo è steso a terra qui al parco vicino al mare…no, non so chi è, non so cosa gli è successo, ma non risponde e rantola!»
I sanitari arrivarono sul posto appena in tempo per evitare danni irreversibili, ma in ospedale le analisi furono chiare e fugarono ogni dubbio sul malore di Riccardo!
Sono passati mesi da allora e Riccardo con l’aiuto dei suoi e di uno psicologo ha ritrovato lentamente se stesso.
Oggi, è a scuola, per raccontare la sua storia durante l’assemblea d’istituto, organizzata proprio sul tema delle dipendenze: «Le pasticche vi fregano, ragazzi! Sembrano semplificare i problemi, ma in realtà vi anestetizzano, con il rischio di non svegliarvi più o farvi vivere poco e male! Non date retta a chi vi dice che non valete niente! Stanno parlando di loro stessi, non di voi! Fermatevi a riflettere almeno un secondo, PRIMA di farvi del male da soli! Non dite “Non sapevo, non credevo…” Ora, sapete! Provate a giocare la partita della vita! Ne vale sempre la pena! Svegliatevi in tempo: riconoscete i veri amici, altrimenti…aria! Io sono stato fortunato e posso raccontare la mia storia, ma tanti non hanno una seconda possibilità!»
Le sue parole serviranno? Dagli applausi alla fine del suo discorso direi di sì…
Paola Giorgi