
Le recenti parole del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, esprimono in modo chiaro quello che il nostro Paese si deve impegnare a fare, soprattutto in questo momento: “Bisogna innovare per crescere, per competere. Tornare alla crescita richiede uno sforzo in termini di innovazione e investimenti, terreno dove l’Italia si colloca ancora al di sotto di altri Paesi industrializzati, per adeguarsi alle nuove tecnologie, valorizzare le capacità delle persone, sostenere la competizione”. L’innovazione non è certo l’unico fattore determinante della crescita di un Paese e del rafforzamento del suo tessuto produttivo, ma ne rappresenta un elemento cruciale. Negli ultimi anni è maturata la consapevolezza dei benefici legati all’innovazione e dell’importanza di strutturare un forte e vincente ecosistema in grado di favorirla. In questo periodo di grande cambiamento e discontinuità con il passato, l’Italia, che più di altri paesi, ha dimostrato dinamiche di crescita e sviluppo minori, deve rilanciare sostanzialmente la sua dimensione innovativa. Deve trasmettere la concezione dell’innovazione come driver principale di crescita e sviluppo, in grado di migliorare i processi organizzativi delle aziende e la qualità della vita, più in generale.
È stato questo il tema centrale della sesta edizione del Technology Forum 2017. Nel 2021 si è svolta la 10 edizione circa le innovazioni per la rinascita post-covid – The Next Revolution, l’appuntamento annuale organizzato per riepilogare la situazione del nostro Paese, capire dove si posiziona nel confronto con i più importanti player mondiali dello sviluppo e della ricerca e stabilire le priorità per l’immediato futuro. Il Technology Forum è il momento annuale culminante del percorso della Community Innotech che dal 2011, anno di nascita, riunisce oltre 350 massimi responsabili di gruppi ed organizzazioni nazionali e multinazionali, operanti nel nostro Paese, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione come leva strategica dello sviluppo in Italia. L’ultima edizione si è tenuta a Milano e vi hanno partecipato diversi protagonisti dell’ecosistema dell’innovazione, quali la ricerca, l’impresa, la finanza e le Istituzioni. Trenta relatori italiani e internazionali sono intervenuti sui temi principali dell’Open Innovation, Industria e Futuro del Lavoro. Tutti i ragionamenti, le indagini e i numeri del Forum hanno come punto di partenza una semplice domanda: “perché parlare di innovazione?”. La risposta non è poi così complessa: diversi dati confermano che elevate performance in ricerca e innovazione sono associate a tassi di crescita elevati e i paesi che hanno capito l’importanza del circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita, sono quelli che si sono dimostrati più competitivi nel lungo periodo e più resistenti alle crisi. Le ricerche sul settore confermano il netto miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della produttività se si investe nell’innovazione. Per quel che riguarda l’Italia, nonostante alcuni dati positivi, facciamo fatica ad affermarci tra i migliori ecosistemi presi in rassegna. La quota complessiva di investimenti pubblici e privati si sta contraendo, così come quella dei venture capital è ancora troppo bassa. È necessario invertire la tendenza di questi trend”. Numerosi sono gli incentivi che sono già stati introdotti proprio per stimolare le collaborazioni con enti di ricerca, poli tecnologici, università e start up, fondamentali per supportare il Paese in questa fase rivoluzionaria. Oltre a queste, negli ultimi anni sono stati indetti diversi bandi volti a finanziare progetti con lo scopo di fornire al paese un’infrastruttura tecnologica adeguata ed altre iniziative nel sistema scolastico per intervenire sulle nuove skill che le aziende si aspettano di trovare nella forza lavoro del futuro. Proprio per la difficoltà riscontrata sul mercato nel reperire figure professionali con le competenze richieste dalla rivoluzione digitale, appare fondamentale investire nella formazione delle risorse umane. L’obbiettivo principale deve essere infatti quello di ottimizzare, sia per quanto concerne la quantità che la qualità, i legami tra gli attori coinvolti in questi sistemi. Insieme questo gruppo deve provare a spostare in avanti la frontiera dell’innovazione, e cercare di anticipare i nuovi trend del mercato e le trasformazioni tecnologiche, massimizzando l’efficacia del trasferimento della conoscenza. La crescente globalizzazione dei mercati, come già detto, ha drasticamente trasformato l’ambiente competitivo in molte aziende e ha radicalmente modificato il modo di fare impresa. Non solo nei mercati stranieri, ma anche in quelli locali, queste si trovano a confrontarsi e a competere con le altre per quanto riguarda il livello dei prezzi, la tempistica e la qualità dei prodotti. Il progresso sociale ed economico e le performance aziendali dipendono in buona parte dalle capacità delle organizzazioni e degli individui di ricercare continuamente e di sfruttare le nuove conoscenze, facendo innovazione. Ne emerge che le imprese per esser competitive sul mercato dovrebbero cercare di beneficiare degli specifici vantaggi degli ambienti in cui operano, adattando la propria strategia ai diversi contesti in cui sono inserite. Alcune imprese infatti hanno sentito la necessità di accogliere la sfida della quarta rivoluzione industriale, ci si stanno confrontando, iniziando a vedere i primi risultati e benefici. Eppure già i primi segnali positivi sul lato della produzione sono emersi, infatti alcune aziende hanno affermato di aver riscontrato un certo aumento della produzione ed un fatturato in crescita. Queste nuove tecnologie inoltre hanno creato nuovi posti di lavoro e fatto crescere il numero dei dipendenti, portando ad un miglioramento globale dell’efficienza interna aziendale. Questo è comunque il percorso che si è intrapreso in quanto progresso e tecnologia sono processi inarrestabili e quindi è importante che il nostro Paese non subisca passivamente tale rivoluzione ma cerchi di promuoverla in modo attivo perché il cambiamento epocale è ormai in atto e quindi è necessario cercare di affrontarlo al meglio.
“l’ingegno si raggiunge con la sapienza.”
La Scala ti spinge a cercare l’eccellenza.
L’ingegno è un fatto italiano: così lo stile, la funzionalità, l’eleganza. Ma l’ingegno è anche l’esaltante ricerca della bellezza, la grande tradizione della nostra industria della velocità. La moto è il desiderio di libertà per generazioni e generazioni di italiani. Dopo la II Guerra Mondiale, il design esplode e impone, nei modelli di moto, i caratteri guida della creatività italiana: snellezza, proporzione, intelligenza meccanica. Un risultato che vive nell’arte povera a partire dal 1967. Non conta la “povertà” dei materiali, ma la loro capacità di essere azione, racconto, ambiente.
Delle grandi scoperte tecniche e delle teorie che hanno modificato il modo di pensare e di vivere degli uomini, buona parte del merito va a inventori e scienziati italiani. Geni risaputi come Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Alessandro Volta e geniali semisconosciuti, ma che hanno tutti un tratto in comune: con le loro scoperte, le loro teorie e le loro intuizioni hanno cambiato anche la vita di noi tutti. E sono tutti italianissimi…
Ricerca, tecniche costruttive, moda, agroalimentare, mezzi di trasporto, ma anche semplici oggetti di uso quotidiano ormai diventati indispensabili. Agli Italiani dobbiamo questo e molto altro: è infatti a loro che sono da attribuire molte delle scoperte e delle invenzioni che, nel corso dei secoli, hanno caratterizzato la nostra esistenza, il nostro vivere comune. Oggetti a cui spesso dedichiamo poca attenzione, perché li diamo per scontati e li consideriamo parte della nostra quotidianità. Il costo del carburante sta ormai diventando un problema serio, tra incrementi naturali dovuti al costo del greggio e le varie accise imposte dal Governo nelle varie manovre finanziarie. Da un ristoratore italiano con la passione per le invenzioni arriva però un’idea… È di un italiano di Varese la geniale invenzione che ha trovato il modo di percorrere più di 100 km con due litri di benzina.
“Dammi un punto e ti solleverò il mondo”
Si chiama Leonardo Grieco ed è un ristoratore italiano l’uomo che ha ideato il Kinetic Drive System (KDS). Questa geniale invenzione ha provato che è possibile percorrere ben più di 100 km con due litri di benzina. Considerando l’aumento costante del prezzo del carburante è davvero un’idea a dir poco geniale. L’invenzione porta la firma di Leonardo Grieco, un meccanico di lungo corso di Saltrio (Varese), uno di quelli che si è “guadagnato i galloni in officina – come dice lui stesso -, in anni di lavoro”, sporcandosi le mani oltre ad usare la testa. Dopo essere stato brevettato, il KDS ha ottenuto dalla motorizzazione svizzera l’autorizzazione a essere montato sui veicoli e in un’officina del Canton Ticino è già possibile farlo con poco meno di 2 mila euro. Leonardo spiega che il sistema è composto da una centralina che interviene sul funzionamento della frizione. “Una volta accelerata la massa, la macchina resta su un numero di giri ottimale. A ogni cambio marcia, grazie a questo sistema si risparmiano 700 giri motore. Infatti, mentre normalmente si scende al minimo di giri, in questo caso si utilizza il motore soltanto quando dà la coppia migliore, fra i 1700 e i 2300 giri. Praticamente a parte lo spunto iniziale, la macchina viaggia quasi sempre a basso regime. Basta dare un colpo di gas ogni tanto e ci si mantiene a velocità di crociera. Il pedale della frizione non c’è e per cambiare si usa solo la mano” – dice infatti il meccanico. Da buon innovatore, ha prima provato la sua idea sulla propria auto, una vecchia Skoda 1900 turbo diesel. A questo proposito afferma: “Ho già fatto 50 mila chilometri con questa macchina e i risultati sono sorprendenti. Questa auto, che oggi ha 290 mila chilometri, fa abitualmente attorno ai 500 chilometri con un pieno, da quando ho montato il sistema Kds sono stabilmente sopra i mille.” Questa scoperta potrebbe valere metà del combustibile mondiale.
Maria Ragionieri