L’altruismo è l’azione che un individuo può compiere a vantaggio di una o più persone senza aspettarsi alcuna ricompensa esterna concreta è un’azione compiuta al fine di beneficiare un’altra persona è il desiderio di aiutare un’altra persona anche se comporta un costo personale e senza l’aspettativa di ottenere qualcosa in cambio.
L’egoismo è sempre stato messo in primo piano per individuare una causa ai problemi dell’uomo e della società. Niccolò Machiavelli, considerato il fondatore della scienza politica moderna, intendeva gli eventi storici come ciclici: questo doveva significare che l’uomo avesse un’impostazione di base innata che alla lunga nella storia lo spingesse ad agire sempre nello stesso modo; questa impostazione, diceva il politico, era data da impulsi naturali e di conseguenza immutabili, per lo più egoistici. Quindi, seguendo questa considerazione, l’egoismo risulta essere intrinseco nell’uomo; da ciò il pessimismo di Machiavelli nei confronti della società, destinata ad un incessante peggioramento che solo le buone leggi potevano frenare.
Per costruire una società in cui i singoli cooperino generosamente e senza egoismo al bene comune, come dice Dawkins bisogna cercare di insegnare generosità e altruismo, perché siamo nati egoisti. Bisogna cercare di capire gli scopi dei nostri geni egoisti, per poter almeno avere la possibilità di alterare i loro disegni, qualcosa a cui nessun’altra specie ha mai aspirato. C’è davvero bisogno di insegnare l’altruismo per arrivare al bene comune? Dobbiamo quindi arrivare a cambiare la nostra natura che Machiavelli dice essere immutabile? In alcune situazioni ci accorgiamo che in quel determinato momento il bene dell’altro va messo al primo posto rispetto al nostro, perché fare quello altrui comporta anche il nostro bene: ma, così, il bene dell’altro è condizione del nostro bene. Forse è in questa direzione che dobbiamo guardare per un’adeguata concezione dell’altruismo e del bene che facciamo gli altri. Se tra mille altruisti nascesse un egoista, alla lunga sarebbe lui a vincere: tutti si prodigherebbero anche per il suo bene mentre lui non sprecherebbe le proprie energie per gli altri. Col tempo diventerebbe il più forte del suo gruppo e nella competizione per la vita trionferebbe, facendo più figli, che a loro volta erediterebbero il suo egoismo, propagandolo ulteriormente. L’altruismo si estinguerebbe in fretta dalla faccia della terra. Questo pianeta di primati pure sapiens. L’egoismo individuale e parentale è spesso imperfetto, nel senso che può essere bilanciato da un vantaggio di un gruppo appena più largo, oppure della comunità e di specie. L’evoluzione, infatti, accade a più livelli di selezione ed è ambi o plurivalente: tendiamo a essere meno egoisti e più altruisti quando sentiamo (in teoria e in pratica) di appartenere a un insieme. In un mondo dilaniato da diseguaglianze feroci e da conflitti violenti, abbiamo un grande bisogno di altruismo efficace verso i sapiens e il vivente: niente di solo emotivo o istintuale, niente autolesionismi o sprechi. Fare ciascuno di noi più bene possibile in cerchi morali concentrici sempre più ampi: sé stessi, i parenti stretti e allargati, la propria comunità, le proprie scelte di empatia e solidarietà, il proprio contesto istituzionale, gli otto miliardi della propria specie, gli ecosistemi. Certo, è inutile dividerci in buoni e cattivi: ereditiamo dal nostro passato evolutivo la capacità di fare il meglio e il peggio al contempo. Tanto vale allora capire, prima o poi, una volta per tutte, che e quanto conviene donare e donarsi, ognuno attraverso un personale consapevole cammino.
Il bioeticista e ricercatore di filosofia della scienza descrive le basi serie e oggettive per diventare sapienti “donatori”, intelligenti e felici cioè possiamo fare del bene o prevenire malori e dolori: chiunque ha la possibilità di salvare o migliorare in modo radicale la vita di decine, se non centinaia, di altre persone che oggi si trovano in una condizione di sofferenza, pericolo o povertà, senza gesti straordinari o eclatanti e senza danneggiare sé stessi o altri. Praticare l’altruismo attraverso il dono o il volontariato può essere un modo per migliorare il proprio carattere e diventare persone più virtuose, informate e in grado di rispecchiare i valori in cui crediamo. In molti casi, quando si agisce per il bene degli altri, si ha un ritorno positivo anche per sé.
Maria Ragionieri