Ci sono peculiarità del femminile che chiedono attenzione e cura, che appartengono ad un mondo con una sua storia antica che ha radici profonde che, oggi ancora e più che mai, chiedono di essere guardate, curate, amate e rispolverate. Si parla tanto di parità di genere e ruolo delle donne, in un dibattito scoppiato all’inizio dello scorso secolo e mai sopito. Tanto è stato fatto, almeno in superficie, al punto da sembrare quasi superfluo ribadire il concetto che le donne abbiano pari diritti e pari opportunità degli uomini. Eppure dalle cronache quotidiane sappiamo che ai progressi culturali non sono seguiti i fatti, se ancora sono tanti i femminicidi, se la disparità di reddito nelle stesse posizioni lavorative è ancora grande, se i ruoli apicali o manageriali sono di fatto riservati agli uomini, se la povertà è più forte tra le persone anziane di sesso femminile che di quello maschile. Non è da fare di tutta l’erba un fascio, o perpetuare luoghi comuni e ormai di moda, ma il femminile oggi chiede ancora di essere risollevato, guardato con particolare attenzione, ascoltato e visto. Una realtà che ancora chiede di essere scoperchiata. Accudita e ascoltata. So bene che anche il maschile vive in un’epoca di smarrimento e che tutti siamo in evoluzione, tuttavia sento che il potere femminile sta chiedendo a gran voce di poter riemergere. Ancora, e di fortificarsi. Ed essere protetto.
Essere donna ancora oggi e, anzi, oggi ancor di più, ha bisogno di sostegno perché possa risvegliarsi a quegli antichi ritmi e poteri che tanto mancano.
Ci manca la connessione con noi stesse, ci mancano gli incontri autentici, ci manca l’anima che possa respirare. Ancora troppa la violenza, ancora troppe le dipendenze affettive, ancora troppe egregore che inconsciamente (e parlo di inconscio collettivo) agiscono e creano una realtà chiusa e mortificante. Quante donne, per non soccombere, si omologano ad un maschile duro e arrabbiato, emulano il potere maschile per farsi strada, schiacciando i loro bisogni e la loro femminilità così unica. Quante donne spaventate dal potere maschile che, anch’esso smarrito, usa forza e disprezzo pur di non contattare il vuoto che ha dentro? Quante ancora vivono da vittime nelle loro realtà chiuse, perse e smarrite?
Ci hanno insegnato che l’uomo, per esserlo, deve essere sempre forte e la donna, sempre accondiscendente. Ne è uscito un uomo spaventato che usa violenza per non farsi vedere fragile, e una donna arrabbiata o silenziosa che, nella sua solitudine, non si sente degna di amore e di essere vista e ascoltata. Ce lo hanno detto i nostri padri e le nostre madri, che hanno respirato aria di violenza e di malsani legami, ce lo dice la società quando non supporta la maternità, ce lo conferma la violenza sulle donne crescente, o la ricerca di un’immagine perfetta di tante fatiche (che derivano in quelle patologie così comuni, come anoressia e depressione, curate senza tener conto delle radici antiche di un’anima che non sa trovare la sua fisicità perché non vista e non nutrita di ossigeno).
Penso a tutte le donne che potrebbero dare il loro contributo unico di donne potenti e che invece si strozzano tra mille ruoli diversi, senza tregua, senza un respiro, che cercano di essere all’altezza sempre, di attese che seguono logiche maschili.
La discriminazione della donna è stata ed è uno dei fenomeni negativi che colpisce tutto il mondo. La sua condizione ha subito molti cambiamenti, influenzata dagli aspetti sociali, politici e culturali del Paese in cui vive. Anche nel passato la donna era considerata inferiore all’uomo. Dalle antiche civiltà ad oggi, fortunatamente, la sua condizione ha subito un’evoluzione positiva. Purtroppo, la donna è ancora sottomessa all’uomo in alcuni Paesi (come quelli dell’Africa, dell’Asia, del Medio Oriente e del Sud America). Nell’Antica Roma, le donne non potevano partecipare all’attività politica. Anche nell’Antica Grecia non avevano diritto di voto, Nel Medioevo, la loro situazione non migliorò: la donna era considerata un oggetto, era sottomessa al padre, finché questi non la vendeva ad un uomo. Durante le insurrezioni, quando la guerra portava gli uomini a lottare, le donne li sostituivano nelle fabbriche, ma avevano salari molto inferiori. Sono trascorsi anni di lotte e sacrifici per l’affermazione della donna nella società e per la conquista della libertà. Trent’anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne. Questo trattato ha ottenuto risultati importanti, ma c’è ancora molto da fare perché ci sono donne che vivono in condizioni di isolamento e di sottomissione. Oggi è difficile la vita delle donne nel Medio Oriente; la loro condizione è legata all’Islam. Secondo il Corano, la donna è uguale all’uomo. Le donne sono sottoposte all’autorità prima del padre e poi del marito. Non hanno libertà di movimento e di espressione, non possono lavorare e guidare l’automobile, nei negozi e nei locali pubblici hanno entrate separate da quelle degli uomini, non possono andare all’estero se non accompagnate da un “maharam”, oppure devono avere un consenso scritto da parte di un parente maschio. La situazione sta migliorando in Arabia Saudita, dove molte donne frequentano la scuola, e vanno all’università. In Afghanistan, negli anni cinquanta le donne avevano iniziato l’emancipazione, andando a lavorare, frequentando l’università e vestendo all’occidentale, inoltre potevano uscire liberamente e non avevano l’obbligo del velo. Quando i Talebani salirono al potere, venne approvato un duro regime che limitava molte libertà alle donne. Esse furono considerate esseri inferiori, non avevano più il diritto all’istruzione e all’assistenza sanitaria. In Cina le donne sono considerate da sempre inferiori agli uomini ed educate alla sottomissione e all’ubbidienza al padre, ai fratelli e al marito, anche in passato non avevano un ruolo sociale, politico e culturale. Le figlie femmine, nelle famiglie povere, erano uccise, o abbandonate o vendute. Quando diventavano adulte, dovevano sposare l’uomo scelto dal padre, oppure diventavano concubine di potenti signori o dame di compagnia. Dolorosa era la pratica della fasciatura dei piedi, oggi fortunatamente poco usata. La pratica aveva lo scopo di limitare la libertà e accentuare la fragilità e la sottomissione all’uomo. Oggi la legge stabilisce la parità tra uomini e donne, ma ci sono ancora molte difficoltà: nel mondo del lavoro sono gli uomini che occupano i posti migliori e fanno carriera. Anche nel Sud America, come in Cile, la donna ha un ruolo inferiore, è esclusa dalla vita politica e dall’istruzione. La situazione della donna è dura anche in Africa. Per esempio nella società algerina maschilista, le donne sono escluse dalla vita pubblica e politica, devono coprirsi con veli, non hanno libertà di espressione e il padre o i fratelli decidono l’uomo che dovrà sposare. La poligamia è presente e la donna non può opporsi ad essa. L’uomo può divorziare quando vuole, invece la donna no. In Occidente, nei Paesi industrializzati, come l’Italia, le donne sono libere e hanno gli stessi diritti degli uomini, però ci sono ancora differenze di tipo sociale ed economico perché i posti di maggior prestigio e ben pagati sono occupati soprattutto dagli uomini.
Le disparità di genere costituiscono uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà. Il tema della parità dei sessi ha ottenuto una notevole visibilità ma non è stato possibile affrontare altre tematiche importanti, come la violenza sulle donne, le disparità economiche e la scarsa presenza delle donne negli organismi decisionali a livello politico. L’Obiettivo principale mira a ottenere la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze (compresa l’abolizione dei matrimoni forzati e precoci) e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione. Dunque, la finalità del programma dell’ONU 2030 è di garantire il progresso economico del pianeta e dei popoli senza compromettere le risorse ambientali per le generazioni future, riducendo disparità e ingiustizie. “Leave no one behind”, “nessuno escluso”, motto eloquente del documento programmatico, per dire che lo sviluppo auspicato dovrà portare beneficio a tutte le aree geografiche e a tutti gli esseri umani. L’interdisciplinarietà deriva dal fatto che “la sostenibilità, ed i termini che da essa derivano (lo sviluppo sostenibile), appartengano alla medesima classe di quei pochi concetti chiave che stanno alla base di ogni democrazia liberale – come uguaglianza e libertà – che sono scritti esplicitamente nei documenti fondatori degli Stati Uniti. Termini come questo sono chiamati “nozioni essenzialmente controverse”, intendendo con ciò che esistono continue ed interminabili dispute circa il significato ed il grado per il quale si può ottenere tutto ciò che viene indicato dal concetto” questa definizione- in senso generico intesa nelle sue tre sfaccettature: la dimensione ambientale, la dimensione economica “costruita dagli individui con il loro lavoro e il loro sapere, la dimensione sociale costituita dagli individui che intessendo relazioni tra loro creano le comunità e gli stessi stati. Essi prendono in considerazione una serie di bisogni sociali quali l’educazione, la salute, la protezione sociale e le opportunità di lavoro, affrontando, nel contempo, il cambiamento climatico e la protezione ambientale. In questo senso assume una particolare importanza valutare i progressi in ottica di genere, perché un modello di sviluppo che non riduce le disparità di genere non è di fatto sostenibile e non può portare a un reale progresso. Uno dei suoi obiettivi dichiarati è quello di promuovere il pieno raggiungimento degli obiettivi globali per donne e ragazze, supportando la società civile nella definizione di leggi, politiche e programmi tesi al raggiungimento degli standard in modo da portare effettivo beneficio alle donne di tutto il mondo.
“il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”
Maria Ragionieri