
La notizia di questi giorni, fra le tante, è la profonda crisi di governo in cui è precipitata l’Inghilterra. Già si parla di chi potrebbe prendere il posto di Boris Johnson prossimamente. Durante la mia permanenza ad Oxford, ho avuto modo di visitare la città, gli esclusivi colleges e le biblioteche senza tempo in cui è possibile studiare libri antichissimi immergendosi in un contesto più vicino al mondo di Harry Potter che non al nostro. Non è un caso che molte scene della saga siano state realizzate qui. Oxford è stata anche la location di alcune sequenze della serie The Crown. Da queste parti è facilissimo trovare qualcuno che conosca la storia della città come le sue tasche. E quel qualcuno inizierà il suo racconto dicendovi che Oxford è il luogo dove tante figure importanti hanno studiato. Citeranno sicuramente l’autore di “Alice nel Paese delle meraviglie” oppure “Oscar Wilde”. Solo alla fine vi riveleranno che qui si formò l’attuale premier britannico Boris Johnson. Quando ho chiesto cosa ne pensasse di lui il popolo inglese la risposta è sempre stata: “discutibile”.
Che adesso Boris sia quasi alla fine del suo percorso non mi stupisce.
Mi stupisce, però, come una “tempesta di governo” come quella inglese abbia fatto così tanto scalpore. In Italia alle tempeste siamo costantemente abituati. Solo negli ultimi dieci anni si sono succeduti una decina di “protagonisti”. Aldilà della prima ondata di Covid-19, in cui il governo ha mostrato una compattezza quasi senza precedenti, la percezione è quella di avere una politica che non è in grado di fare politica continuativamente. I problemi, i grandi problemi, son sempre rimasti nel nostro Paese: nel giro di 20 anni poco o nulla è cambiato nelle regioni più contaminate dalla mafia.
I liberi professionisti a partita IVA in Italia ogni anno pagano cifre sconcertanti, ricevendo pochissimi benefici.
Non parliamo, poi, delle spese che una famiglia deve sostenere ogni giorno per sbarcare il lunario. Avere un figlio in Italia costa quasi un terzo del reddito, secondo Will Ita. Negli altri Paesi OCSE parliamo del 16% del reddito totale.
Le condizioni di precarietà che molti giovani vivono rendono difficile diventare indipendenti dal nucleo familiare d’origine.
La percezione che si ha andando in giro per le strade del nostro bellissimo Paese è che lo Stato non sia sempre dalla parte del cittadino. È una sensazione che poi non ti porta ad avere fiducia, e conseguentemente questo ha un effetto negativo anche nella vita di tutti i giorni. L’incertezza porta ad avere meno aspettativa nel futuro, porta a investire risorse con meno decisione. Porta a non avere continuità.
E anche nel mondo del cinema e della creatività, ho la sensazione che ci troviamo in un periodo storico in cui andiamo un po’ a tentoni.
Eppure, esempi come “Jeeg Robot” ci dimostrano che l’Italia è pronta a cambiarsi finalmente i vestiti, indossando cose nuove e uniche!
Un altro esempio di grande coraggio è proprio la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che quest’anno raggiunge la sua edizione numero 79!
Nel tempo e nello spazio Venezia è diventata un’icona di cambiamento, di inclusione, di film rimasti indimenticabili.
È proprio questo che ci serve: cose indimenticabili, cambiamento, inclusione.
Una volta per tutte dovremmo guardarci allo specchio e cambiare ciò che non funziona. Una volta per tutte, dovremmo affrontare i nostri fantasmi.
Quando non avremo condizioni di lavoro così precarie, quando i nostri figli non rappresenteranno una spesa difficile da sostenere, quando riusciremo a vincere contro la corruzione e le mafie, allora sentiremo una brezza leggera accarezzare le nostre spalle. Ci verrà da sorridere. Sarà una sensazione nuova. È la sensazione che qualcosa stia davvero cambiando. È un vento leggerissimo, che spinge i nostri passi verso la direzione giusta.
Marco Cassini