La Fabbrica di Olinda, dove si cucinano storie

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Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di riconvertire l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano e dare un futuro a persone con problemi di salute mentale.

Teatro, bistrot, ristorante, ostello, catering, parco… La Fabbrica di Olinda è tutto questo e molto di più. Nata nel 1996 come progetto di riconversione dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, alla periferia nord della città di Milano, la cooperativa sociale ha avuto subito le idee chiare: “Volevamo fondare una città là dove non c’era, trasformare il Paolo Pini in un luogo di cultura e di vita partecipata”, spiegano i fondatori. E così è stato. Il punto di partenza è stato quello di ricostruire contemporaneamente biografia e identità delle persone e riconvertire gli spazi chiusi in luoghi aperti. 

Ci piace l’idea che il confine tra realtà e finzione sia penetrabile, che le fantasie e i desideri possano diventare materiali, che le materie e le pratiche di lavoro diventino occasione per sognare, che una persona in difficoltà possa diventare protagonista della propria vita, quando supera i confini, cambia il quotidiano, naviga in acque non ancora esplorate, ricostruisce identità. Per questo c’è bisogno di un progetto collettivo un’impresa sociale. Costruiamo opportunità per lavorare, abitare e stare con gli altri. Facciamo torte, salute, cultura, cocktail, errori, relazioni, feste, formazione, riunioni (tante), bilanci, calcio, contratti di lavoro a tempo indeterminato, laboratori di teatro, ristrutturazioni e non nascondiamo di avere paura che il cielo ci possa cadere sulla testa” con queste parole si descrive l’Associazione Olinda.

Oggi Olinda offre lavoro a più di quaranta persone svantaggiate ed è diventata un luogo d’incontro speciale per artisti e registi di ogni parte del mondo. In estate Olinda organizza Da vicino nessuno è normale, uno degli eventi più attesi in città, con spettacoli teatrali di respiro internazionale. “La scelta del teatro, come strumento di dialogo con la città, ha permesso di dare nuova vita al luogo, passando attraverso le storie delle persone – la negazione della soggettività, la perdita degli oggetti personali e di conseguenza dell’identità erano le pratiche di spoliazione manicomiale – senza che le storie fossero solo un atto di denuncia. Il teatro ha introdotto la parola poetica, la metafora dei grandi testi, la distanza, l’emozione collettiva, la riflessione sul proprio tempo, ha restituito il senso di comunità.

Al festival si affiancano numerose attività di reinserimento e inclusione sociale: il Teatro Lacucina è il gruppo teatrale che produce spettacoli e organizza laboratori in quella che, un tempo, era la cucina dell’ospedale e dove oggi “si cucinano storie”. 

Il ristorante Jodok Pizza e Cucina di Olinda accoglie gli avventori con i suoi tavoli all’aperto e la sua cucina tradizionale con un occhio di riguardo alla stagionalità e al km zero. Questo luogo è diventato un tramite quotidiano tra il dentro e il fuori, un punto d’incontro di persone molto diverse fra loro, che difficilmente s’incontrerebbero in altri luoghi in città. Dall’esperienza di Jodok è nato l’OlindaCatering con il compito di portare in città la competenza ventennale nel campo della ristorazione. Il servizio propone menu per ogni occasione e ricevimento, con un occhio attento alla sostenibilità: i piatti infatti vengono realizzati scegliendo materie prime di piccole aziende e produttori locali e utilizzando per il foodservice solo prodotti in Mater-Bi, bioplastica biodegradabile e computabile di Ecozema. OlindaCatering rappresenta un sistema delle opportunità grazie al quale persone con problemi di salute mentale si avvicinano al lavoro, scoprono le loro capacità, crescono, scelgono che “cosa fare da grandi”. 

Da queste esperienze nel campo della ristorazione Olinda ha aperto al Teatro Elfo Puccini di Milano il suo Bistrōlinda, dove mescolare la cultura dell’accoglienza con il buon cibo e l’inclusione sociale. Nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana, cotture leggere che esaltano i sapori, incursioni di ricette etniche, dolci sempre fatti in casa, sfiziosi piatti vegetariani e vegani, scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali: è l’offerta di Bistrōlinda che mette al centro il cibo come strumento per superare i recinti dello spazio e della mente.

Infine tra i numerosi progetti di Olinda c’è l’OstellOlinda, un esperimento ben riuscito di accoglienza integrata, in cui l’ospite diventa parte di una comunità. Sotto lo stesso tetto l’ostello infatti ospita turisti, lavoratori, gruppi, compagnie teatrali e persone coinvolte in percorsi di salute mentale.

Un’esperienza quella di Olinda che dimostra come sia possibile trasformare un territorio prima “nemico” della città e dei suoi abitanti, in un luogo in cui ci si possa riappropriare della propria esistenza, trovando opportunità per riannodare i fili spezzati della propria vita. Un’esperienza umana e sociale virtuosa che ha trasformato l’ex Manicomio cittadino in uno strumento d’integrazione, socializzazione e accettazione dell’altro.

Piera Pastore

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