Il Presente che non sappiamo più interpretare

0
67

La diseguaglianza sociale sarà probabilmente il tema centrale del prossimo decennio. La “quarta rivoluzione industriale”, come la chiamano in molti, ci lascerà un mondo pieno di nuove tecnologie in grado di sostituire l’essere umano in diversi lavori e in diversi campi. Cambieranno, quindi, le mansioni lavorative che l’uomo potrà svolgere per avere uno stipendio fisso e sentirsi importante nella società. Sarà un periodo in cui, sempre di più, avremo bisogno di ingegneri informatici, fisici, matematici. La società che si apre alle porte di questo nuovo, caldissimo secolo (scriviamo questo articolo quando in Svezia si sono toccati i 20 gradi a fine ottobre!), avrà bisogno quindi di menti scientifiche. Non sarà un salto facile, visto che il 38% degli studenti dichiara di odiare la matematica in Italia. 

Tanti, tantissimi potrebbero rimanere senza un lavoro, perché tanto “la macchina farà tutto da sola, e anche meglio dell’uomo”. Da una parte potrebbe essere un bene. Pensate alla guida autonoma: se davvero riuscissimo a ridurre gli incidenti con la guida automatica e l’intelligenza artificiale sarebbe una vittoria.  

Oppure pensate alla facilità con cui può essere acquistato un biglietto del treno al giorno d’oggi: basta un click, vero? Beh, basta un click per chi è nato fra gli anni ’80 e gli anni ‘2000. C’è una grande fetta di popolazione che non è assolutamente in grado di usare le nuove tecnologie, perché viene da un’epoca diversa, in cui l’uso dei computer e della lingua inglese non era necessario come al giorno d’oggi. Da Milano a Palermo, c’è un mare di gente che sa usare un cellulare solo per chiamare o mandare un messaggio. 9 milioni di italiani non sanno usare WhatsApp. 

La tecnologia non è una lingua capita da tutti. 

E questo inevitabilmente porterà una enorme fetta di popolazione a sentirsi “fuori dal mondo”. 

C’è poi un altro aspetto che va considerato: per molti lavorare è un modo per dare un senso alla propria vita. Per molti è un modo per uscire dal buio della dipendenza dal gioco d’azzardo, dall’alcol, o dalle droghe. 

Per molti altri è un modo per costruire una famiglia coltivando il sogno di avere dei bambini. Da qualunque punto di vista vogliate guardarla, il lavoro nobilita l’uomo. Se la società moderna perderà molti posti di lavoro per lo sviluppo tecnologico, dove vanno a finire tutte quelle persone che in una “vita normale” ripongono le loro sicurezze e il loro credo? 

Se la gente non lavora più rischia di deprimersi. 

Se la gente non si sente a proprio agio dentro una società troppo tecnologica, anche. 

E questo aumenterà di sicuro la diseguaglianza. 

Quindi? Cosa fare? Abbandonare lo sviluppo tecnologico? 

Non può essere questa la soluzione. 

Il cinema può aiutarci a trovare una soluzione? Difficile: il presente è davvero molto diverso da come ce lo eravamo immaginato. Anche se molte cose le avevamo ampiamente predette. 

Quando si parla di lettura del futuro si cita sempre il capolavoro di Ridley Scott, “Blade Runner”. In questa pellicola, la più bella e struggente del cinema di fantascienza, il protagonista deve eliminare dei replicanti, macchine intelligenti dalle sembianze umane, per molti aspetti superiori agli esseri umani stessi. 

I replicanti, però, possono vivere solo per un periodo di tempo estremamente limitato.

È un film splendido per la dualità affascinante fra l’uomo e la macchina. È una pellicola profondissima, emozionale. Scott immaginava un futuro piovosissimo. Si sbagliava: non ha mai fatto così caldo in Europa e nel mondo intero come in questo periodo. 

“Blade Runner” racconta la pioggia e la cupezza accogliente degli anni ’80. Quella stessa cupezza che avvolge i brani memorabili dei Vangelis, ma che nulla a che vedere con il deserto climatico ed esistenziale dei nostri tempi. 

Si. I tempi moderni sono imprevedibili.  

Ma questo deserto, può diventare positivo? 

Forse la risposta risiede nella… Creatività. 

La creatività è la chiave che può permetterci di far vivere in armonia l’uomo moderno con il suo mondo. Attraverso la creatività possiamo trovare soluzioni atipiche, non calcolate, inaspettate, soluzioni che possono evitare la deriva della depressione in una società futura che non potrebbe comprenderci abbastanza. 

La creatività può essere la chiave per trasformare un futuro incerto in un futuro sostenibile e bello da vivere. 

Intanto chiudete le finestre e mettete la tv con l’audio a palla: “Blade Runner” sta per cominciare, e forse quella pioggia acida che accompagna il film ci farà quasi venire la malinconia di un futuro che non abbiamo mai vissuto. 

Marco Cassini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui