Tino, il cinema Apollo e Penelope Cruz
Tino è un settantenne nato a Teramo, dalle parti di Viale Bovio, che all’età di 22 anni si è trasferito a Modena perché la sua mamma aveva trovato lavoro al nord.
Ho conosciuto Tino davanti a una tazza di thé caldo mentre fuori le luminarie natalizie addobbavano la città. È un uomo estremamente colto, Tino. Grande conoscitore del cinema, divoratore di libri accanito, scrittore all’occorrenza, eppure tutte le sue doti più artistiche le ha messe da parte per una vita intera.
“La cosa migliore da fare all’epoca, per aiutare mia madre, era lavorare. E così ho fatto. Dopo un po’ di girovagare sono entrato in una grande assicurazione e lì sono rimasto” e nel dirmi questo non noto neanche un accenno di ripensamento o malcontento da parte sua. “Io sono felice di aver vissuto la mia vita in questo modo. Ho coltivato comunque le mie passioni, ma sin da subito ho detto a me stesso che non avrei voluto trasformare tutto questo in un lavoro. Non avevo una famiglia abbastanza solida pronta a sostenermi e poi avevo in mente di avere dei figli, una campagna, un lavoro stabile… Una vita tranquilla insomma.
A Modena ho la mia casa, a Teramo c’è il mio cuore”.
Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di intervistare Tino. Lui, un uomo comune pieno di cultura che vede nella città di Teramo il posto del cuore.
“Come è cambiata la città in questi 40 anni?” gli chiedo io a bruciapelo.
Lui fa un sorriso, guarda la tazzina davanti a sé con uno sguardo che è un misto fra malinconia e divertimento.
“Era tutta un’altra cosa. Io vengo dal quartiere appena dietro Piazza Garibaldi, una delle piazze più importanti della città, uno snodo ancora adesso importantissimo. Ecco, io e miei piccoli amici andavamo in giro per le strade di quella zona, ci spostavamo fino ai piedi del Castello Della Monica. Collezionavamo le figurine dei grandi campioni dell’Inter, che all’epoca era una delle squadre più amate del calcio italiano, ci piacevano tanti i fumetti, passavamo il tempo senza la tecnologia… Non avremmo mai immaginato di vivere, un giorno, un’epoca in cui tutto il nostro universo si racchiudeva in un rettangolo nero, il telefono. No… Per noi l’universo era fuori.
Le nostre giornate le passavamo per strada: spesso con gli altri ragazzi costruivamo dei veri e propri campetti in mezzo alla strada e cominciavamo a giocare. Se il campo era in pendenza, non era un problema. Se non avevamo una palla di cuoio nuova, giocavamo con la palla bucata o sgonfia. Ricordo che tornavo spesso con le ginocchia sbucciate perché le cadute sulla breccia facevano malino. Era un periodo storico dove era possibile praticare gli sport dappertutto. E questo mi fa pensare a quanto il trasporto su gomma si sia sviluppato oltre misura. All’epoca le auto potevano passare davvero dappertutto, ma erano molte di meno di adesso.”
“Quando si è trasferito a Modena ha vissuto le stesse sensazioni?”
“Certo… Cambiava chiaramente lo sfondo cittadino, che era più grande, più votato all’industria, e c’era già qualche infrastruttura in più. Ma era solo una questione di tempo. I campi di calcio comunali sono arrivati presto anche a Teramo…”
“Ora molti dei campi comunali sono vuoti, in città. Le statistiche ci dicono che i ragazzi hanno cambiato il loro modo di fare sport. Adesso anziché scendere sotto casa a giocare, i genitori preferiscono delle strutture dedicate come le scuole calcio…”
“C’è però una cosa che i genitori non considerano, Marco: la quantità di tempo che si dedica a uno sport. È vero, noi all’epoca non avevamo nulla ma passavamo il triplo delle ore a giocare. Adesso il tempo è misurato con il righello: un’ora fai sport, un’ora fai danza, un’ora studi… I bambini di oggi hanno dunque un modo di concepire il tempo totalmente diverso”
“Nessuno ha più il tempo… Eppure passiamo più di tre ore al giorno con gli smartphone… E così anche i bambini.”
“Adesso se un bambino fa troppo chiasso viene subito lobotomizzato con un video su youtube. Tieni, guardati questo e fammi mangiare in santa pace. Alla mia epoca, questo non era possibile. E allora l’unica soluzione, per i genitori, era lasciarci liberi e farci sfogare nei parchi, per le strade, nei locali esterni dei ristoranti, e per ore rimanevamo soli. Certo, a volte tornavamo a casa feriti, ci scappava anche qualche tragedia, ma era un modo per formarci totalmente diverso”.
“Si giocava a calcio per strada, si cresceva per strada…”
“Si… Ed io credo che anche questo sia alla base delle grandi sconfitte sportive maturate negli ultimi anni. È vero, abbiamo vinto gli Europei, Jacobs ha fatto un miracolo sportivo… Ma i talenti alla Baggio, Pirlo, quei talenti lì non stanno più crescendo…”
“Come sta Teramo secondo Lei, Tino?”
“Io ho il termine di paragone con Modena, che è una provincia con uno standard davvero elevato. Credo che ci siano tanti tentativi per portare la città in un contesto più turistico e vivace. Tuttavia Teramo è una città che ha perso molta centralità. Non esiste più un autobus diretto in grado di portarti a Roma. Se vuoi raggiungere Modena, e dunque Milano, devi per forza scendere al lido nella speranza di beccare qualche coincidenza con i treni. I trasporti hanno clamorosamente isolato la città, e questo non aiuta lo scambio culturale ed il turismo stesso. So che vogliono fare un nuovo ospedale fuori la città. Legittimo, per carità, ma non si accorgono che in questo modo Teramo perde un altro tassello importante.
Sicuramente la politica locale può dialogare di più con quella nazionale per queste questioni. Ma io sono solo un custode…”
“Un custode?”
“Del tempo che passa, si… Un custode di certe testimonianze che non si trovano sui libri di storia. Magari su qualche fotografia in qualche casa. C’è poi un’altra cosa che è cambiata radicalmente.”
“Cioè?”
“Il cinema. Alla mia epoca con una manciata di lire andavi al cinema a vedere film. A volte erano dei film orribili eh… Ma eravamo sempre al cinema, noialtri. E i cinema erano sempre gremiti. Ricordo il Cinema Apollo, a due passi dal Corso. Era un luogo magico, incantato, un cinema che aveva la sua storia. Adesso il Cinema Apollo non esiste più…Qualcuno mi dice che la sala è ancora lì, in quell’edificio, sospesa nel tempo. Chissà… Magari l’hanno ristrutturato totalmente. Era un luogo incantato, quello. Ecco…”
“Cosa”
“Credo che a volte questa corsa al progresso e alla novità abbia ucciso la città di Teramo. E così anche tante altre province italiane”
“Tornando al Cinema… Alla fine non ha mai approfondito questo aspetto?”
“Oh sì! Sono stato scelto per un film con Penelope Cruz!”
“Cosa? Ma questa è una notizia!”
“Non fraintendermi. Sono solo una comparsa. Ma ho avuto modo di vedere i grandi attori di Hollywood muoversi su un set molto importante, di cui non posso dire molto”
“Com’è lavorare con Penelope Cruz?”
“Magnifico: educazione, sensibilità, talento… Ma ripeto. Sono solo una comparsa. Ma è stato bello. È stato come coronare un piccolo sogno. Nel mio piccolo, posso dire di aver lavorato a uno dei grandi film che usciranno a breve. Per chi è nato guardando film al Cinema Apollo, credimi, è un traguardo…”
“Grazie per il Suo tempo, Tino.”
“Grazie a te per questa piacevole chiacchierata. Spero che un giorno torneremo a vivere fuori dal rettangolo nero… È l’unico modo per vivere, sentire, provare qualcosa che vada aldilà. Ma io son solo un semplice pensionato”
“La correggo, Tino… Lei è il custode…”
“Già…Il custode… Del tempo…”
Marco Cassini