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I pensieri negativi che manovrano le nostre menti

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I pensieri negativi che manovrano le nostre menti

Non potrebbe essere diversamente: i pensieri negativi, soprattutto adesso per il periodo che ci sta capitando, la fanno da padrone: hanno uno spazio immenso, monopolistico, senza alcuna concorrenza! Le prime notizie “sparate” ed evidenziate in prima pagina (cartacea o web non fa differenza) sono tutte di tenore negativo: tutte che si catapultano ai danni dello smarrito lettore, non equipaggiato adeguatamente, non sempre pronto con proprie difese e quindi non in grado di filtrare tanta negatività.

Dopo ci lamentiamo perché aumenta l’ansia? Mi pare il minimo! Sarebbe come convincere la persona che ha la febbre, che è solo una sua fissazione e poi, basta rompere il termometro e la febbre non c’è più!

Stiamo facendo crescere folle sterminate di analfabeti emozionali, per cui anche le descrizioni più truculente come le persone disperse sulla Marmolada di cui, al massimo, riusciamo a recuperare solo alcuni frammenti, viene rubricato al livello di rischio “calcolato” che ci può stare, se vengono intraprese escursioni in alta montagna! 

Vogliamo parlare della strage di Bucha in Ucraina o delle bombe lanciate contro un Supermercato perché le informazioni russe segnalavano che lì c’era un presidio militare?

C’è indignazione, c’è ripulsa per questa odiosa menzogna? Neppure per idea! In fondo le persone che leggono queste “note di agenzia” arrivano alla considerazione che il popolo ucraino ha fatto male a resistere alla Russia perché non c’era un rapporto proporzionale tra le due forze e che prima si va ad una resa, poco importa se dignitosa o no, meglio è.

Sono passate delle generazioni e le pagine di storia che descrivevano il sacrificio dei nostri soldati per la difesa del “suolo patrio” non sono neppure un lontano ricordo. Come facciamo a compenetrarci negli ucraini che sono disposti ad immolare le proprie vite per la integrità territoriale e l’autodeterminazione di “popolo autonomo”? Che ne sappiamo più, noi oggi, del senso della identità e del valore dell’appartenenza?

I pensieri positivi andrebbero coltivati, ma necessitano di una forte risonanza, capace di suscitare e far riscoprire principi come l’amore, la pace, l’empatia, la solidarietà, l’altruismo…tutte qualità che innescherebbero un circuito virtuoso.

Le persone che si impegnano, che sono dedite agli altri, che si fanno carico dei meno fortunati, hanno la stessa ribalta che i giornali riservano a fatti scabrosi, ignobili o da gossip?

Assolutamente no! Mi pare una lotta impari: come se ci fosse uno scontro in cui un esercito è munito di raggi laser e scariche elettriche, mentre l’altro ha a disposizione archi e frecce.

Pur tuttavia insistere e perseverare sulla strada del positivo, vuol dire lasciare una traccia, anche se questa dovesse essere cancellata dalla polvere degli accadimenti successivi, che ripropongono delle negatività.

In fondo le persone che quelle orme sono riuscite ad imprimerle, andrebbero riattualizzate come Martin Luther King o come Don Lorenzo Milani, come Giovanni Falcone e Pietro Borsellino o sostenute per le loro battaglie come Greta Thunberg o Papa Francesco, solo per menzionarne alcuni.

Ernesto Albanello

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