Ci imbattiamo negli eroi nello studio dei miti antichi, che raccontano di imprese di uomini coraggiosi che si battono, armati di spada e scudo, per compiere azioni grandiose che li consacrano all’eternità. Da questi miti, e dalle gesta degli eroi, si possono capire i valori e gli ideali di un’intera popolazione.
Nella contemporaneità gli eroi di oggi invece si distinguono da quelli mitologici perché inseriti in un contesto differente e spesso compiono atti di pace e amore, e non di guerra, diversamente a quanto ci raccontano i miti antichi. Basta riflettere su l’ Iliade, il poema omerico, nel quale è narrata la guerra fra Achei e Troiani, e con particolare attenzione alle gesta degli eroi Achille ed Ettore. Essi incarnavano la forza e la virtù militare delle due fazioni, venivano ammirati per la loro particolare bravura e astuzia in campo bellico. Oggi gli ideali seguiti dagli “eroi” contemporanei sono tremendamente distorti rispetto all’antichità: tutto si fa, spesso, per fini economici ed encomiastici. Enea potrebbe essere la concezione ideale di eroe; egli, infatti, si manifesta profondamente diverso rispetto agli eroi che appaiono nei poemi omerici: l’eroismo di Enea trascende la vittoriosa manifestazione di una personalità straordinaria. Egli è designato dagli dei ma svolge la sua missione tra dubbi e incertezze. Egli non è un eroe trionfante, ma un uomo che obbedisce al suo profondo senso del dovere e sente potentemente la responsabilità di essere il capo e il peso di un ruolo impegnativo, la sua integrità come un dovere anzi come una virtù. L’integrità non si basa sulle nostre volizioni, sull’immagine che abbiamo noi di noi stessi o su quella degli altri: l’integrità si basa solamente sul fatto di prendere sul serio le proprie domande, saranno poi queste a condurci nella giusta direzione. È vero siamo fragili e per questo alla ricerca di trovare regole che ci guidino verso una buona azione. Per i Sofisti, la virtù può essere insegnata e si esplica in regole che permettono di vivere in società; essa non è legata al diritto di nascita ma coincide con comportamenti funzionali ai bisogni sociali; c’è una coincidenza tra virtù e osservanza della legge. Per Socrate, la virtù è unica e s’identifica con la conoscenza, l’azione malvagia è il frutto dell’ignoranza; questa posizione non lascia spazio alla volontà dell’azione etica; la conoscenza si esemplifica in una cura costante della propria anima che deve dominare il corpo, in ciò consiste il fine della vita.
Per Epicuro, la natura è il fondamento della morale, ma la natura non è un ordine necessario; l’agire è legato alle passioni e all’arbitrio e non ai comandi degli dèi o all’ordine cosmico; il movente della condotta morale è la virtù che è privazione di dolore fisico e morale. Con l’Umanesimo si incomincia a parlare esplicitamente di “formazione” delle facoltà che costituiscono l’idea esemplare di uomo. I Valori rappresentano una delle basi interiori della nostra vita ed infatti i nostri comportamenti, le nostre azioni, le relazioni che abbiamo con le persone a noi care, o con gli altri, dipendono anche e soprattutto dai nostri valori: per una persona possono essere considerati come delle convinzioni profonde e delle credenze molto forti, ovvero tutto ciò che è importante per noi. Parlare di Leggi Universali, di Principi e di Valori è diventato una attività per pochi poiché si tratta di argomenti che, nel tipo di società in cui viviamo, vengono considerati secondari.
Gli unici interessi di questi tempi sono il denaro, il potere ed il successo, l’ostentazione degli stessi e quindi la vanità…insomma, tutto ego e soprattutto per chi è avvolto in questo schema mentale è fondamentale rimanere alla superficie delle cose.
Il valore di un uomo può essere espresso in diverse maniere ed è il sistema di riferimento a fare la differenza: ovvero, se vogliamo parlare di Valori c’è bisogno che ci sia sempre qualcosa d’altro o qualcun altro, come paragone.
Per i principi invece non è così: la differenza più evidente è che i “Valori” sono negoziabili, i “Principi” no, proprio perché i “Principi”, quindi le cose che vengono prima di tutte, sono alla base di noi stessi.
I valori sono princìpi morali o etici che riteniamo positivi e importanti. Tra questi potremmo annoverare perdono, onestà, libertà, amore, amor patrio, rispetto per la vita e autocontrollo. I valori che scegliamo contribuiscono a determinare il nostro comportamento, le nostre priorità, i legami che stringiamo e la guida morale che impartiamo ai nostri figli. Nonostante la loro importanza, però, i valori morali sono in declino.
Il Foscolo e il Parini intrattengono un lungo colloquio sulla situazione politica italiana, scambiandosi, da patriottici quali sono, le proprie delusioni e sofferenze, entrambi, però, incarnano senza dubbio la figura del libero intellettuale, colui che non lascia che la propria arte venga soggiogata al potere, ma che attraverso essa esprime i propri dissensi e gli ideali che lo guidano e analizza in modo critico la società a lui contemporanea. L’avvento di Napoleone ha invogliato gli italiani ad abbandonare quello spirito eroico che nel periodo della Rivoluzione aveva trascinato gli uomini a compiere azioni valorose. Il Parini afferma che la fama degli eroi che “spetta un quarto alla loro audacia; due quarti alla sorte; e l’altro quarto ai loro delitti” e che a quei tempi sarebbero stati necessari molti delitti per sconfiggere il nemico. L’eroe è visto come una persona ben lontana dall’essere incontaminata, disposta ad infliggere grandi crudeltà pur di raggiungere il suo scopo e destinata inesorabilmente alla tirannide. È difficile costruire uno stato fondato sulle virtù ottenendolo con la forza.
Il Foscolo nel personaggio di Jacopo descrive che non è tanto l’urto contro un assetto sociale ferreo che lo respinge, quanto il senso angoscioso di una mancanza, il non avere una «patria», un tessuto sociale e politico degno di questo nome entro cui inserirsi, Un complesso di Edipo non risolto, Jacopo infatti ama tutte le ure femminili patria, Teresa, madre e odia tutte le ure maschili, Odoardo, Napoleone. Questo complesso può anche essere e per molti aspetti le vicende di Jacopo sembrano rispecchiare quelle dell’autore. Tuttavia vi è qui una prima differenza: Jacopo vuole morire nella terra dei padri, non accetta il pensiero dell’esilio che invece Foscolo sceglierà, rimanendo sempre fedele a Napoleone, ecco quindi l’amor patrio del Foscolo i principi virtù da rispettare ideali nobili per la vita ma si è spento lo spirito eroico, la capacità di compiere azioni generose, e si è diffusa l’indolenza, la passività e la corruzione Foscolo ha una concezione energica, attiva ed eroica dell’esistenza, ma sono essi i valori basilari che devono reggere la vita quotidiana, benevolenza, ospitalità e amore filiale e si intravede una società dominata dalla guerra feroce, dalla violenza e dallo spirito di sopraffazione.
Quale eredità invece questo evento, e tutti quelli che da esso si sono sviluppati e che presi insieme costituiscono la Rivoluzione Francese, rappresentano per noi, italiani ed europei, oggi? In che modo questo evento interpelli le coscienze al di là e oltre la dimensione della storia nazionale cui appartiene: questo è ciò che noi siamo portati a porci come questione.
Sono i valori nel nome dei quali la Rivoluzione Francese si è realizzata, la liberté, l’égalité e la fraternité, a chiedere di essere ancora una volta reinterpretati. Si fa troppo presto a dire che intorno a essi si è sviluppato l’orizzonte di valori della modernità. In realtà, la modernità ci ha consegnato una tensione, spesso fruttuosa, ma talvolta gravemente conflittuale, tra i primi due valori citati, con un oblio più o meno cosciente del terzo. Per dirla sin troppo facilmente: la libertà è diventata appannaggio soprattutto della cultura capitalistica, della borghesia produttiva e della libera impresa, la fraternità è stata interpretata a varie intensità e con diverse sfumature e si è ridotta a puntellare idee quali nazione, gruppo etnico, classe, comunità religiosa ed è entrata spesso in conflitto col discorso della libertà, così favorendo, paradossalmente, l’emergere di varie forme di totalitarismo.
Il significato della rivoluzione era quello della realizzazione di una società libera, eguale e fraterna, dove ogni uomo potesse essere pienamente rispettato. Quale destino questo progetto ha avuto, nell’immediato con il Terrore, e nel corso del tempo, con l’Imperialismo e il Capitalismo, è purtroppo noto. Eppure questi valori parlano ancora, nella misura in cui oggi viviamo in un tempo in cui una libertà spesso solo apparente e superficiale non riesce a mascherare le gravissime disuguaglianze che agiscono nel mondo, in un contesto di smarrimento, individualismo e oblio complessivo del significato politico dell’idea stessa di fraternità.
Maria Ragionieri