“Maestra…cos’è la guerra?”
Rispondere non è facile.
Psicologi e pedagoghi sono concordi nell’affermare che i più piccoli debbano conoscere la verità, anche per quello che riguarda le pagine più buie della nostra storia passata e purtroppo anche attuale.
La guerra spiegata ai bambini è un modo per renderli consapevoli di quanto l’umanità debba lavorare affinché nessun bambino soffra più.
Gli esperti consigliano di ascoltare le domande dei più piccoli, i loro dubbi, le loro paure, rispondendo sempre con onestà e parole semplici, magari analizzando insieme le news dell’ultim’ora per raccontare le condizioni in cui tanti bambini, vittime di guerra, sono costretti a vivere.
I conflitti sono senza dubbio una delle principali barriere al diritto all’istruzione.
Anche il reclutamento dei bambini arruolati nei gruppi armati continua ad essere un fenomeno diffuso: i bambini soldati nel mondo sono più di 250 mila, reclutati persino a scuola.
La guerra è la peggiore nemica dell’istruzione.
Ai bambini appartenenti ai paesi in cui è in corso una guerra civile, viene negato il diritto fondamentale di imparare, di andare a scuola e di giocare.
Inoltre le conseguenze delle guerre non si fermano ai territori devastati dalle violenze: si stima che circa la metà dei rifugiati sono bambini e che 3,7 milioni di questi non frequentano la scuola.
Se sono i conflitti il principale ostacolo per l’istruzione è anche vero che l’educazione è l’arma più potente contro la guerra.
Le strutture scolastiche possono garantire ai bambini misure di maggiore protezione perché sono luoghi dove i minori possono essere monitorati sia dal punto di vista della sicurezza che della protezione personale.
Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, attraverso buone pratiche educative, offre opportunità di apprendimento permanente per tutti e promuove il beneficio di formare le nuove generazioni alla cultura della pace e della cooperazione, formando cittadine e cittadini in grado di progettare e fare scelte rispettose per l’ambiente e la società.
Per cui rendiamo la scuola portavoce di un messaggio universale:
“NON È BELLO CIÒ CHE È BELLICO, MA È BELLO CIÒ CHE È PACE!”
C.T.