
Ogni anno si buttano miliardi e miliardi di euro di cibo: lo spreco alimentare è uno dei grandi problemi della società di oggi.
Un gap che si apre tra le zone del mondo dove la malnutrizione e l’assenza di cibo causano ogni anno migliaia di morti, soprattutto tra i bambini, e altre parti dove il cibo abbonda, viene valorizzato poco, e viene buttato.
La situazione, quindi, com’è facile immaginare, non è uguale in tutto il pianeta.
Se nel nord del mondo (ovvero nei cosiddetti paesi sviluppati) si produce molto di più di quel che si consuma buttando via l’eccedenza, nel sud del mondo è molto faticoso mettere insieme anche un solo pasto al giorno.
Inutile dire che lo spreco alimentare è un problema dai molteplici risvolti: è infatti una questione di etica, economica e anche ambientale.
I danni relativi allo spreco alimentare non risparmiano la ristorazione scolastica dove si registrano dati inquietanti.
La quantità di cibo che finisce nella spazzatura oscilla dal 40 al 60%.
La stima è estrapolata dalle poche ricerche condotte sul campo che evidenziano le numerose criticità ma anche un sistema troppo complesso.
Spesso l’eccessivo spreco non è da collegare al cuoco o alla qualità della materia prima, ma a tante piccole criticità che alla fine contribuiscono ad aumentare in modo esagerato il cibo che rimane nel piatto.
Per riuscire a modificare i comportamenti alimentari sbagliati dei bambini, riducendo gli sprechi, bisogna partire da alcuni concetti fondamentali, senza strumentalizzare i progetti di educazione alimentare.
Per ridurre lo spreco, bisogna cambiare filosofia, semplificare le ricette e inserire nei menù piatti preferiti dai bambini senza pensare di trasformare il pasto in un momento di educazione alimentare.
Imparare sin da piccoli a consumare tutto ciò che si compra e, soprattutto, a non acquistare più del necessario, significa diventare adulti empatici che hanno a cuore le sorti dell’umanità e dell’ambiente in generale.
Agire sulle nuove generazioni, sempre più sensibili ai temi del riciclo, della sostenibilità ambientale e del riuso, è importante per fondare le radici di una cultura antispreco e insegnare ai bambini a non sprecare il cibo.
Ma come spiegare un concetto così difficile ai bambini?
Lo si può fare, come sempre dando loro il buon esempio, attraverso attività ludico-ricreative, come il riordinare periodicamente credenza e dispensa, catalogando ad esempio le scorte di cibo, rendendo più visibili gli alimenti vicini alla data di scadenza indicata in etichetta.
Insomma si può combattere lo spreco alimentare, coinvolgendo i bambini in un consumo più consapevole del cibo. E i più piccoli avranno sicuramente molto da imparare da questi comportamenti virtuosi che poi sicuramente metteranno in pratica automaticamente quando diventeranno a loro volta adulti.
C.T.