
Se qualcuno di voi ha una palla di vetro che funzioni davvero, alzi la mano: ce n’è estremo bisogno!
Il progresso tecnologico partito con la prima rivoluzione industriale è arrivato ai giorni nostri accelerando sempre di più, tanto che ciò che stamattina sembra una novità clamorosa, magari stasera non lo sarà più! Soprattutto negli ultimi decenni l’informatica (sia hardware che software) ha stravolto completamente la nostra vita: beni e servizi che costano sempre meno, velocità di esecuzione pazzesca per la stragrande maggioranza dei processi quotidiani (con delle evidenti opportunità di miglioramento in ambiti rimasti indietro, decidete voi quali…), condivisione totale di informazioni in tempo reale, ecc.
Parallelamente, la qualità materiale della vita è molto migliorata: un indicatore inconfutabile è la speranza di vita media che, almeno fino a prima del Covid 19, era costantemente cresciuta, grazie ai progressi scientifici che risolvono (spesso in modo meno invasivo) molte più patologie di prima e ai miglioramenti dei processi lavorativi, inclusi quelli più usuranti. Anche la quantità del lavoro da fare a parità di produzione di beni o servizi è diminuita, ma si è allargato il paniere dei beni e servizi stessi, perciò continuiamo a produrre tanto e per molte più persone, perché nel frattempo la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di individui, mentre negli anni ’70 eravamo la metà (!).
Ma il progresso ci permetterà nel futuro di avere tutto ciò di cui abbiamo bisogno solo attraverso l’uso di macchine più o meno complesse e l’utilizzo, auspicabilmente parsimonioso, delle materie prime? Se sì, qual è la contropartita?
Già oggi tutta questa tecnologia e questa diminuzione di working time (anche attraverso il lavoro in remoto) ci permette di avere una sempre maggiore disponibilità di tempo per altre attività che non siano legate alla “sopravvivenza”: questo secondo me è il tema principale da affrontare, cioè come utilizzare questo tempo in più a nostra disposizione.
La mia idea è che questo tempo vada indirizzato alla nostra crescita culturale e sociale e per sviluppare il senso di appartenenza ad un macrocosmo che ingloba il nostro microcosmo individuale, ma da quest’ultimo influenzato. Un inciso, secondo me fondamentale: dobbiamo tutti prendere consapevolezza della legge dei grandi numeri e gli effetti dirompenti di un piccolo gesto quotidiano, fatto da tutti. Un esempio: nel 2019, grazie alla raccolta differenziata, è stato possibile, attraverso digestori anaerobici e termovalorizzatori, produrre in Italia energia per 2,8 milioni di famiglie (fonte: Il Sole 24 ore), ma siccome siamo solo al 43% di questo tipo di raccolta, cosa succederebbe se anche l’altro 57% fosse da noi cittadini smistato adeguatamente? Altri 3 milioni abbondanti di famiglie avrebbero energia senza l’utilizzo di combustibili fossili: vi sembra poco? A me no…
In termini generali, la cultura, in qualunque forma di sapere si presenti, allarga gli orizzonti di pensiero: coltivarne i vari ambiti ci permetterebbe di individuare meglio ciò che è davvero importante e meritevole di investimenti materiali (materie prime e tecnologie) e immateriali, primo fra tutti un bene limitato e non riproducibile: il nostro tempo terreno.
In questo ultimo biennio abbiamo vissuto delle esperienze traumatiche che mai avremmo pensato di dover fronteggiare: il Covid 19 e l’attuale guerra partita dal folle tiranno Putin. Entrambi questi eventi hanno stravolto l’economia e (il primo in particolare) la nostra vita quotidiana: e se fosse proprio questo il momento di iniziare il percorso di riflessione e consapevolezza di cui ho parlato prima?
Gerardo Altieri