Nel 2015 a San Francisco è nata Open AI, un’organizzazione no-profit di ricerca con la mission di garantire che l’intelligenza artificiale generale (AGI) porti benefici a tutta l’umanità, e qualche mese fa ha presentato ChatGPT, un’innovazione paragonabile a quella dell’iPhone, che sta suscitando un enorme interesse da parte del mondo economico e degli intellettuali, anche per i risvolti etici che presenta.
ChatGPT vuol dire letteralmente Chat Generative Pre-trained Transformer, “trasformatore pre-istruito generatore di programmi di dialogo”, ed è un prototipo di chatbot (dall’unione delle parole chat e robot) basato su intelligenza artificiale e machine learning (apprendimento automatico) altamente sviluppato da OpenAI e specializzato nella conversazione con un utente umano.
La chat GPT si presenta intuitiva e di facile uso: è in grado di generare articoli, descrizioni di prodotto o risposte ad assistenza clienti, rispondendo in tempi brevi e con risultati di ottimo livello in modo automatico, grazie ad un modello di rete neurale denominato “Trasformatore”, istruito su un enorme database di testo. Anche lo stile può essere scelto, per rendere il testo adatto ad un’occasione informale, come avviene sui social, oppure di diverso tono per un evento accademico.
Dagli esperti però sono state segnalate anche alcune criticità nelle risposte fornite, tipo scarsa originalità nei testi più complessi e imprecisioni, ma soprattutto emerge il problema dell’uso dell’Intelligenza Artificiale.
Pensate quanto sarebbe difficile per un docente scoprire se un lavoro svolto dallo studente è veramente “farina del suo sacco” o di un robot, oppure per un’azienda accorgersi di un falso reclamo, o quanto potrebbe accadere con la diffusione di fake news ben costruite fino a influenzare le scelte degli elettori!
Poi, le ripercussioni dell’introduzione di ChatGPT nel mondo del lavoro: quanti posti di lavoro si perderebbero con il suo utilizzo nella call center? Può un mezzo tecnologico dare le risposte attendibili come quelle di un operatore umano? Certamente! Ma il rapporto umano si perde e molti clienti desiderano avere risposte ad hoc, non prefabbricate in modo generico!
Ipotizziamo l’introduzione di ChatGPT a scuola: potrebbe preparare una lezione e spiegare un’opera d’arte o di letteratura con la passione viva di chi ama la materia e con le sfumature necessarie per i vari stili di apprendimento, che solo un vero insegnante sa di dover utilizzare?
Anche un articolo di giornale permette di esprimere la sensibilità di chi scrive e rende per questo il lettore coinvolto: può accadere lo stesso con un testo scritto da un’Intelligenza Artificiale?
Non voglio oppormi alle innovazioni, che certamente vanno accolte senza pregiudizi e studiate con attenzione per estrarne sempre il meglio, ma temo che si sottovaluti il rischio di lasciare andare in decadenza la creatività umana, dando risposte immediate ai bisogni umani, senza pungolare lo spirito critico, che cresce attraverso la ricerca personale e la rielaborazione scritta dei propri pensieri.
Le dipendenze dai cellulari e dai social sono una realtà: cosa può accadere con ChatGPT?
Altro ripiegamento su sé stessi? Sarebbe inquietante!
Paola Giorgi