(con l’avvento dei social networks tutti spaziano con disinvoltura dalla virologia alla geopolitica, dall’alta finanza alla transizione ecologica. In base ai risultati sportivi diventiamo commissari tecnici o leader di scuderie automobilistiche. Siamo in grado, però, di porci la domanda se quando siamo soli con noi stessi e prima di scrivere qualsiasi cosa sui nostri smartphone, crediamo davvero di essere in grado di disquisire su qualsiasi argomento? Quali effetti generano da un punto di vista sociale questo tipo di atteggiamento nei vari settori siano essi economici o sociali?)
Partirei proprio dalla domanda “siamo in grado di porci la domanda quando siamo soli con noi stessi” che implica e presuppone una competenza di avvio che chiama a raccolta la introspezione, lo scavare dentro il nostro interno per scorgere la nostra stella polare.
Al di fuori di ciò il quadro è davvero sconfortante: i social networks hanno generato, alimentato e nutrito una profonda improvvisazione ed un dilettantismo stabile e permanente di cui c’è da rimanere sgomenti.
Una volta stavo in una officina in attesa che fosse accomodata la mia auto e lo sguardo mi cadde su un foglio appiccicato al muro che riportava questa frase: “lo stolto parla sempre, l’intelligente comunica al momento opportuno, il saggio solo se interpellato”.
Ecco, immaginiamo che Facebook e gli altri social hanno illuso sterminate masse di persone che avrebbero potuto “dire la loro” sempre e comunque, costruendo così un monumentale armamentario di ovvietà, che riguardano il “sentito dire, l’effetto di quanto raccolto, frutto di luoghi comuni, l’accodarsi con le “proprie idee” a quanto espresso da determinati opinion leader e così a seguire.
Siamo nel pieno di una ubriacatura che sortisce l’effetto deleterio di “agguantare” un concetto che ci piace, appropriarcene e diffonderlo ai quattro venti, senza aver neppure avuto l’accortezza di verificare ogni aspetto a fonti credibili, attraverso la lettura di libri che fossero stati scritti da chi era padrone della materia.
Oggi, niente di tutto questo: viviamo in un’era globale delle “conoscenze” per cui tutto è appiattito fino al punto da trasmettere ai navigatori su internet, gli identificativi di due scrittori dal nome di “Carducci Giosuè” e “Carducci Gianfranco” e finire per scegliere il secondo che casomai sta persino più in alto del primo nei like ricevuti.
Ciò dimostra che questa dilagante diffusione di ignoranza (nel senso appunto di ignorare) sta davvero procurando danni incommensurabili.
Ci ricordiamo tutti delle enciclopedie: fino a venti anni fa campeggiavano nelle librerie delle famiglie culturalmente adeguate e svolgevano il compito di aiutare i bambini ed i ragazzi nelle ricerche scolastiche e non solo.
Chi andava a prendere uno di questi “grandi tomi”, era da principio consapevole di quale parola andasse alla ricerca per coglierne il significato (anche perché evitava di caricarsi il peso di un testo lontano dal termine su cui investigare).
Oggi tutto questo si è dissolto: le enciclopedie ridotte ad ottimi ricettacoli di polvere e ragnatele, di fatto rottamate e surclassate da quel “rettangolino elettronico” denominato smartphone dove tutti possono far affluire le proprie conoscenze (o ignoranze) ed abbindolare i citrulli come (per carità) informare gli avveduti.
Vorrei sommessamente invitare quanti sono dediti a studi o a ricerche su specifici ambiti o a settori disciplinari, perché si interroghino nella propria interiorità al fine di poter rispondere ai quesiti che seguono:
- Quanto conosco di un determinato argomento?
- Da quando ho manifestato interesse per questo argomento?
- So individuare gli stimoli culturali o sociali che mi hanno favorito nell’accostarmi a questo argomento?
- Fin dove voglio “spingermi” per avere padronanza di questo argomento?
- Posso ritenermi un cultore di questo argomento?
- Ho consapevolezza che a questo tema, in maniera del tutto temporanea, sono attratto?
- Voglio solo occasionalmente sapere di più su tale aspetto, perché ho scoperto che suscita un particolare interesse collettivo ed io non voglio rimanere indietro?
Se avremo “scandagliato” tutti questi filtri, ci saremo resi conto che è totalmente dispersivo accostarci ora ad un argomento ora ad un altro in maniera compulsiva, perché questo non farà altro che imprigionarci alla pagina 1 del nostro libro interno su quella materia senza mai passare alla pagina 2.
E gli smartphone, ed i social networks?
Adda’ Passa’ a nuttata…come ci ricorda sempre Eduardo De Filippo!
Ernesto Albanello