Un’occasione per cambiare il proprio destino
“Perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che siamo noi medesimo di persona vi mandano questo perché il giovanotto è studente che studia che si deve prendere la laura, che deve tenere la testa al suo posto e cioè sul collo…“. Questo celeberrimo sketch tratto da Totò, Peppino e la Malafemmina incentrato sul valore che il pezzo di carta ha avuto per la cultura italiana e non solo, anche come semplice mezzo di riscatto sociale. Come allo stesso tempo simbolo per certi versi delle professioni che hanno connotato il boom economico del secondo dopoguerra. Di come erano diventate possibili per una fascia sempre più ampia di popolazione nel nostro Paese. Che cambiava il proprio destino. Le donne che accedevano al lavoro in maniera più sistematica. Studiare per affrancarsi dal proprio destino. Studiare perché il merito trionfi e perché sia abbia tutti le stesse possibilità sulla base proprio dell’impegno messo e delle capacità.
Per questo l’istruzione è anche un punto chiave dell’Agenda 2030: l’obiettivo n.4 per un vero sviluppo sostenibile spiega come l’educazione sia un fattore di catalizzatore dello sviluppo stesso e un’arma potente per combattere l’ineguaglianza e ridurre la povertà. Come accaduto all’Italia degli Anni ’60-’70. Per questo è cruciale poi che sia di alta qualità. E che l’accesso alla stessa sia meritocratico e non discriminatorio dal punto di vista economico.
L’istruzione è una dei pilastri per ottenere società pacifiche (come lo sono stati quei decenni per l’Italia) e inclusive. Come si pone l’obiettivo n.16, ma quell’orizzonte temporale per la pace è oggi – il prima possibile e ne avremmo davvero bisogno – e non il 2030. L’istruzione intesa come diffusione di cultura è anche uno strumento anche di contrasto a tutte le forme di violenza, compresa la tortura, ma anche quella perpetrata dalla criminalità organizzata.
Sono molto importanti in tal senso anche certe professioni legate al terzo settore, alle ONG o ad attività di partenariato. Come pure le azioni più piccole che possono sostenere il processo educativo, anche sotto forma di volontariato puro. E le possiamo fare tutti. Basta il giusto suggerimento. E mi permetto di suggerire qualcosa. Si possono aiutare i più giovani studenti impegnandosi come tutor. Si può offrire sostegno, per esempio, con i compiti a casa dei più piccoli. Basti pensare alle famiglie in difficoltà economica o in cui i genitori non possiedono un livello di istruzione tale da poter seguire i propri figli. Ci si può prestare ad esempio insegnando la propria lingua madre (o un’altra che si conosce molto bene) a chi non può permettersi lezioni private. E questo vale per ogni materia e i bisogni sono tantissimi, specie con questa crisi che attanaglia molti. Basta chiedere alle scuole vicine o quelle che si è frequentato ad esempio se hanno carenze. Oppure donare i libri usati a chi magari non ha i mezzi per comprarli. Piccole azioni che segnano un cambiamento di orizzonte culturale e, magari molte teste invece di rimanere semplicemente sul collo, possono trasformarsi in mani che costruiscono sogni per chi adesso non può permetterselo.
Angela Oliva