
Meno competizione, più umanità e la Community vigila sul rispetto delle regole
Sta subendo un’impennata incredibile il social che si autodefinisce l’alternativa etica a Twitter: si tratta di Mastodon. Con l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk è scattata la corsa degli utenti verso piattaforme alternative, e la principale candidata al momento sembra essere Mastodon. E proprio su Twitter, è tra gli argomenti di più cinguettati.
Mastodon è formato da circa 3mila canali, chiamati “istanze”, ognuna con le proprie regole d’uso e argomenti vietati. Ad esempio su Mastodon.uno , che è la prima istanza generalista indirizzata ai soli utenti di lingua italiana, è vietata l’apologia di fascismo, cosi come il razzismo, il sessismo, la transfobia, il proselitismo e l’intolleranza religiosa, la diffusione intenzionale di fake news.
Il social della gentilezza si candida ad essere il luogo ideale per migliaia di persone deluse e lontane dagli altri social media. La community si indentifica nel valore del rispetto reciproco ed è la stessa community a vigilare sul rispetto delle regole necessarie per esprimere le opinioni contrarie senza generare odio. L’aspetto è quello di un microblogging in stile Twitter, ci si esprime con emoji, immagini, GIF, filmati e audio in un limite di 500 caratteri; si descrive come “la più grande rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata del mondo”. Invece di un singolo sito web, mastodon è composto da una rete di milioni di utenti in comunità indipendenti che interagiscono illimitatamente. Questo perché non si appoggia a un server centrale, bensì su una rete di “nodi” collegati, tanto da definirsi anche come “social network federato”.
I contenuti si visualizzano cronologicamente sulle timeline degli utenti, senza il “boost” di algoritmi che promuovono l’engagement, ad ogni costo. Non c’è competizione per ottenere indicizzazione dei contenuti, non si leggono thread aggressivi caratterizzati da linguaggi violenti, proprio perché non ci sono algoritmi che promuovono le interazioni. Social sì, ma molto diverso da tutti gli altri.
Ogni utente è libero di creare una istanza ovvero un proprio canale che gestisce come meglio crede. La libertà però non significa fare quello che si vuole piuttosto va interpretata come un bene condiviso, ai fini del benessere collettivo della community. Gli iscritti scelgono quali istanze seguire a seconda dei propri interessi, e la moderazione è praticamente assente, perché solitamente chi si iscrive a Mastodon, lo fa per allontanarsi dalle risse verbali e dell’engagement tossico.
Fondato nel 2016 dal tedesco Eugen Rochko, allora 24enne, Mastodon oggi conta 4,4 milioni di iscritti ed è una no-profit registrata il cui sviluppo è supportato dalle donazioni. La sua struttura tecnica a Fediverso – l’insieme dei server federati che vengono utilizzati per la pubblicazione sul web (ad es. social networking, microblogging, macroblogging o siti web) e per l’hosting di file – si basa sul protocollo ActivityPub. Non c’è un unico database centralizzato, perciò sarebbe complessissimo stabilire un meccanismo di targeting per finalità pubblicitarie.
Cristina Mignini