Potete ricordare quella volta in cui avete ricevuto un gesto di attenzione, quando l’auto che correva a forte velocità si è fermata e vi ha fatto attraversare la strada, oppure qualcuno vi ha ceduto il posto sull’autobus, oppure vi ha dato la precedenza ad un incrocio stradale? Sono gesti che fanno bene e nutrono di gentilezza. Si, abbiamo bisogno di cibo, ma soprattutto di cure, di amore, di attenzione. Ciò che cerchiamo come l’aria che respiriamo, è quella particolare qualità chiamata gentilezza: risveglia il viso delle persone tristi, ed è il gesto più semplice.
La vera finezza scevra di affettazione è un’insieme di qualità – umane – che lavorano in sinergia per arrivare ad un obiettivo elevato. Quando mettiamo insieme la lealtà, la gratitudine, la compassione, la pazienza, coltivate in profondità, possono rivoluzionare la nostra psiche, la nostra vita.
Felicità e Gentilezza.
Ancora prima del cibo, le persone ricevono il calore della solidarietà, del riconoscimento e della presenza. Ricevere gesti graziosi ci fa bene, è un grande sollievo e a volte salva la vita. Ci fa sentire che possiamo essere aiutati quando ne abbiamo bisogno. Felicità e gentilezza sono qualità indispensabili per una vita piena ed appagante: non possiamo rinunciarci, mai e per nessun motivo. Vivere ad un livello di gentilezza interiore, ci fa diventare più lucidi, tanto da liberarci delle cose inutili che appesantiscono la nostra vita.
Molte persone sono gentili senza saperlo e si comportano in un modo fine solo perché sentono giusto fare in quel modo. Molti anni fa quando abitavo in un’altra casa, non quella in cui abito ora, un mio vicino di casa aveva cura di me quando tornavo a casa stanco dopo una lunga giornata di lavoro. Aveva verso di me un gesto gentile quando mi faceva trovare la casa già riscaldata perché il termostato indicatore della temperatura era già da un po’ di tempo fuori uso, e questo mi permetteva di tornare a casa al caldo e avere ancora un po’ di forza e prepararmi qualcosa da mangiare. Un altro esempio di gentilezza ricevuta è quella di un amico che si precipitava ad aiutarmi quando avevo la macchina in panne e non riuscivo più a ripartire; portava con se l’attrezzatura necessaria per riparare l’auto, per permettermi di riprendere il viaggio quelle volte in cui, distrattamente, avevo lasciato le luci accese senza avere cura della mia automobile. Cosa spingeva queste persone, ed altre che ho incontrato nel mio cammino, ad essere gentili con me, a offrirmi gesti di cura e di comprensione? Forse ha qualcosa a che fare con l’amore? Oppure un naturale contrasto dell’egoismo? Non so spiegarmelo: so solamente che in quei momenti mi sentivo benedetto per la particolare attenzione ricevuta da persone intorno a me. E so che questo mi faceva bene. Perché la gentilezza fa bene sia a chi la offre e sia a chi la riceve: il vero beneficio della gentilezza, ovvero l’essere gentili, è fine a se stesso, è un vantaggio intrinseco.
Stiamo bene quando offriamo gentilezza.
Se ci poniamo attenzione, possiamo trovare delicatezza e grazia dovunque nella nostra giornata. Il nostro cammino è cosparso di gesti di gentilezza, ma spesso a causa della nostra chiusura, della nostra distanza dal mondo, possiamo fare fatica a vederla e a sentirla. Il modo in cui affrontiamo la nostra esistenza, il modo in cui siamo radicati in questa vita ci permette di sentire un’apertura verso noi stessi e verso gli altri. Oppure no.
Sentirsi ascoltati, capiti, nutriti con calore ed attenzione, ci aiuta a contrastare la fatica della vita. Ma la stessa cosa avviene anche quando siamo noi ad offrire atti di finezza anziché riceverli. È vero che quando siamo più gentili con noi stessi e con gli altri possiamo affrontare meglio la vita e in un certo senso possiamo anche essere più longevi, più in salute. L’invito è quello di accedere a quei livelli di grazia spesso difficili da raggiungere. Per guarire.
L’avventura interiore.
La psicologia descrive il modo in cui l’amore non espresso può diventare odio, così come la gioia non vissuta può diventare umor nero fino a rasentare la depressione. Se ignoriamo le nostre potenzialità non facciamo altro che allontanarci dalla fonte della vita: il nostro cuore, il nostro mondo affettivo. Perché la gentilezza ha a che fare con la nostra profondità, la nostra intimità, il nostro essere teneri, vulnerabili. A volte ci troviamo di fronte a persone che apparentemente, o intuitivamente sentiamo come gentili, come cortesi, come compassionevoli ma non hanno la forza di accedere e di contattare quella parte così profonda.
La gentilezza può diventare una meravigliosa avventura interiore che cambia in modo radicale il nostro modo di vivere la vita, di pensare, di essere. Ci fa sentire integrati con tutto ciò che ci circonda. E scoprire che “Homo homini lupus”, è solo un antico adagio, e sia l’uomo che il lupo non sono poi così cattivi.
Dott. Francesco Ruiz