Cosa è un editore “FELTRINELLI”

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Giangiacomo Feltrinelli nacque a Milano il 19 giugno 1926 in una famiglia ricca, originaria di Feltre, un comune di ventimila anime in provincia di Belluno.  Durante la sua vita, al momento della morte, nelle settimane e nei mesi successivi, ad ogni ricorrenza e ancora oggi, Giangiacomo Feltrinelli è stato – a ragione e non – definito nei modi più disparati e variopinti, da cronisti improvvisati e da studiosi illustri, dai più cari familiari e da quelli più odiati, da politici, giornalisti, colleghi, dipendenti, approfittatori e amici. Forse il personaggio che gli assomigliava di più è il conte di Montecristo. Le immense ricchezze, la passione per il mistero, il senso inebriante di onnipotenza, di essere al di sopra degli uomini comuni, di poter decidere del loro destino per far giustizia, per vendicare torti subiti, chi ha voluto specificare che Feltrinelli era un imprenditore moderno della cultura, non solo un editore. Era un uomo che non si accontentava di fare una cosa, voleva farne tante… Voleva cambiare il mondo ma il suo non era un romanticismo kitsch. Ripercorrere la vita di Feltrinelli significa ripercorrere anche una parte importante della storia d’Italia che va dalla seconda guerra mondiale ai cosiddetti “anni di piombo”, passando immancabilmente per la guerra fredda. Significa soprattutto farlo adottando la prospettiva di un personaggio che, nel bene e nel male, quell’epoca l’ha vissuta in prima persona e senza starsene da parte, cercando in tutti i modi – e riuscendoci, almeno in un campo – di ricoprire un ruolo da protagonista. Significa, in ultima istanza, provare ad andare alle origini di una figura controversa, complessa, ricchissima che troppo spesso è stata valutata in funzione della sua fine, per arrivare a giudicarla quindi povera, umanamente parlando, solo basandosi su pregiudizi o su giudizi affrettati e poco fondati.

Pertanto, qui ci si propone di fare chiarezza sull’uomo, l’attivista politico, l’editore e, in ultima istanza, il personaggio storico. Perché se è vero come è vero che «il grado di civiltà del nostro Paese, dipenderà anche, e in larga misura, da cosa, anche nel campo della letteratura di consumo, gli italiani avranno letto». Giangiacomo Feltrinelli ha avuto e continua ad avere, tramite la sua eredità culturale, un peso non indifferente in questo senso. Sarebbe impossibile, nel caso di Feltrinelli molto più che in quello di altre figure di uomini di cultura, scindere la sua vita privata da quella pubblica. Le vicende che segnarono le varie tappe dell’esistenza di quest’uomo – a partire dall’infanzia fino alla tragica morte – ne determinarono il carattere, il temperamento e, dal momento della fondazione della casa editrice, anche la scelta in fatto di libri. Seguendo l’iter della vita di Giangiacomo Feltrinelli, soffermandosi in particolare sui suoi rapporti con la politica a lui coeva, a partire da quelli con il Pci, di cui fu militante indisciplinato, in quanto animo ribelle, autonomo e spirito libero. La storia imprenditoriale della famiglia iniziò nella seconda metà dell’Ottocento, negli anni della prima esplosione edilizia e ferroviaria, quando la falegnameria Feltrinelli s’impose sulle altre e nel 1857 si trasferì a Milano, cavalcando il boom industriale che interessò la città.

Gli affari andarono bene e, poi, sempre meglio, tanto che nel 1889 vide anche la luce la Banca Feltrinelli, che ben presto s’impose a livello nazionale per aver finanziato l’attività della prima società elettrica italiana, la Edison. In pochi anni, le attività della famiglia Feltrinelli si espansero a macchia d’olio, toccando praticamente ogni fronte dell’imprenditoria, tanto che, quando Giacomo (fratello di Carlo, il padre di Giangiacomo) morì nel 1913, sui giornali uscì la notizia che se ne era andato «l’uomo più ricco di Milano».

Carlo prese, allora, le redini e nel tempo divenne presidente e consigliere dell’amministrazione di molte società, in particolare della Edison (1930-1935) e del Credito Italiano (1928-1935), del quale la Banca Unione era il maggiore azionista. 

 

Concorrono dunque alla formazione di Feltrinelli un pragmatismo aziendale che gli viene dalle origini familiari e dalle pratiche personali, una militanza politica che è insieme lotta contro le ingiustizie e gusto della libertà e dell’avventura, e una progettualità strategica maturata con spirito indipendente attraverso l’intera esperienza nel Pci a Milano

In questo clima culturale di sinistra in cui l’attivista Feltrinelli continuava a crescere, molti furono gli incontri che segnarono il suo cammino, come quello – avvenuto nella sede del Pci a Milano ˗ con Giovanni Pesce, medaglia d’oro della Resistenza. Il 24 dicembre 1951 vide la luce l’Associazione biblioteca Giangiacomo Feltrinelli, la cui sede fu scelta in via Scarlatti 26, e fu tra il 1950 e il 1952 che la struttura fu pensata e portata a compimento. Per la costituzione di questo centro di aggregazione per giovani e studenti, Feltrinelli fu aiutato – oltre che da Del Bo ˗ anche da altri personaggi, inviati direttamente dalla federazione del Pci romano: il professore di liceo Franco Della Peruta, Gastone Bollino e Franco Ferri, il quale affiancò Giangiacomo nella direzione della Biblioteca fino al 1956.  Come è facilmente intuibile da questi primi dati, per il partito l’iniziativa divenne di capitale importanza. Quelli del primo nucleo della biblioteca erano tutti giovani tra i venticinque e i trent’anni, erano tutti studiosi e avevano vissuto la Resistenza da spettatori piuttosto che da protagonisti. In loro, il desiderio di appropriarsi di quella parte di storia recente che aveva tanto segnato l’animo degli italiani era fortissimo.

Fin da subito, Feltrinelli impostò lo spirito della Biblioteca in un’ottica internazionale, facendo fruttare i moltissimi viaggi da lui compiuti in un’Europa da ricostruire: Germania, Francia, Spagna, Olanda solo alcuni dei Paesi visitati. Tra le varie iniziative ci fu anche il riassorbimento di «Movimento operaio», la rivista che era stata ideata da Gianni Bosio, pubblicata fino al 1956. Come sappiamo, la rivista vide la luce nel 1949 ad opera di questo intellettuale socialista che aveva nelle proprie intenzioni quella di “incrociare” la storia del marxismo in Italia con quella del movimento reale. 

Furono anni intensissimi, in cui i vertici del comunismo russo si accorsero dell’opera a cui il non ancora trentenne Giangiacomo stava dando vita. Tanto è vero che varie sollecitazioni provennero dai vertici Urss così da poter verificare la disponibilità di Feltrinelli a fare da mediatore con l’Istituto internazionale di storia sociale di Amsterdam. Giangiacomo si recò, dunque, di persona a Mosca nel 1954, accompagnato dalla moglie Bianca. Si barcamenò tra un colloquio e un altro, trattando la propria posizione e i possibili rapporti tra l’Istituto del marxismo-leninismo russo e la Biblioteca Feltrinelli di Milano1 Microfilm, libri, lettere, corrispondenze: furono questi e altri i materiali al centro delle trattative.

Un’altra importantissima iniziativa di cui fu protagonista Feltrinelli fu la rilevazione nel 1951 della «Colip», l’Universale Economica della Cooperativa del Libro Popolare che era nata cinque anni prima ad opera del direttore di «Milano Sera». La  «Colip», assieme alla «BUR», fu un’importante collana che portò avanti una comune idea di promozione della cultura a un prezzo ridotto. Infatti, essa era stata pensata per rispondere alla richiesta di un libro che fosse economico ma anche qualificato, che negli ambienti della sinistra si era fatta più forte parallelamente alla crescita del dibattito intorno alla cultura popolare e ai rapporti tra quest’ultima e la cultura dei ceti dirigenti. La nascita della «Colip» fu sostenuta dal Pci  e venne, infatti, distribuita dai canali di partito e di sindacato per promuovere la conoscenza del movimento operaio, alimentare la cultura democratica, dar voce alle idee e ai fermenti politici e sociali emergenti in Italia e nel mondo, di aprirsi alla novità e alla sperimentazione in campo letterario e artistico.

La «Colip» proponeva tre serie (gialla, rossa, azzurra) di letteratura, storia e filosofia, scienza, e tra i soci fondatori poteva annoverare uomini del calibro di Salvatore Quasimodo, e appunto, Giangiacomo Feltrinelli. La carta di stampa veniva riciclata da quella utilizzata per «Milano Sera» e il simbolo dell’Universale Economica divenne fin da subito un canguro che all’interno del marsupio teneva tre tascabili.  Spesso era proprio Feltrinelli a versare denaro di tasca propria per tenere in piedi la collana; Giangiacomo, dal momento in cui passò ad avere un ruolo di amministratore gestionale così importante, tentò di portare uno spirito imprenditoriale alla «Colip», ma, nonostante i molti sforzi, l’iniziativa non decollò e Feltrinelli si dimise nel 1954. Il 21 marzo 1956 la Cooperativa chiuse le pubblicazioni. A causa del fallimento di questa iniziativa in cui aveva molto creduto Feltrinelli decise di creare qualcosa di veramente suo: una casa editrice, che si ponesse come valori fondanti su tutti i possibili influssi provenienti dall’estero. La «Giangiacomo Feltrinelli Editore» nacque a luglio del 1955, dopo che il fondatore aveva rilevato l’Universale Economica del Canguro. Si delineò in questi primi mesi di attività imprenditoriale di Feltrinelli quello che sarebbe stato il suo atteggiamento nei confronti della politica a lui coeva in tutto l’arco della sua esistenza. Sebbene egli abbia sempre rivendicato valori sicuramente vicini agli ideali di sinistra, infatti, il ruolo di servo ligio ai doveri dettati dal partito non poteva che stargli stretto. Il temperamento ribelle, rivoluzionario, anticonformista, maturato già nelle mura della casa paterna, non poteva che tradursi in autonomia al livello delle scelte editoriali. Riguardo a questi primi mesi di attività della casa editrice, risulta assai interessante un’intervista del 1962 rilasciata da Feltrinelli in cui egli parlò di come fosse stato oggettivamente avvantaggiato, rispetto agli altri editori, nell’intraprendere questo tipo di attività imprenditoriale per due motivi: da una parte perché in precedenza aveva avuto molte esperienze simili  e dall’altra, ancora più importante, poiché ebbe l’intuizione di fondare la casa editrice proprio in un momento di profondo mutamento per il Paese, che cominciò nel 1955-1956. Anche contando su quel vento di cambiamento, Giangiacomo impostò la linea della Feltrinelli Editore. Il 1958 fu anche l’anno dell’uscita del secondo grande “colpo editoriale” portato a casa da FeltrinelliIl gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Anche all’uscita di questo romanzo fu un successo clamoroso divenne il primo bestseller in Italia, con 100.000 copie vendute, che valse al libro il premio Strega nel 1959. Nel 1957 Giangiacomo Feltrinelli Editore pubblica in esclusiva mondiale Il dottor Zivago di Boris Pasternak. Pubblicare questo libro, fortemente osteggiato, non significa solo promuovere un grande romanzo, ma anche e soprattutto difendere la libertà di espressione, di dissenso, di autonomia. La Biblioteca fu poi convertita in Istituto non subendo ulteriori rilevanti modifiche fino al 27 aprile 1974, quando con decreto del Presidente della Repubblica diverrà Fondazione “il giaguaro” altri non era che Giangiacomo Feltrinelli: il soprannome faceva riferimento all’espressione aggressiva che di tanto in tanto, arrivando alla casa editrice, assumeva il suo fondatore. Che abbia pronunciato effettivamente queste parole o meno, nei giorni in cui nasceva la Giangiacomo Feltrinelli Editore, poco importa: le scelte che si trovò a compiere hanno dimostrato come la sua aspirazione finale rimase comunque «cambiare il mondo con i libri, combattere le ingiustizie con i libri»; nel bene e nel male, ma soprattutto coerentemente con quelle che erano (e saranno) le sue volubili idee, spesso più incoerenti degli atteggiamenti che assunse per perseguirle. L’apice dell’azione feltrinelliana fu raggiunto con l’Avventura in Bolivia – altrove intitolata eccentricamente Le mie prigioni – che l’editore ebbe modo di documentare e rendere nota attraverso un reportage. In un mercato saturo e tendenzialmente libero, rimanere in piedi per i brand è sempre più complesso , con la presenza costante della comunicazione tra aziende e potenziali acquirenti, non basta avere le migliori caratteristiche del proprio prodotto al giusto prezzo e distribuito nel giusto modo per resistere l’infinita libertà di scelta del consumatore, aiutato anche dall’e-commerce, ha portato insistentemente marketer ed esperti di comunicazione a configurare delle filosofie che devono guardare oltre lo scopo primario del fare profitto. Così, resosi conto di vivere in un’epoca del cosiddetto marketing esperienziale, si è studiato il modo per essere più attraenti e, ironia del destino, lo si è trovato fornendo un puro e semplice bisogno primario dell’uomo che, attraverso l’attenzione all’ascolto ottiene una grande ricompensa: il piacere dell’essere coinvolto. Oggi per un marketing efficace lo strumento irrinunciabile è l’arte di comunicare raccontando storie la scienza che parla alla sfera emozionale e alla memoria, stimolando la diffusione del messaggio. Quest’arte si chiama Storytelling, ogni azienda che vuole rendersi affascinante ha bisogno di maneggiarla per far riecheggiare i propri valori e convincere i nuovi arrivati, mantenere la propria identità ma soprattutto attrarre nuovi potenziali clienti. La comunicazione del brand ha importanza perché è in grado di creare un vero e proprio circolo virtuoso che riesce ad alimentarsi da solo nel caso in cui venga fatta riportando i valori aziendali di cui l’azienda vuole farsi promotrice. Uno strutturato storytelling può dare valore alla marca andando a toccare le sue componenti come l’identità, i significati funzionali ed emozionali, le valutazioni cominciando dall’identificazione del valore della marca passando dopo alla creazione del valore, quindi la definizione ed estrazione del valore per poi terminare le ultime due fasi con la disponibilità del valore ed ingaggio del cliente e infine monitoraggio, gestione e rigenerazione del valore. Brand o marca sono termini inseriti nell’immaginario comune e spesso confusi con l’azienda nel suo complesso.  Il brand è il costrutto di valori che ruota attorno all’immaginario del cliente ideale, storicamente la creazione di questo concetto può essere fatta risalire agli antichi Greci e Romani dove i commercianti, gli artigiani in particolare, affiggevano i propri nomi fuori alle botteghe, in modo da essere ricordati. Dunque il brand è una identità che nella mente delle persone evoca un pensiero differente, il brand ha le doti per emozionare i clienti attraverso delle esperienze che possono essere percepite come memorabili. La brand identity è l’insieme di tutte quelle caratteristiche fisiche, visive, auditive e psicologiche che creano l’immagine di un’azienda e come viene conosciuta e riconosciuta dalle persone e dai propri clienti. Ad individuare il target, quali sono le persone, in quale contesto di mercato si vuole agire, e cosa rende il marchio diverso rispetto agli altri competitori.  In questo modo possiamo stabilire con precisione su quali temi fisici e psicologici dei cinque sensi su cui costruire l’identità del brand. Il sound branding è un processo necessario per progettare il suono di un brand che lo renda unico, identificabile e distinguibile. Il sound design è il processo applicativo che lo esegue, traducendo i valori del brand in suoni.  I valori della Brand Equity di Gruppo mettono in comunicazione diretta il passato e il futuro di Feltrinelli, attualizzandone il patrimonio storico ed esperienziale. Sono il punto di partenza per la sua offerta integrata e per il processo di evoluzione della marca: da produttore di cultura a ecosistema per la cittadinanza attiva, che ne intercetti i bisogni sociali e culturali. Feltrinelli è un fattore agglomerante di valori, visioni, azioni, servizi, prodotti sociali e culturali per il cittadino contemporaneo, che guarda a se stesso come parte di una collettività. L’Associazione lavora per la coesione sociale, l’educazione interculturale e la promozione dei diritti di cittadinanza e costituisce un punto di riferimento importante per singoli, enti e associazioni impegnati nell’abbattimento delle barriere culturali e dei pregiudizi.

Maria Ragionieri

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