
Il gusto del vino è una poesia imbottigliata
Il “Made in Italy” si presenta da subito come una ricerca complessa e appassionante, che ripercorre le radici sociali ed economiche della nostra terra, tutti i prodotti made in Italy, a prescindere dal settore di appartenenza, sono generalmente accomunati da un mix di elementi che ne determinano successo e riconoscibilità sul piano internazionale: eccellenza, alta specializzazione delle tecniche di produzione, contesto di sviluppo e realizzazione dei prodotti spesso di carattere locale e forte radicamento nelle specializzazioni territoriali, dall’industria culturale al turismo, dall’agroalimentare all’arte, passando per la moda e la cultura. Sono questi alcuni dei settori chiave del sistema economico italiano che contribuiscono a rafforzare nel mondo l’immagine del made in Italy. Si tratta di eccellenze intorno alle quali ruotano imprese, artigiani e giovani interessati a lanciarsi in professioni che intrecciano tradizione, innovazione e creatività.
Dopo lunghi mesi in cui la paura si è mescolata al coraggio, torniamo a celebrare la qualità e l’eccellenza produttiva italiane con occhi nuovi verso il futuro le nostre aziende sono protagoniste della ripresa, come dimostra il 6% di crescita nel 2021. Ripresa: è questa la parola chiave che più ci rappresenta in questo momento storico e ci piace più di resilienza. Ripresa che, come ci ha insegnato l’emergenza sanitaria globale, non può più prescindere da valori fondamentali quali il rispetto per l’ecosistema ambientale e sociale, la responsabilità, la creazione di valore condiviso. Deve continuare la costruzione di una narrazione nuova per il made in Italy che, facendo leva sulla tradizione, coniughi tecnologia ed innovazione sostenibile, valorizzando la nostra unicità sui mercati internazionali. La lunga e complessa crisi pandemica ha contribuito in modo decisivo a modificare molti aspetti in materia di prodotti alimentari e abitudini collettive. Il cibo ha acquisito una centralità ancora più ampia nella vita sociale. Il discorso su un sempre più ricco contributo culturale e una sempre più forte necessità di declinare le abitudini alimentari e di consumo a valori di sostenibilità e impegno stanno orientando la narrazione della cultura del cibo che oggi può realmente aprire a più utenti la sua bellezza e complessità.
L’eccellenza italiana è riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Chi visita l’Italia lo fa soprattutto perché qui trova qualità e esperienza in tutti i settori. Il marchio Made in Italy è sinonimo di perfezione nei dettagli, ricerca, raffinatezza, eleganza e stile, per questo ogni eccellenza italiana che è entrata nella rete non vanta solo il raggiungimento di obiettivi importanti a livello nazionale, ma anche internazionale. Tutte le aziende sono presenti nel mondo con i loro prodotti, la loro esperienza, la tradizione e il sapere che li contraddistingue, per questo parlare di eccellenza Made in Italy vuol dire parlare di noi, in fondo. E dietro tutte le parole ci sono i fatti, il saper fare italiano, i sensi che toccano e guardano la perfezione, i prodotti e le creazioni da amare.
Made in Italy, concetto particolarmente ricco e complesso, nel quale convergono molteplici suggestioni, con profumo di tradizione e storia legate a innovazione, creatività e audacia per raggiungere la qualità più alta, “Tutto il male dell’Italia proviene dall’anarchia, ma anche tutto il bene”, scriveva Giuseppe Prezzolini, autore dell’ingiustamente dimenticato Spaghetti dinner. Centrando in pieno quel nodo inestricabile di consuetudini e abitudini, tendenze e competenze, vocazioni e disposizioni, somiglianze e diffidenze che giace nelle profondità dell’identità nazionale. Da quel nodo discende il made in Italy che, prima ancora di essere un’economia, è un’antropologia, una struttura profonda della mentalità e del costume, un modo di essere e di sentire caratterizzato dalla compresenza di tradizione e innovazione, municipalismo e globalismo, familismo.
Il Made in Italy e l’italian lifestyle dettano le linee guida del bello e del buon vivere, sinonimi di qualità, talento ed originalità italiana. Un marchio certificato che nell’immaginario collettivo si è ampliato e arricchito, facendo convergere in sé una moltitudine di categorie, espressione di quello spirito italiano che si esporta in tutto il mondo. È l’insieme dei pregi del Belpaese. E perfino dei suoi difetti. Sanificati, emendati, ottimizzati e trasformati in virtù. E questa combinazione tra tipicità e qualità rende la nostra gastronomia particolarmente al passo con il nostro tempo. Che dell’alimentazione ha fatto una passione e un’ossessione. Oscillante tra cibomania e cibofobia. Ma anche la materia prima di una nuova idea dello sviluppo e della sicurezza, dell’ecologia e dell’economia, dell’equità, della felicità, della salute e del piacere, una miriade di eccellenze e specialità che hanno fatto della tavola tricolore un mito planetario. Apprezzato da tutti e imitato da troppi, e della nostra dieta mediterranea l’immagine stessa del mangiare di domani, buono, democratico, stagionale, conviviale.
Finalmente, dopo oltre due anni, l’Italia si può nuovamente sedere a tavola e tutti possono darsi un appuntamento, con le dovute attenzioni, per mangiare e bere nei ristoranti del proprio cuore, un’offerta culinaria di ricerca ma legata alla purezza dei sapori e ai prodotti locali, caratterizzata da cotture espresse e dall’essenzialità della tradizione i sapori della tradizione italiana e i prodotti locali e di nicchia, sinonimo di qualità ed eccellenza. Dunque, il piacere della tavola, punto di fusione tra l’eccellenza enogastronomica a livello nazionale e la tipicità tradizionale locale. Appassionati, operatori, golosi e curiosi sono tutti invitati per lasciarsi sedurre e coinvolgere dalle storie di passione, cura e dedizione perché dietro ogni cibo c’è una storia da raccontare e perché, in realtà, il made in Italy da mangiare nasce da una simbiosi secolare tra capolavori dell’arte e cattedrali del gusto, che sono prodotti di un medesimo genius loci. Dove dietro ogni sapore c’è una vicenda storica e umana, sociale e personale che viene da molto lontano.
La nostra Penisola vanta un giacimento agroalimentare ed enogastronomico di grande attrazione ed è custode di tradizioni alimentari e culturali secolari. I prodotti italiani, ed in particolare del Sud, sono capaci di evocare i tratti più emblematici della cultura rurale e quindi stimolando i cinque sensi permettono di vivere un percorso sensoriale che consente di immergersi nei profumi e nei sapori dei nostri territori, nella certezza che tali prodotti avranno un posto privilegiato in ogni dispensa. Dalle spezierie medievali, dall’orgoglio comunale, dalle botteghe rinascimentali, dal dinamismo emporiale delle repubbliche marinare, dall’orientalismo dei mercanti e degli artigiani veneziani, dagli umori e sapori greci, arabi, normanni e spagnoli del Mezzogiorno, dall’energia trasformatrice dei longobardi e da quella bonificatrice degli ordini monastici, dal raffinato estetismo dei bizantini, dalle sontuose gastronomie di palazzo e dalle talentuose cucine popolari, dai maestri delle corti. Ma anche e soprattutto dalle maestre dei cortili, le anonime regine di quei focolari, aie e barchesse, dove per secoli si è esercitata l’anonima sapienza contadina, l’umile creatività delle donne, costrette a fare le nozze con i fichi secchi trasformando la scarsità in bontà, l’indigenza in eccellenza. È questo il minimo comune denominatore culturale delle piccole patrie alimentari, di ieri e di oggi, che sono le capitali diffuse del made in Italy. Il vinitaly un appuntamento che permette alla passione per il sapore, al semplice piacere che si ha nell’assaporare il vino di un certo luogo, con quel retrogusto che ha tanto della terra da cui ha origine, è qualcosa che solo chi ha un minimo di sensibilità gustativa può comprendere appieno, giriamo l’Italia alla ricerca di quel prodotto tipico che diventa simbolo e vanto del territorio in cui è nato e che si intreccia alle tradizioni, ai costumi, al folklore e alla storia di quel luogo. È questo mormorio del tempo il vero plus dei prodotti fatti all’italiana che riflettono passato e presente di un Paese dove ogni cinquanta chilometri si cambia nazione.
Maria Ragionieri