
Quelle che in molti chiamano coincidenze sono, in realtà, dei segnali che indicano dove dirigere l’attenzione, e generalmente appaiono quando l’attenzione c’è ma va regolata, sintonizzata; è così che avviene la connessione tra realtà interiore e quella esteriore. Jung le chiamava coincidenze significative, che aprono una via tra due mondi, quello psichico e quello fisico. In realtà, secondo il noto psicologo, essi sono aspetti diversi di un unico mondo che chiama unus mundus, che non siamo in grado di percepire, almeno consciamente. Il collegamento si ha, quindi, attraverso l’inconscio che emerge grazie ai sogni, e un fatto che accade esternamente. Questi episodi, che ci lasciano addosso delle sensazioni molto forti, sono come porte di accesso ad una nuova vita. E sempre secondo Jung, i sogni e le visioni arrivano dal “sottosuolo dell’inconscio collettivo”.
Pauli, amico di Jung, era convinto che gli scienziati del suo tempo, dovessero svolgere lo stesso lavoro degli alchimisti del passato, ossia impegnarsi nella ricerca scientifica tenendo a mente uno scopo fondamentale: “redimere se stessi”, ed è per questo che persuase l’amico, nonché suo psicologo, a sviluppare le tesi sulla numinosità della sincronicità.
Il paragone tra alchimia e sincronicità, suggerito da Pauli mi è piaciuto molto; la trasformazione della pietra filosofale, dunque, da vita nuova a qualcosa che già è, dentro, dentro di noi, dentro il tutto.
Con le coincidenze significative, siamo dinnanzi a situazioni che ci conducono ad un riordinamento interiore, che generalmente avviene quando se ne ha più bisogno e soprattutto quando siamo predisposti, come quando un frutto maturo cade dall’albero. Proprio quando siamo pronti, il nostro bisogno interiore si serve del sogno e, chiamando all’appello quei fatti esterni che coincidono in qualche modo con le immagini del sogno, veniamo catturati e stravolti, fatti prigionieri di qualcosa che è più grande di noi. Queste coincidenze dirigono la nostra attenzione sulla giusta via. A quel punto, dobbiamo tenere alta l’attenzione per scorgere nuovi segnali, a cui ne seguiranno degli altri, come frecce luminose, come fuochi fatui.
L’azione del pensare modifica il pensatore e di conseguenza la sua vita, il suo destino. Il pensiero è mercurio, abile nelle trasformazioni, è alchimia, scienza, magia, poesia, è vita, morte, mistero, è creazione. Il pensiero crea e distrugge. Il pensiero può essere positivo o negativo ma, spesso, è influenzato da una dieta sbilanciata, e per dieta intendo lo stile di vita. Allora dobbiamo nutrirci quasi esclusivamente di positività, come se fosse un multivitaminico, o proteine, mattoncini di proteine per riparare e mantenere la nostra muscolatura, affinché sia adeguata al passo che vogliamo dare al nostro percorso. Non sempre, tuttavia, siamo in grado di nutrire in modo adeguato il nostro pensiero; pur volendo, non riusciamo. L’insuccesso dipende da molti fattori, come le persone che frequentiamo, con cui siamo costretti ad interagire, tipo la famiglia o l’ambiente lavorativo dove, talvolta, si insidiano i cosiddetti “vampiri energetici”. E ancora, dipende dai mass media che ci bombardano di tragedie poiché le tragedie, a quanto pare, riscuotono più successo delle soap opere; al posto di quest’ultime sono subentrati i reality, che sono divenuti simili alle soap per lo meno in lunghezza e che contengono oltre all’amore, anche il trash.
A proposito di amore, vi ricordate il vostro ultimo innamoramento o anche il primo? Ora raggiungete quel periodo e, cosa sentite? Innanzi tutto vi sarà comparso un lieve sorriso sulle labbra e poi un senso di beatitudine che divampa nostalgico, come la fiammata sull’ananas, l’ananas flambè.
Ecco, dovremmo cercare di sentirci sempre in quella fase, dell’innamoramento, quando tutto sembra possibile e in realtà lo è! Innamoratevi dunque, ogni giorno, di voi stessi.
Alessandra De Angelis