
Nelle aziende ora c’è il manager della felicità
Un’azienda dove si lavora felici è anche un’azienda produttiva, in cui migliora il clima e la motivazione personale e professionale. Arricchire le relazioni umane attraverso il dialogo sta diventano una componente sempre più preziosa per il benessere aziendale perché, esprimere e dare voce alle emozioni è un ottimo modo anche per organizzare il proprio ambiente interiore a vantaggio di quello esteriore.
Si dice che il dialogo è il luogo abitato dalle persone in cui parole e frasi sono come fili, invisibili ma concreti, che ci connettono gli uni agli altri. Per questo e molti altri motivi, sta acquisendo sempre più importanza il “ Chief Happiness Officer ”, o “Manager della Felicità”, una figura interna alle Risorse Umane a cui spetta il compito di monitorare ed incrementare il benessere dei dipendenti, per carpirne le esigenze e risolvere laddove possibile le criticità, migliorando i rapporti umani e lavorativi, all’interno di una squadra o, semplicemente, di un gruppo di professionisti, da cui collaborazione e buon andamento delle relazioni dipende la buona riuscita di un progetto.
Oggi le organizzazioni positive sono un fatto, esistono numeri, ricerche empiriche e una vastissima fonte di contenuti a firma di uomini e donne di scienza che hanno studiato il legame tra luoghi di relazione e lavoro, benessere individuale e organizzativo.
Ne parliamo con Annalisa Angellotti Chief Happiness Officer presso Gate-away.com, l’unico portale immobiliare italiano diretto interamente agli stranieri.
Quali sono i compiti del CHO e quali azioni può mettere in atto per promuovere la felicità nel luogo di lavoro?
Di certo sviluppare un grado di benessere aziendale più elevato. Sono molti i lavoratori che vivono il proprio lavoro con stress a causa di orari di lavoro infiniti, poca soddisfazione, compiti privi di stimoli e, di conseguenza, scarsa produttività. Il compito del CHO è realizzare un percorso che punti a rendere più sottile il confine tra lavoratore e dirigente.
Quali sono i punti di attenzione che un Chief Happiness Officer deve tenere in considerazione per garantire il successo di un progetto che riguarda la felicità al lavoro e la costruzione di un’Organizzazione Positiva?
Diffondere leggerezza nelle organizzazioni, per migliorare motivazione, la cooperazione e la creatività. Trasformare anche gli ambienti più ostili. Il gioco, per esempio, è un bisogno biologico innato purtroppo spesso accantonato nell’età adulta, quando invece occorrerebbe continuare a nutrirlo integrandolo nelle politiche di innovazione sociale.
Come è nata la decisione di introdurre IN Gate–away.com la figura dell’Happiness Manager?
Svincolarsi sempre più dall’ormai superato concetto di “luogo di lavoro asfittico”; per poter approdare a una concezione più dinamica e creativa del lavoro. Un percorso che l’azienda ha iniziato nel 2019, con la flessibilità dell’orario e l’introduzione del telelavoro quando necessario. L’introduzione di una figura CHO è stata una naturale conseguenza.
Quali sono stati i risultati fin qui ottenuti e quali quelli per il futuro?
Con l’inserimento in azienda di nuove attività/iniziative i dipendenti hanno preso consapevolezza di sentirsi davvero parte dell’azienda e pienamente coinvolti e sono ancor di più consapevoli che Gate-away.com possa ricevere dei benefici effettivi dal loro operato. Ecco alcune iniziative: “Musica in ufficio” scelta ogni giorno dal team; “La stanza delle libertà” dove ciascuno può prendersi una pausa dal lavoro nella modalità che preferisce; le “Riunioni vagabonde” fuori dall’azienda in un posto sempre diverso scelto di volta in volta; “Mi metto nei tuoi panni” per favorire collaborazioni e uno scambio di idee tra vari reparti; “Come fare progetti giocosi”, un vero e proprio incubatore di idee. L’obiettivo a cui lavoriamo per il prossimo futuro è offrire a tutti la possibilità di esprimersi e dare il proprio contributo per stimolare il team e farlo sentire realizzato e felice.
Cristina Mignini