
L’impegno dell’associazione no-profit Parole O_Stili
Nata nel 2016, l’associazione no-profit Parole O_Stili si rivolge a tutti i cittadini consapevoli del fatto che “virtuale è reale” e che l’ostilità in Rete ha conseguenze concrete, gravi e permanenti nella vita delle persone. Grazie all’impegno attivo e all’entusiasmo di circa 300 professionisti, della comunicazione d’impresa e della comunicazione politica, influencer, blogger, a cui in seguito si sono aggiunti molti insegnanti, studenti, imprenditori, professionisti, si è giunti alla realizzazione del Manifesto sottoscritto oggi da moltissime realtà.
Parole O_Stili oltre ad essere un riferimento per la comunicazione costruttiva in rete, è un progetto di educazione sociale declinato in diversi contesti: per la politica, per la pubblica amministrazione, per le aziende, per l’infanzia, per lo sport, per la scienza e per l’inclusione.
I 10 principi di stile racchiusi nel documento, sono un impegno da adempiere per rendere la rete un luogo più sicuro e consapevole per tutti a partire dal primo punto “Il virtuale è reale. Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona”. Gli haters hanno conquistato una ruolo e una popolarità che solo la cultura condivisa della buona comunicazione deve contribuire a contrastare. Le parole sono uno strumento di condivisione, un ponte per comprendere capire e avvicinarmi agli altri.
Nato dalla Rete per la Rete, il Manifesto è stato protagonista della quinta edizione del Festival della Comunicazione Non O_Stile dedicata al tema delle “scelte” quelle che ogni giorno vengono fatte, in ambito lavorativo e privato, “di testa, di pancia, di cuore”.
Tanti ospiti hanno raccontato la loro esperienza, tra questi Cristina Fogazzi volto de L’Estetista Cinica, ha chiarito il ruolo delle digital star e di come diventano intermediari della nostra vita, ma anche di quanto l’odio in rete faccia male a chiunque anche a un personaggio pubblico perché “non è che se apri un profilo Instagram ti danno la pillola dell’insensibilità. L’odio fa male a chi lo riceve. Mi sta antipatica la superficialità: trovo più utile confrontarsi sulle idee che sul colore delle mie scarpe o su come mi sta un vestito.”
La giornalista Cecilia Sala ha spiegato cosa vuol dire fare social journalism attraverso le storie del conflitto russo-ucraino e dell’Afghanistan e rispondendo al perché abbia scelto di andare quando tutti scappavano – anche se poi di fatto secondo un’analisi di INTWIG, società di Data-Intelligence per Parole O_Stili, solo il 25% dei primi 100 top influencer su Instagram presi in esame nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 21 marzo 2022, si sono esposti sul conflitto (dato equivalente su Tik Tok: 14%), condannando la guerra ed esprimendo il proprio sostegno al popolo ucraino con messaggi e azioni di solidarietà – fatta eccezione per la polemica tra i Måneskin e Chef Rubio che ha alzato i toni, rappresentando però solo l’1% sui 675 mila contenuti che parlavano di guerra.
Francesca Vecchioni, figlia d’arte e fondatrice dell’associazione no-profit Diversity Lab, ha aiutato a riflettere sul corretto uso dei linguaggi di genere per favorire una visione del mondo che consideri la molteplicità e le differenze come valori e risorse preziose per le persone e le aziende. Dati SWG 2022 rivelano che gay (+7% rispetto al 2019), donne (+4%) e migranti (dato invariato) sono i principali bersagli dell’hate speech con un lieve aumento rispetto al 2019. Crescente l’odio verso i medici (+8%) in seguito alla loro eccessiva esposizione durante il periodo pandemico.
“Ogni scelta prevede un’assunzione di responsabilità soprattutto se si è un personaggio pubblico, un influencer o un politico. La parola deriva dal latino ex-legere ovvero separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore, eleggere ciò che par meglio.” – ha detto Rosy Russo, Presidente e founder di Parole O_Stili – “Parole O_stili è la parte migliore della rete. Noi la scegliamo con la testa, un po’ con la pancia ma soprattutto con tantissimo cuore.”
Cristina Mignini