Il rinnovato desiderio del viaggio in mare

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Popolo di santi, poeti e navigatori…

Beati i nostri avi, che affrontavano i viaggi in mare, pur tra mille incognite e pericoli, con il desiderio e l’eccitazione di affrontare l’ignoto, sicuri di vivere esperienze sinora sconosciute, imbattersi in animali esotici e piante uniche, ma soprattutto di incontrare nuovi e differenti popoli.

Cos’è che oggi spinge ancora molte persone a desiderare di solcare le acque del globo? Non c’è più l’attrazione di luoghi sconosciuti per tutto il genere umano, non c’è più la novità di flora e fauna sconosciuta: perché allora il desiderio di navigare è sempre più comune nelle persone?

Partiamo da un assunto: i cantieri navali, nei quali noi italiani eccelliamo in tutti i segmenti di mercato, stanno vivendo ormai da parecchi anni un periodo piuttosto florido. Tutto ciò pur se una cieca e anacronistica lotta di classe politica ha fortemente penalizzato nel passato la navigazione da diporto italiana: molti di voi ricorderanno un inutile e stupido manifesto elettorale in cui campeggiava una barca con la scritta “anche i ricchi piangono”, fatto da un partito che non esiste più e il cui segretario dell’epoca era un radical chic dalla erre moscia che vestiva sono in cashmere…

Una delle riprove della nostra eccellenza è il fatto che una decina di anni fa, in un periodo non particolarmente florido a livello finanziario, il gruppo Ferretti è stato acquistato da investitori cinesi, che hanno visto in questa azienda un potenziale non indifferente, anche grazie al portafoglio di marchi che ne fanno parte. Di questo gruppo cito un marchio che mi ha sempre attirato: il marchio Riva. Questa azienda è nata nel 19° secolo sul lago d’Iseo (!) costruendo piccole barche da lavoro o da diporto per solcare le acque tranquille del posto: dopo una strepitosa ascesa nei vari mercati mondiali, oggi è sinonimo di yacht di altissima gamma (qualcuno dice che siano i migliori al mondo).

A questo aggiungiamo anche l’eccellenza di un gruppo come Fincantieri, il più importante gruppo navale d’Europa e protagonista mondiale indiscusso nella costruzione delle grandi navi da crociera, navi militari e navi da trasporto.

Oggi lo spirito che ha ravvivato la fiamma della navigazione è probabilmente la ricerca di sé stessi, che porta un po’ a fare un parallelismo con la scoperta dell’ignoto dei secoli scorsi: noi esseri umani abbiamo sempre più consapevolezza del nostro essere e con essa impariamo che ci sono molti aspetti di noi stessi che non conosciamo abbastanza e che necessitano di esplorazione. In pratica, socraticamente, sappiamo di non sapere fino in fondo chi siamo e la ricerca di noi stessi la compiamo con un viaggio metafisico, che però stimola anche quello fisico, ma distaccato dalla realtà quotidiana: quale ambiente ci allontana anche fisicamente dal nostro vissuto se non un viaggio in mare?

Un’altra ragione dell’accresciuto desiderio della navigazione nasce anche dal fatto che negli ultimi anni l’offerta di natanti si è ampliata parecchio, sia in alto, con la costruzione dei super yacht e dei mega yacht, ma anche verso il basso, allargando a (quasi) tutte le tasche l’offerta di mobilità sull’acqua.

Sicuramente l’edonismo di fine millennio scorso ha fatto diventare l’utilizzo di un natante come un must per essere considerati tra quelli che contano: la cinematografia ha grandemente contribuito a questo fenomeno, ma questa è un’altra storia.

Chi vi scrive è molto lontano dal prototipo del lupo di mare: esclusa qualche crociera, poche volte ho messo piede su una barca, perché il viaggio per antonomasia per me è quello fatto su un’automobile (ovviamente). Devo dire però che muoversi scivolando sull’acqua ha comunque una sua reason why, reason che sempre più persone scoprono.

D’altronde, siamo pur sempre un popolo di santi, poeti e navigatori…

Gerardo Altieri

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