Il viaggio di Pitagora alla ricerca del senso dell’esistenza
Con Diospolis. Una storia del VI sec. a.C. (Edizioni Tabula Fati), Giancarlo Giuliani porta il lettore nell’isola di Samo, là dove tutto ha inizio. Lì comincia la philosophia e lì prende vita la narrazione, sì costruita sulla base di documenti storici, ma corredata da una vivida immaginazione. Con uno stile travolgente e coinvolgente, con un ritmo dolce ma incalzante, rendendo l’antico straordinariamente moderno, Giuliani racconta storie di vita e d’amore, ma anche di ambizioni personali, di egoismi, del potere che si serve del sapere per affermarsi e dinanzi al quale è costretto, tuttavia, a capitolare. Ancora, l’Autore illustra, in qualità di narratore esterno, un percorso di crescita interiore ed esteriore tale da rendere Diospolis un Bildungsroman.
Se è vero che in esso il protagonista assoluto è Savrias, assetato di conoscenza e destinato a diventare il «mercante delle stelle», è altrettanto vero che i personaggi che gli ruotano intorno sono, in un modo o nell’altro, padroni anch’essi della scena narrativa e ognuno, prescindendo da pregi e virtù, vizi e difetti, sono il prototipo degli uomini contemporanei.
Interessante ed emozionante è il personaggio di Parthenis, la madre di Savrias. Una donna straordinaria, dolce, così bisognosa d’amore e così timorosa di perderlo, ma al contempo eccezionalmente tenace nel non porre freni, nel guardare in faccia il dolore, dal quale, malgrado i colpi violenti e reiterati, non si lascia abbattere. Una donna dal cuore grande e nobile d’animo, pronta a sacrificarsi prima per amore del padre e poi per amore del figlio, lasciandolo libero di intraprendere la «via delle stelle», perché «tu non sei nato per diventare un mercante».
Il destino di Savrias, infatti, è racchiuso in quei segreti «che gli avrebbero forse rivelato il senso dell’esistenza», per scoprire i quali «doveva impegnarsi a fondo. Il resto sarebbe venuto da sé». Il resto, cioè il futuro, è – per lui che «per primo conoscerà la musica degli astri» – l’Occidente. Ma il percorso è lungo e irto di pericoli e di ostacoli, di violenze e complotti, congiure e spargimenti di sangue. In mezzo a tanto orrore, Savrias è il buono costretto a fare i conti con i cattivi, è colui che incarna il principe Lev Nikolàevič Myškin, l’idiota dostoevskiano, alla ricerca della pulchritudo insita nel sapere in un mondo in cui chi governa non persegue la pace, ma, in nome del potere, intraprende la via opposta.
Antonietta Florio