Cooperazione: tra gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030

0
59

Agire rapidamente per rispondere alla crisi

Il 24 febbraio 2022 il mondo intero si è svegliato con una notizia che pensava, anzi sperava, di non sentire mai. La Russia ha invaso l’Ucraina, dichiarando guerra alla democrazia occidentale. Prima d’ora, la guerra, la nostra generazione nata e cresciuta nel dopoguerra mondiale, l’ha solo sfiorata. Ma oggi vediamo video di esplosioni e attacchi aerei con bombardamenti, e sentiamo bambini indifesi che piangono mentre i loro connazionali perdono la vita. Suoni da brividi che conoscevamo soltanto nei film, ma che ora sono così vicino a casa. 

Questi drammatici, sconcertanti e imprevedibili eventi, si sono presentati alla nostra porta e sembrano voler perpetuare uno dei momenti più bui della nostra esistenza e della nostra storia recente.

Emotivamente parlando, il parallelismo tra i due eventi è molto forte: la paura che ha condizionato e dominato la nostra vita negli ultimi due anni, la ritroviamo oggi nella forma di incertezza e insicurezza. Difficile riassumere i nostri stati d’animo dall’inizio della pandemia ad oggi. Il ciclo di notizie che ci bombarda di negatività da due anni a questa parte, sta infliggendo ferite profonde al nostro benessere. Certo, i nostri sentimenti da osservatori del conflitto non sono niente in confronto al dolore di coloro che vi si trovano dentro, ma ciò non significa che siano meno validi. Siamo stanchi, stressati, impauriti e abbiamo quasi del tutto perso la fiducia verso il futuro.

La stanchezza emotiva, anche conosciuta con il termine esaurimento emotivo, è uno stato in cui ci si sente emotivamente esausti e svuotati a causa dello stress accumulato dalla propria vita personale o condizionato dagli eventi che ci circondano. Come appunto la pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina. 

Le persone che soffrono di stanchezza emotiva spesso sentono di non avere alcun controllo su ciò che accade nella loro vita. 

Si sentono emotivamente svuotati, sopraffatti e affaticati. Ciò, a sua volta, può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana, sulle relazioni e sul comportamento di una persona. E che non ci sia una diagnosi ufficiale per la stanchezza emotiva, i suoi effetti sono più che reali. Le persone possono sentirsi così sopraffatte da non essere sicure su come andare avanti con la loro vita. Provano un misto di esaurimento, rabbia, disgusto, disperazione, ipervigilanza, ansia e dolore. Più questo malessere prosegue, più chi ne soffre si sente meno energico e motivato.

Non si tratta di un fulmine a ciel sereno: questi sentimenti tendono ad accumularsi in un lungo periodo di tempo, anche spesso non si notano i primi segnali di allarme. L’epoca di pace e benessere che ha contraddistinto gli ultimi decenni della storia europea, facendone – forse – l’angolo di mondo più fortunato, sembra vicina al tramonto.  E’ necessario avere   una visione molto diversa della vita e della società, ma positiva, perché questo dipende da tutti essere ottimisti e pensare che l’uomo possa veramente creare un futuro migliore, anche alla luce degli ultimi eventi. Pensare al futuro come una cosa bella e ancora da decidere, perché dopo tutto il futuro dipende da noi, dalle nostre azioni e dalle nostre scelte, e fino a quando non ci arrenderemo potremo cambiare il corso del futuro, ma solo se tutti ci impegniamo per farlo. Quando si pensava che il futuro sarà sicuramente più inquinato e più industriale e invece grazie al coinvolgimento di umanisti, artisti, giornalisti, siamo riusciti a cambiare il futuro e oggi il mondo è più pulito che trent’anni fa. Ma questo non è una cosa che fanno gli ingegneri o gli scienziati da soli. Questa è una cosa che ha bisogno di tutti (gli artisti, gli umanisti, gli altri), perché è una decisione che bisogna prendere tra l’altro, in modo collettivo, dobbiamo stare attenti che siano le macchine a servire noi e non noi a servire le macchine, quindi c’è un problema di autocoscienza, di coscienza dell’uomo che sta di fronte a questo sviluppo tecnologico, così rapido. Nella storia dell’umanità non c’è  stato mai un momento dove il cambiamento è così rapido e, dato che scienza e tecnologia la rivoluzione scientifica ha duecento anni, ma diciamo la sua curva di impatto è cresciuta esponenzialmente negli ultimi decenni tra l’altro, ramificandosi, temi diversissimi, anche perché molti di questi si intrecciano e si sovrappongono, cioè, di fatto le differenze tra nanotecnologie, biotecnologie, molto spesso questi confini vengono a mancare, questo rende difficile avere una visione complessiva, proprio perché sta diventando uno sviluppo tumultuoso in tutte le direzioni. Questo è molto preoccupante perché ovviamente, perdendo la visione d’insieme, si rischia anche di essere travolti.  La manipolazione della nostra società: questo è veramente l’aspetto più delicato, perché già oggi questo ormai …cioè che avessimo già passato il punto di non ritorno in questa fase. Tutte le persone dotate di buona volontà, di coscienza, di desiderio di apprendere sono chiamate a fare uno sforzo collettivo. In questo momento la cosa da fare è cercare di aprire le coscienze e aprire un dibattito, perché le soluzioni vanno trovate in qualche misura.

Poiché l’attuale crisi senza precedenti provocata dalla pandemia di covid continua a colpire in prevalenza i giovani, vi è accordo unanime sull’opportunità di agire rapidamente. La garanzia si rivolge ai milioni di giovani a rischio di disoccupazione che hanno difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro di oggi, senza perdere di vista le persone più difficili da coinvolgere, che da anni devono confrontarsi con molteplici ostacoli. A livello economico i giovani sono stati tra i più colpiti dalla pandemia: sono stati i primi a perdere il lavoro, faticano a trovarne uno nuovo e hanno visto crollare il loro reddito. Il 2022 è l’anno europeo della gioventù e quindi ci chiediamo: cosa si sta facendo per aiutare i giovani in difficoltà a formarsi e trovare un lavoro?

Attualmente più di tre quarti delle aziende nell’UE hanno difficoltà a trovare lavoratori con le capacità necessarie. Un nuovo slancio per lavoratori e lavoratrici giovani e meno giovani verso la ricerca di un lavoro dignitoso – tra gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 – che avverrà grazie alla cooperazione tra il Parlamento Europeo, gli Stati Membri, gli istituti di istruzione e formazione, ma anche le imprese.

Nella UE ognuno può scegliere il luogo in cui vivere. Trascorrere la pensione al sole in Spagna, studiare in Francia o godersi il mare delle isole greche, costituire un’impresa in un altro paese dell’UE: niente è impossibile. L’Europa ci garantisce la serena consapevolezza di poterci trasferire ogni volta che lo desideriamo. Ogni cittadino di uno Stato membro è contemporaneamente anche cittadino dell’Unione europea. Tutti i cittadini hanno il diritto e la libertà di scegliere in quale Stato membro lavorare, studiare o trascorrere gli anni della pensione. Tali diritti di libera circolazione dei lavoratori, libertà di stabilimento e libera prestazione dei servizi sono sanciti dai trattati europei. Ciascuno Stato membro, quanto al lavoro, alla sicurezza sociale e alle tasse, ha il dovere di trattare i cittadini dell’Unione in maniera identica ai propri cittadini.

Nel contempo, il progetto evidenzia la disponibilità da parte dell’Unione Europea a impegnarsi con i nostri alleati strategici internazionali, partner ed esperti di tutto il mondo, per cercare di analizzare, e idealmente affrontare insieme, le tendenze e le sfide comuni a livello mondiale.

Speranza, incompiuta, fragile. Incompiuta perché mancano parti di integrazione fondamentali perché possa funzionare e mantenere la promessa di maggior opportunità e diritti che è stata fatta alle nostre generazioni. Fragile, perché mai come ora c’è un grosso rischio di disgregazione, ed è ancora un’Europa troppo intergovernativa, dove l’ultima parola rimane ai governi nazionali che guardano soprattutto al proprio interesse e alle proprie opinioni pubbliche. Speranza, perché tutte le grandi sfide che ci troviamo di fronte e su cui ci giochiamo il futuro sono europee e globali, e non possono più trovare risposta entro i ristretti confini nazionali. L’Europa di oggi è molto lontana dal progetto che era stato immaginato da madri fondatrici e padri fondatori. Quella era una promessa di maggiori diritti e opportunità per le future generazioni e di progressiva integrazione che poi è mancata. Non si è mai riusciti a superare le reciproche diffidenze e il prevalere degli interessi nazionali.

In altre parole, l’invasione russa sarà spremuta oltre l’immaginabile, perché più a lungo durerà, più denaro sarà prelevato dal futuro e iniettato nell’economia assetata di debito – esattamente come fatto con l’operazione Covid-19. Se la pandemia è servita a nascondere la crisi strutturale del capitalismo spacciandola per crisi microbiologica, la “guerra di Putin” ottiene lo stesso scopo manu militari.

Maria Ragionieri

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui