Cibo sostenibile: dal mito del km 0 alla lotta agli sprechi a tavola

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Così anche abbuffarsi un po’ ci fa sentire molto meno in colpa

Il secolo che viviamo appare molto più concentrato sul futuro di quello che lo ha preceduto. Almeno nelle apparenze emergono più i temi della sostenibilità – soprattutto dei comportamenti umani – rispetto al mero benessere materiale. Siamo più green, quasi quanto in passato siamo stati ossessionati dalla cura del corpo: diete, chirurgia, mentalità usa e getta hanno lasciato il posto – complice la pandemia – al culto delle attività all’aria aperta. Forse per questo ci stiamo dedicando a temi e comportamenti ambientalisti. Ma questo cambio di paradigma che impatto ha avuto sul nostro modo di mangiare? Innegabile, basti pensare che l’ha avuto perfino sul mondo di sicuro più elitario e difficilmente permeabile della moda, che adesso fa della sostenibilità della sua catena di produzione, dell’attenzione a processi e prodotti cruelty free. Allora come mangiamo oggi?

In primis c’è attenzione diffusa anche per chi sceglie e non solo per ragioni di salute – in primis la celiachia, come le tante allergie – comportamenti alimentari vegetariani o vegani. Ormai per una condotta alimentare più salubre in molti sono passati a prediligere farine e prodotti integrali: più facilmente digeribili rispetto a quelli normali. Certo quella italiana resta la cucina più – scegliete voi l’aggettivo positivo, anzi il superlativo – del mondo. E che non rinuncia facilmente all’aspetto godereccio e conviviale che il cibo porta con sé da secoli e che da altrettanto tempo permea la nostra cultura a 360°. Ma innegabilmente anche in questo ambito, anche nella scelta di quello che mangiamo qualcosa è cambiato. Lo dimostra l’attenzione per la scelta della materia prima che cuciniamo a casa – come della ristorazione in generale – prediligendo la stagionalità e il km 0. Cioè cuciniamo a mangiamo secondo il tempo e la vicinanza dei prodotti. Imperversano le bandiere gialle e verdi della Coldiretti nelle città, il ritorno al mercato, come la riscoperta delle ricette tradizionali. Che impazzano ancora sui social, molto dopo la pandemia. Ma va detto che le condizioni climatiche ci baciano, al netto di isolate problematiche di inquinamento.

Quello che resta da migliorare è la lotta allo spreco alimentare terminati i nostri luculliani pasti: fosse biologiche piccole in giardino; destinare parte degli avanzi ai nostri pets se li gradiscono. Usare il cibo come basi per altri piatti da mangiare il giorno dopo, senza dimenticare che è sempre possibile contattare chi prepara pasti per i più bisognosi o il Banco Alimentare. E’ così anche abbuffarsi un po’ ci fa sentire molto meno in colpa. E come sempre buon appetito!

Angela Oliva

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