Utenza vs Preputenza e l’autunno caldo

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L’economia italiana è momentaneamente scampata alla recessione, ma le sue prospettive a breve restano flebili   al di là delle crisi cicliche o provocati da eventi imprevisti, che tendono a colpire simmetricamente tutti i paesi, l’economia italiana non mostra capacità di recupero.  E dopo il 2023, i tassi di crescita per l’economia italiana sono attesi “normalizzarsi” con il venir meno dell’effetto rimbalzo post-pandemia. E dire che abbiamo suonato la fanfara per accogliere il varo del PNRR, che a dire dei più stimolerà la crescita e ridurrà il gap con il resto dell’Eurozona. 

Per gli Stati Uniti si tratta certamente di un grande affare, per l’Europa di un piccolo aiuto che lascia tuttavia irrisolto il suo problema più grande, la dipendenza dal gas russo, le difficoltà di approvvigionamento per gli stati europei si presenteranno con diversi scenari e occorrerà soprattutto   essere particolarmente creativi per riuscire ad articolare tre sfide: trasporto, distribuzione e condivisione dei costi. Il rialzo del prezzo del gas naturale ha mostrato quanto sia indispensabile l’oro azzurro per il funzionamento dell’economia continentale e per la sua sicurezza.

Il punto è che la crisi energetica sta toccando tanti punti nevralgici dell’economia del Paese. La tensione sociale, già alta, rischia di essere sempre meno sotto controllo. Le famiglie in povertà energetica sono quelle che si trovano nell’impossibilità di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici: ovvero il riscaldamento, il raffrescamento, l’illuminazione, l’utilizzo di elettrodomestici. Sono le famiglie che sono costrette a scegliere se mettere assieme il pranzo con la cena o pagarsi le bollette. La conseguente crisi economica sta incrementando il numero di poveri, e gli effetti peggiori di questo mutato contesto sembrano colpire con maggiore forza i più vulnerabili le diseguaglianze legate alla dignità degli alloggi e all’accesso all’energia, enfatizzate dall’emergenza sanitaria, hanno riguardato in modo particolare gli anziani, sia per le loro condizioni di salute e sia per la loro tendenza, anche in tempi normali, a trascorrere la maggior parte del tempo in casa. L’economia sociale ha una dimensione politica? L’accostamento può sembrare temerario in un tempo in cui i sentimenti prevalenti nei confronti della politica sono negativi.  Una concezione della politica come spazio di azione civile, che nasce dall’associarsi delle persone, e non come espressione della supremazia dello Stato sulla società civile, per riprendere l’eterna contrapposizione che ha attraversato tutta la storia del pensiero politico di Chevalier. Dimensione politica, quindi, come visione di obiettivi a lungo termine, strategici, e al tempo stesso consapevolezza delle condizioni concrete che sono necessarie per ottenerli, spesso mediando tra ideale e reale. 

Carovita, spirale prezzi-salari, inflazione all’8% guerra e carestia. Le proiezioni dicono che dopo le ferie gli italiani vivranno un autunno non caldo, ma al napalm. L’autunno caldo è già in atto, anche se siamo in estate. Se l’inflazione su base annua tocca l’8% significa che il nostro potere d’acquisto è già calato del 10%. E col debito pubblico al 160%, la faccenda diventa seria. Il problema è che mettere le toppe non basta più. Il tetto del gas è come il prezzo del pane imposto nei Promessi sposi. Nel libero mercato è impossibile attuare: è l’abc dell’economia. Questo è un tema fondamentale e di estrema urgenza. Abbiamo bisogno sia di misure a breve termine, sia strutturali. Il prezzo dell’energia non è una questione nazionale. Le regole sono stabilite e decise a livello europeo e anche le soluzioni alla crisi devono essere europee. I cittadini che non possono permettersi di pagare bollette dell’energia così onerose  in questo momento  si aspettano delle soluzioni.  L’Ue e la Commissione europea non dovrebbero e non possono lasciare soli i governi in quest’iniziativa; le azioni a breve termine intraprese in questo momento dai governi nazionali devono essere accompagnate da una strategia e misure a medio/lungo termine da parte dell’Ue ed è necessario che compia una valutazione del mercato dell’energia elettrica all’ingrosso e se necessario lo riformi di modo da renderlo più resiliente alle speculazioni. Ogni volta che si surriscaldano i prezzi ci troviamo di fronte «alla più iniqua delle tasse» che riduce il potere d’acquisto e dunque colpisce i ceti più poveri che spendono in consumi la maggior parte del loro reddito. Ma attenzione, la criticità sociale dell’inflazione di natura energetica sta nel fatto che le spese per gas, luce, trasporti e alimentari sono incomprimibili: se aumentano i prezzi la famiglia a basso reddito difficilmente potrà rinunciare a scaldarsi e a mangiare e dunque sarà costretta a comprimere tutti gli altri consumi. Al contrario della famiglia abbiente che, con margini di entrate più ampi, può compensare l’impatto della stangata con il maggior reddito di cui dispone. L’inflazione produce, con l’arricchimento di pochi, la distruzione delle classi medie ed il disordine sociale, dice Einaudi, ma questo particolare tipo di inflazione, velenosa e insidiosa, rischia di produrre questi danni con maggiore velocità e profondità perché le spese energetiche, oltre a rappresentare buona parte del bilancio irrinunciabile delle famiglie, sono quelle che in questo momento mettono a segno i rincari più forti.  I sussidi che sono erogati in base alla condizione economica decrescono rapidamente al crescere della classe di spesa equivalente delle famiglie.  Per quanto riguarda il Bonus sociale luce e gas, stimiamo che la maggior parte delle famiglie beneficiarie si collochi nel primo quinto di spesa e solo una parte minoritaria nel secondo quinto.  Un livello insostenibile, che minaccia chiusure di molte aziende il forte aumento dei costi per le imprese italiane si è tradotto in una brusca compressione dei margini operativi, data la difficoltà di trasferire ai clienti i rincari delle commodity: soffrono soprattutto i settori più a valle e i settori energivori. Il prezzo dell’elettricità è più alto che in Francia e altri paesi europei, a seguito delle policy che questi hanno messo in campo. Questi rincari significano anche un marcato aumento della bolletta energetica, pagata dall’Italia ai paesi esportatori. Rincari delle materie prime e scarsità colpiscono l’industria, che è ancora in ribasso. I minori contagi aiutano i servizi, che sono in parziale miglioramento. Ci sono più occupati, l’export è debole ma regge, intanto però i tassi di interesse sono in aumento. Un impatto pesante per l’economia italiana verrebbe da un eventuale blocco all’import di gas russo. 

Sono possibili nell’immediato una serie di azioni, sia congiunturali che strutturali: intervenire sulle componenti fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas naturale, aumentando il livello di esenzione per i settori della manifattura, in particolare i comparti energivori a rischio delocalizzazione; aumentare la produzione nazionale di gas naturale e riequilibrare, sul piano geopolitico, la struttura di approvvigionamento del Paese; promuovere una riforma del mercato elettrico, al fine di disaccoppiare la valorizzazione della crescente produzione di energia rinnovabile dal costo di produzione termoelettrica a gas.

Maria Ragionieri

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