di Piergiorgio Paterlini
I diritti della comunità LGBT in Italia, sono tra i più arretrati d’Europa e, nonostante il gran parlare del tema in questione, è evidente che non si riesce facilmente ad arginare i numerosissimi episodi di omofobia dei quali sentiamo parlare davvero troppo spesso.
Piergiorgio Paterlini, per Feltrinelli, scrive Ragazzi che amano ragazzi.
Il libro racconta di adolescenti gay: il loro pensiero, le loro esperienze, il loro modo di vivere e il modo in cui il loro essere viene recepito dalla società.
In questi racconti paura, disagio, dubbi e, spesso, rabbia la fanno da padrona assieme a consapevolezza, serenità e, spesso, rassegnazione.
Uno scritto quindi che tratta temi che ben conosciamo se non fosse che, il libro in questione, è stato pubblicato nel 1991: oltre trent’anni fa. Nonostante questo, il mio primo pensiero a fine lettura è stato: «Non è cambiato molto da allora».
La chiesa, i costumi, la società sono responsabili? Sicuramente sì, ma queste istituzioni sono un insieme di persone e dunque è dal singolo che bisogna partire. Ognuno di noi è responsabile di quello che ci accade attorno, ognuno di noi, in prima persona, dovrebbe impegnarsi a fare in modo che le cose cambino. È l’unico modo che abbiamo per scoprire un giorno che – speriamolo tutti – documenti preziosi e attuali –come Ragazzi che amano ragazzi – diventino obsoleti, passati. Questo vorrebbe dire che il mondo ha raggiunto un grado di civiltà adeguato. Per ora è soltanto un’utopia.
L’attualità di questo libro è disarmante e, oltre alla tenerezza e all’amarezza che si provano leggendolo, si ravvisa sicuramente l’utilità del testo non solo per i ragazzi, gay e non, che possono leggerlo per lenire le proprie solitudini e gestire i propri dolori, ma anche, o forse soprattutto, per i genitori e per gli adulti in generale che spesso dimenticano di essere stati adolescenti, per noi lettori che ci chiediamo frequentemente cosa significhi essere adolescenti e quanto sia difficile esserlo, ma non ci chiediamo forse a sufficienza quanto sia devastante essere adolescenti gay e cosa significhi esserlo, soprattutto in tempi balordi come questi.
Ecco che Paterlini e i protagonisti di queste storie, con un linguaggio colloquiale, chiaro e confidenziale, ci insegnano cose che, a volte, sembrano ovvie ma che probabilmente non lo sono per tutti. Ci illustrano la difficoltà, in alcuni casi, di essere capiti e, addirittura, riconosciuti – al di là di schemi e categorizzazioni – come semplici esseri umani.
«Definire l’omosessualità secondo me è sbagliato, impossibile. È come definire la libertà. La libertà è la libertà. Il verde è verde. E non potrai mai spiegarlo a un cieco. Così come è difficile educare la gente a una visione più aperta della sessualità e della diversità in generale. Purtroppo non si può obbligare nessuno a capire le cose, e le persone quasi sempre capiscono solo quando fanno esperienza diretta, in particolare della sofferenza!».
Una lettura sicuramente imprescindibile.
Flora Fusarelli