Il passato storico attraverso la calzatura

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L’indumento che  entra a pieno titolo nello studio della moda recente

Il successo dell’industria della moda nel nostro paese è legato alla capacità di innovarsi, all’originalità e alla qualità dei suoi prodotti, che riescono a rispondere ai gusti e alle aspettative dei consumatori di tutto il mondo. Negli ultimi anni, lo specifico mercato della calzatura è stato caratterizzato da un processo di trasformazione, determinato sia dall’evoluzione del comportamento d’acquisto del consumatore sia da un cambiamento delle dinamiche competitive. Dunque, la moda è uno dei settori di eccellenza della produzione manifatturiera italiana. I prodotti che vengono realizzati diventano beni con i quali il cliente può vivere esperienze stimolanti. Pertanto, il consumatore finale tende ad essere più copartecipe nel processo generativo del valore. Egli infatti si trasforma e diviene un potenziale complice ed alleato delle aziende. Il custom made, ovvero la personalizzazione, diventa il miglior modo per offrire ai propri clienti quello che più desiderano, per andare incontro alle loro vere necessità e per rispettare le loro aspettative. L’Italia è di gran lunga il primo produttore di calzature nell’Unione Europea e il decimo per numero di paia nel mondo.

La moda è un importante fenomeno sociale che si è sviluppato parallelamente all’evolversi della cultura moderna. Il suo avvento ha introdotto nella società un nuovo sistema di valori che ha influenzato le strutture alla base della civiltà, condizionando le scelte individuali, i gruppi sociali e le attività economiche. Non c’è nulla di così invadente nelle società come la nascita di una nuova moda perché questa determina le scelte di consumo dei singoli, influenza le produzioni industriali e, per finire, racconta la società, definendo iconograficamente i singoli che nelle loro scelte decidono quale personalità, orientamento politico, grado di cultura, appartenenza sociale indossare. L’interesse per la moda si può far risalire al XVI secolo, con la diffusione delle prime raccolte di stampe e disegni riguardanti gli abiti di tutti i popoli allora conosciuti. È tuttavia dalla fine del XVIII, e soprattutto dal XIX secolo, che le scoperte archeologiche e il fenomeno del grand tour accendono in Europa la curiosità per l’abbigliamento e la moda dell’antichità, in particolare greco-romana, e del periodo medievale. Gli studi di moda si affermano invece nel XIX secolo, con lo sviluppo delle scienze sociali. Psicologia, sociologia e antropologia analizzano la moda nel suo insieme di valori esogeni e endogeni. Altrettanto rilevanti sono i cambiamenti intervenuti a partire dagli anni ’80 del secolo scorso. La spinta di alcuni movimenti, come il postmodernismo e il minimalismo, provoca una frammentazione e una concettualizzazione nuova all’interno del fenomeno moda. Sulle passerelle non sfilano più gli abiti creati per esprimere bellezza, eleganza e grande sartorialità, ma irrompono creazioni che sono l’esaltazione di un concetto, di un’idea, di un contesto e molto altro ancora. Per gli stessi non-esperti del settore è evidente che ciò che è pensato e proposto dalle ricerche sulle tendenze, le sfilate e gli inserti di moda nei giornali si basa su astrazioni, trovate a effetto e concetti che propongono delle situazioni astratte. Il messaggio è chiaro: non è quello che indossiamo che conta, ma piuttosto quello che vorremmo essere o rappresentare. Tutto questo ha portato gli studiosi a soffermarsi non più sull’haute couture parigina o sulle passerelle di Milano, ma ad analizzare la storia della moda come un fenomeno globale. La calzatura entra a pieno titolo nello studio della moda recente. La sua frammentazione simbolica si presta in modo particolare all’evocazione di molte identità. In ogni caso, le difficoltà che si possono incontrare nella costruzione di una storia della moda globale si ritrovano anche nello studio della storia della calzatura. Questo manufatto, del resto, solo in tempi recenti ha conquistato un’identità propria. Anziché essere nominato genericamente nella storia generale del costume o nell’analisi della storia economica dei centri produttivi più importanti, è diventato un protagonista dell’analisi di moda, al pari quasi dell’abito. Le calzature sono dei manufatti creati dall’uomo per l’uomo. Esse nascono come prodotto indispensabile nella vita quotidiana dell’essere umano perché rispondono a esigenze igienico-sanitarie o di movimento; servono per proteggersi dalle intemperie e per comodità personale. Come vestiti, cappelli e tutti i manufatti ideati per migliorare la vita dell’essere umano, le calzature sono diventate dei vettori di messaggi per l’uomo stesso, dotandolo di una serie di contenuti che riguardano il suo status sociale, i suoi gusti e il suo genere. Come ogni capo d’abbigliamento, esse possiedono un’identità propria. Il potere semiotico della scarpa  «può essere studiato nella continua costruzione e distruzione di significati reconditi che la scelta di un tipo di calzatura rivela». Fin dall’antichità l’uomo ha cercato, tramite i materiali e la tecnologia a disposizione, di migliorare esteticamente l’ambiente nel quale viveva, i propri abiti, gli oggetti personali, gli altari e i templi dedicati agli dei, la propria casa, i villaggi e, infine, le città. Ogni volta che veniva apportata una miglioria a un prodotto conosciuto, o semplicemente si inventava un nuovo manufatto con la stessa funzione di altri ma strutturato in modo diverso, questo diventava “di moda”, venendo copiato e preso a modello da tutti per un determinato periodo di tempo. Nel corso dei secoli le civiltà hanno spesso copiato usi e costumi, architetture e modelli politici, tattiche militari, e così via. Nel caso dell’abbigliamento la bellezza ha determinato l’imitazione. A essere centrale non era solo una migliore funzionalità, ma anche alcuni motivi estetici. Nella storia della moda la calzatura gode di uno status leggermente diverso rispetto all’abbigliamento e agli accessori. Le scarpe, infatti, sono indispensabili per muoversi. Questa affermazione, che può valere anche per altri oggetti usati dall’uomo, è valida per il semplice motivo che una calzatura, per essere funzionale, deve essere fornita di un minimo accorgimento tecnologico. Tralasciando i valori semantici di quello che indossiamo, per esempio, una veste utilizzata per coprirci dalle intemperie può essere confezionata facendo dei buchi su una tela ed essere in questo modo perfettamente funzionale. Guardando alla praticità di un manufatto, però, la calzatura deve essere pensata per aiutare il piede a muoversi e permettere quindi a chi la indossa di deambulare. Per questo motivo una scarpa prodotta con una suola non flessibile, o una tomaia non conforme, non è funzionale al suo scopo. Camminare scalzi risulta così di gran lunga più pratico. Nel corso dei secoli vi furono molte più popolazioni che non usavano calzature rispetto a quelle che non indossavano nulla per coprirsi. Ciò dipendeva dal fatto che in alcune latitudini del mondo, dove il clima non è troppo duro, se scarseggiavano le materie prime e la tecnologia adeguate alla produzione di scarpe, risultava più semplice deambulare scalzi. Fin dalle sue origini, quindi, la calzatura possiede delle caratteristiche che la differenziano rispetto al resto dell’abbigliamento normale. In primo luogo vi è la specializzazione tecnologica nella produzione e l’uso legato al movimento dell’uomo. Un individuo può certamente muoversi senza calzature. In alcune condizioni particolari, però, non possederne limita il movimento, mentre il possederne d’inadatte rovina e crea problemi alla deambulazione. Rispetto ai valori semantici della calzatura, nella storia dell’umanità riscontriamo spesso leggi, usi e costumi legati alla scarpa. Quest’ultima veniva quindi usata come strumento per definire una serie di circostanze sociali riferite ai ceti e ai codici di comportamento. Già nell’Antico Testamento la calzatura è usata per indicare la posizione sociale del parlante, le usanze e i miracoli che Dio compiva per il suo popolo. Per esempio nel Deuteronomio, la vedovanza femminile è regolata usando una calzatura. Infatti un uomo che rifiuta di sposare la moglie di suo fratello, può essere soggetto a un rito di umiliazione che consiste nel farsi togliere una calzatura e la sua discendenza sarà chiamata “dello scalzo”. Nel libro del profeta Isaia, invece, per evocare un periodo di pace si afferma che le calzature saranno tolte ai soldati e date alle fiamme. Nell’antica Grecia le calzature avevano come significato primario il tema del viaggio e del movimento, anche nei riti sociali come matrimoni, funerali e feste religiose. Le calzature erano considerate fondamentali per il vivere civile a tal punto che Platone nominò i calzolai come artigiani indispensabili nella città ideale.

Il distretto fermano-maceratese delle calzature si colloca tra le province di Fermo e Macerata e rappresenta la più grande concentrazione di imprese calzaturiere nel territorio italiano. Tutt’ora è la fonte principale, diretta e indiretta, di ricchezza per il territorio, fornendo opportunità lavorative per chi vi risiede e facendo rilevare per anni elevate performance economiche.

Originariamente i comuni coinvolti furono Montegranaro, Monte Urano, Monte San Giusto e Sant’Elpidio a Mare ed è proprio per questo motivo che a Sant’Elpidio a mare è nato il museo della calzatura, e i musei d’impresa fanno parte della narrazione attraverso i luoghi, che ha visto un importante sviluppo a livello nazionale dalla nascita del tema in questione poiché considerata una forma canonica per la valorizzazione del patrimonio.

Il  per la sua originalità e varietà di reperti rappresenta un patrimonio eccezionale e pressoché unico nel suo genere. Il percorso espositivo, articolato in più sezioni, illustra le trasformazioni che hanno subito le calzature nel corso dei secoli, facendo scoprire un mondo forse poco conosciuto ma ricco di sorprese. Il viaggio inizia con la sezione etnologica Calzature di ogni tempo ed in ogni luogo dove storia, geografia, moda e design si fondono per suscitare suggestioni e curiosità, dalle riproduzioni di calzari romani si arriva fino al Novecento, con esemplari di ogni epoca, fattezza e provenienza e termina con le più recenti ed ardite sperimentazioni della sezione dedicata all’Industria Calzaturiera che conserva calzature rappresentative degli ultimi decenni del XX secolo, oltre a prototipi e calzature realizzate da celebri brand secondo esclusivi studi stilistici che per il loro carattere innovativo hanno vinto numerosi premi in tutto il mondo. Imperdibile è la visita alla Bottega del Ciabattino con la fedele ricostruzione dell’antico ambiente di lavoro del calzolaio. Assai particolare e ricca di curiosità è anche la sezione dedicata alle scarpe dei Personaggi Famosi, che raccoglie calzature appartenute ad importanti personalità della sfera religiosa tra cui Papa Giovanni Paolo II, Papa Giovanni XXIII, ma anche di molti campioni dello sport tra i quali Gino Bartali, Francesco Moser, Roberto Baggio, di premi Nobel come Sir Dario Fò, e di tanti altri personaggi della politica e dello spettacolo come Giulio Andreotti, ed il celebre tenore Beniamino Gigli.   Quindi è un sito culturale per il territorio  ma anche un polo d’attrazione turistica.

Maria Ragionieri

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