Con il baskin, l’inclusione fa canestro

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Senza distinzione, l’obiettivo è centrare la parità

Nel baskin la bravura sta nel trovare l’equilibrio tra le differenze tra le giocatrici e i giocatori e renderle un punto di forza. Il baskin è una disciplina che deriva dal basket e, come suggerisce il nome, è una rivisitazione della pallacanestro in chiave inclusiva con una serie di regole che si adattano al match per consentire la partecipazione attiva di giocatori di ambo i sessi con qualsiasi tipo di disabilità (fisica e/o mentale) per un tiro in un canestro partecipando attivamente con pari dignità e importanza di ruolo e di  risultato. 

Il baskin è nato a Cremona in un contesto scolastico dalla collaborazione di genitori, professori di educazione fisica e di sostegno. Questo progetto ha visto la collaborazione, in quello che viene definito «lavoro di rete», di realtà scolastiche e di associazioni del territorio ognuna delle quali ha contribuito, con la propria specificità, al successo del baskin. Nel 2006 è nata l’Associazione Baskin onlus che costituisce il riferimento di questa attività.

Ma come è possibile rendere il baskin davvero inclusivo? Il regolamento è composto da 10 regole che scandiscono il gioco conferendogli caratteristiche incredibilmente ricche di dinamicità e imprevedibilità. Il principio è quello di mettere dei contrappesi rendendo un po’ più difficili le cose per chi è normodotato e abile, rendendole più semplici per chi ha delle disabilità fisiche o mentali per essere efficaci e produttivi per la squadra.

Le 10 regole valorizzano il contributo di ogni ragazzo e ragazza all’interno della squadra: il successo comune dipende realmente da tutti. Quest’adattamento, che personalizza la responsabilità di ogni giocatore durante la partita, permette di superare positivamente la tendenza spontanea ad un atteggiamento «assistenziale» a volte presente nelle proposte di attività fisiche per persone con disabilità. Ma come mettere in pratica questa inclusione? Suddividendo i ruoli dall’1 al 5 in base alle capacità e alla predisposizione dei singoli: ci saranno dunque i ruoli 1 e 2 (detti anche pivot) che stazioneranno nella loro area a metà campo perché non riuscirebbero a reggere il gioco “fisico” a tutto campo; c’è il ruolo 3 che, sebbene con qualche difficoltà, viene coinvolto nel gioco del movimento; fino ad arrivare ai ruoli 4 e 5 che sono, di fatto, giocatori normodotati. 

Il regolamento del baskin adatta: 1) il materiale (uso di più canestri: due normali; due laterali più bassi; possibilità di sostituzione della palla normale con una di dimensione e peso diversi); 2) lo spazio (zone protette previste per garantire il tiro nei canestri laterali); 3) le regole (ogni giocatore ha un ruolo definito dalle sue competenze motorie e ha di conseguenza un avversario diretto dello stesso livello. Questi ruoli sono numerati da 1 a 5 e hanno regole proprie); 4) le consegne (possibile assegnazione di un tutor, giocatore della squadra che può accompagnare più o meno direttamente le azioni di un compagno disabile).

Per quanto questo sport è importante per i ragazzi e le ragazze con disabilità, lo è altrettanto per i normodotati perché mette tutti nella condizione di trovare nuove capacità di comunicazione mettendo in gioco la propria creatività e instaurando relazioni affettive anche molto intense. L’inclusione nel baskin è totale, non è solo la possibilità di comprendere i ragazzi diversamente abili ma c’è l’obbligo di rappresentare entrambi i sessi. Inoltre la condivisione degli obiettivi sportivi coi ragazzi disabili permette di apprezzare le ricchezze e le capacità che la diversità porta con sé. 

Cristina Mignini

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