Argonautica: il potere del mare tra mito e ricerca

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Risorsa per antonomasia: turistica, alimentare, sportiva e via di comunicazione

Gli Argonauti sono un mitologico gruppo di una cinquantina di eroi guidati da Giasone, nell’avventuroso viaggio a bordo della nave Argo, che li condurrà nella Colchide alla ricerca del famoso vello d’oro. Viene narrato nelle Argonautiche: un poema epico in otto libri scritto nell’età dei Flavi, per capirci gli anni in cui a Roma comparve il Colosseo. E gli eroi che vanno per mare e sconfiggono i pericoli si sprecano. 

Giasone viene spedito incontro al nemico dallo zio Pelia, sperando vada incontro alla morte e non vanti pretese circa il trono che gli spetta. Passerà per  Lemno dove incontrerà le amazzoni; incontrerà l’indovino cieco Fineo, perseguitato dalle Arpie, liberandolo. Il tiranno Amico lo sconfigge grazie alla gara di pugilato con Castore e Polluce. Lo aiuta la principessa Medea, che da maga innamorata chiede aiuto a Giunone, e rubato il vello trova il modo – macabro, uccidendo il fratellino Apsirto e liberandosi del corpo pezzo per pezzo – di scappare dal re Eete. Li insegue, ma deve fermarsi per raccogliere i pezzi del figlioletto e dargli una degna sepoltura. 

Una storia come quelle epiche dell’antichità ricca di doppi significati e che vede come protagonista al pari di eroi, re, regine, dee e personaggi mitologici anche il mare.

Lo è stato nell’Odissea ostacolando Ulisse nel suo ritorno ad Itaca, come in tantissime altre opere letterarie, pittoriche o musicali. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e spaziare in ogni cultura. Lo ha sintetizzato Socrate quando ha scritto “viviamo intorno a un mare come rane intorno a uno stagno”. Quindi il mare è un elemento centrale, elemento che è fatto di acqua, ricchezza in sé e noi stessi, esseri umani siamo fatti al 70% di essa. Soprattutto lo è per noi italiani che viviamo per tre quarti circondati da esso. E invece è una grande risorsa: di sussistenza in primis, e come tale va tutelata e salvaguardata. Non a caso portare l’acqua significa migliorare la vita delle persone. Non a caso la costruzione degli acquedotti costituiva uno dei segni del potere imperiale nell’Antica Roma. Come solcare i mari ha costituito per intere civiltà il segno del potere. E noi? Italiani intendo che discendiamo direttamente dai Romani e culturalmente dai Greci, cosa è per noi il mare? Noi che per 3⁄4 siamo circondati dal mare. Per noi è una risorsa per antonomasia: turistica, alimentare, sportiva, una via di comunicazione importante, una fonte di ispirazione e tante altre cose. È una ricchezza che produce ricchezza, infinite volte in infiniti modi. E spesso si sottovaluta quanto sia anche una risorsa spirituale: le passeggiate rilassanti, la ricarica delle vacanze, il potere evocativo del mare d’inverno. E allora come recita una nota canzone: “Io vado al mare voi che fate?”

Angela Oliva

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